#Cannes68 – The Little Prince, di Mark Osborne

Fuori concorso, il film tratto da di Antoine de Saint-Exupéry, una delle storie più amate dai lettori di ogni età e di ogni parte del mondo. Ma perde l’indimenticabile finale aperto.

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Portare sullo schermo The Little Prince di Antoine de Saint-Exupéry, una delle storie più amate dai lettori di ogni età e di ogni parte del mondo, era un affare rischioso. Perfino un gigante come Orson Welles, a suo tempo, pensò che fosse meglio accantonare l’idea. Mark Osborne, però, già regista di Kung Fu Panda, ci ha provato lo stesso e per riuscire nell’impresa ha avuto l’idea di inserire il racconto in una cornice contemporanea, per avvicinarlo ai giorni nostri.
“Il piccolo principe” irrompe nella vita di una bambina sotto forma di aeroplanino di carta. Vive in un appartamento con la madre che pianifica per lei una vita di successi in un mondo (il nostro) ordinato e geometrico, dove ogni attività viene schedulata con rigore e si fatica a fronteggiare l’imprevisto. A recapitargli l’aereoplanino, per il quale ha ripiegato un foglio che appartiene al suo diario, è un vecchio e stravagante aviatore che abita nella casa accanto. Molti anni prima era precipitato con il suo aeroplano nel deserto e lì aveva inaspettatamente incontrato un bimbetto biondo venuto da un altro pianeta con il quale aveva stretto un forte legame. Attraverso quel diario e i suoi disegni, la bambina condividerà con l’anziano amico una delle esperienze più incredibili da immaginare.

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the little prince 2Osborne vuole mantenere intatto il messaggio originale del racconto Saint-Exupéry, il suo è chiaramente un invito a non lasciarci anestetizzare dalla vita dimenticando di vivere. Ci esorta a rispettare la gioia e la spensieratezza che appartengono all’infanzia e a non scordare mai quanto possa essere doloroso un addio.
Ci mette dentro molte cose: dal racconto nel racconto, come accadeva ne La storia infinita, all’upgrade dei già moderni “uomini grigi” di Momo; dal consolidato schema dell’incontro tra il vecchietto solitario e il bambino/a che lo riporta alla vita, ai palloncini colorati di Up, qui in versione paracadute multicolor. Ricorre a due diverse tecniche di animazione: associa computer grafica a un raffinatissimo stop motion che contribuisce a mantenere in maniera decisiva l’atmosfera del racconto. Aggiunge inoltre temi molto attuali come le aspettative dei genitori sui figli, la perdita dell’innocenza, l’alienazione del presente. L’ansia di contestualizzazione, però, con la ricerca affannosa di risposte e soluzioni senza lasciare mai nulla alla fantasia e al non detto, finisce per negare le sue stesse intenzioni. Anche impedire la catarsi e l’elaborazione del dolore e della perdita sono aspetti figli dei giorni nostri, ma in questo modo si perde l’indimenticabile finale aperto de The Little Prince con cui Saint-Exupery ci ha insegnato ad accettare e a sperare.

  Beatrice Fiorentino

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