#Cannes68 – Maryland, di Alice Winocour

Presentata in Un certain regard l’opera seconda della cineasta francese è un thriller rarefatto, cupo e claustrofobico, molto riuscito nella seconda parte

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Vincent è un soldato appena tornato dall’Afghanistan e soffre di stress post-traumatico. Ha la presenza fisica e l’intensitá trattenuta di Matthias Schoenaerts, uno dei migliori attori francesi in circolazione. Da subito si capisce che Vincent sta male: ha disturbi all’udito, qualche allucinazione. Vorrebbe tornare subito al campo di battaglia, ma forse è vicino al congedo. Gli offrono cosí un lavoro provvisorio: fare la guardia del corpo alla moglie di un ricchissimo uomo d’affari libanese. Dovrá passare un weekend solo con la donna e il figlio, in una splendida villa che si chiama Maryland. Presto perό qualcosa si inceppa: l’uomo vede strani movimenti intorno alla casa, crede di essere pedinato e contemporaneamente comincia a essere ossessionato dalla bellezza di lei (Diane Kruger, algida e affascinante). Poi improvvisamente esplode il caos. Alcuni uomini tentano di rapire la donna e lui la salva. Ma è tutto reale? Che intrigo c’è dietro?

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La giovane Alice Winocour torna dietro la macchina da presa dopo Augustine del 2012 con un thriller psicologico che se all”inizio sembra cedere il passo a una costruzione faticosa e prevedibile, strada facendo si fa sempre piú ambiguo e rarefatto. Il suo è un noir cupo, claustrofobico. Sembra un incubo alla Polanski tutto giocato sui rapporti di forza, i vuoti, gli interni della villa che diventano prigione. Le telecamere a circuito che Vincent osserva per cercare di controllare e proteggere quella famiglia, invece di dare maggiore visibilitá immergono l’occhio nella penonbra, negli angoli bui di una storia in cui nessun personaggio sembra esente da colpe. La Winocour è brava a mantenere a fondo l’incertezza su quanto sia reale quello che sta accadendo sullo schermo, ma non cede a facili scorciatoie visionarie. Si concentra soprattutto sul volto e sul corpo di Schoenaerts, attorno al quale gli altri personaggi sembrano muoversi come fantasmi. Con improvvise accelerazioni di violenza e musica elettronica che disegnano un ritmo strano, schizofrenico, dentro un mondo offuscato, che rimane in testa.

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