#Cannes75 – Les Amandiers. Incontro con Valeria Bruni Tedeschi

Una press conference in cui si è parlato molto del ruolo dell’attore e della sua figura nel cinema e nel teatro. Les Amandiers (No future) di Valeria Bruni Tedeschi è in competizione a Cannes 75

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Si è tenuta iggi la press conference di presentazione del nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi Les Amandiers (Forever Young). All’incontro, oltre alla regista, hanno partecipato gli attori Micha Lescot, Louis Garrel, Sofiane Bennacer e Nadia Tereszkiewicz, gli sceneggiatori Noémie Lvovsky, Agnès de Sacy e i produttori Alexandra Henochsberg e Patrick Sobelman.

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Durante l’incontro Bruni Tedeschi ha avuto modo di parlare dei registi che l’hanno ispirata, in particolare Jerry Schatzberg e Kassovitz. Da loro ha preso soprattutto spunto nel modo di dirigere gli attori e nel loro rapporto tra i personaggi e la droga. «Tra Sofiane e Nadia la droga, l’eroina in particolare, si inserisce nella coppia come una terza persona, e cosa fai con questa persona? Ci sono due modi di comportarsi con lei. Nel film di Jerry Schatzberg (Panico a Needle park) il personaggio di Al Pacino introduce la sua fidanzata alla droga… al contrario nella scena in cui Stella chiede ad Etienne se può provare lui è molto combattuto, lui vuole proteggerla, per questo litigano, è profondamente scioccato. Un’altra grande differenza tra i due film è che loro sono profondamente appassionati di teatro, mentre i personaggi di Schatzberg non lo sono».

La natura stessa del film, ambientato in una scuola di teatro e con dei giovani attori come protagonisti, ha fatto si che le domande deviassero presto su temi relativi alla recitazione, come la necessità di dover imparare a gestire diversi desideri contemporaneamente, perché nell’attore si rispecchiano le volontà del regista, del pubblico e degli altri colleghi. Su come interpretare diversi ruoli costantemente sia una professione che rischia di consumare una persona. A tal proposito è stata citata la frase del film «ll lavoro degli attori consiste nel bruciare la vita». Per Bruni Tedeschi, un interprete «brucia quando è sullo stage, brucia davanti all’obiettivo ma è un fuoco che non ti riduce in cenere». Ad aiutarla mentalmente nel gestire questo “fuoco” è stata anche la sua esperienza professionale e il salto che ha fatto da davanti a dietro la mdp. Quando aveva trentacinque anni, grazie all’amico Mimmo Calopresti che le ha dato la possibilità di scrivere ha capito che avrebbe potuto «scrivere scene grazie all’esperienza di attrice». Questo le ha permesso di aprire un nuovo orizzonte, facendole comprendere come fosse possibile raccontare una storia personale, e non più soltanto quella di altri registi: «Potevo diventare indipendente, e questo poteva aiutarmi mentalmente»

L’esperienza personale come attrice non è stata fondamentale solo per la realizzazione del film, ma anche per il processo di casting, che è stato sfruttato da lei e dalle sue collaboratrici come un’opportunità per pre-visualizzare il film, per questo hanno tentato di renderlo un’occasione per «creare la nostra scuola, il nostro gruppo di attori» in modo da osservare le dinamiche che si creano in queste situazioni.

Infine, l’ultimo tema importante toccato dall’incontro è il rapporto tra Les Amandiers e il teatro, soprattutto con il teatro di Chekov (nel film gli attori stanno lavorando per mettere in scena il suo dramma Platonov). Bruni Tedeschi definisce il suo film tragicomico perché, nonostante il dramma e la tragedia siano le direttive principali, non mancano delle scene che permettano al pubblico di ridere. «Quando scriviamo un film, io, Noemi e Agnes non vogliamo che questo sia soltanto una tragedia, deve esserci una parte comica. La risata è come ossigeno, anche nella vita non si può essere sempre seri, serve ridere, serve non prendersi troppo sul serio. Anche nei casting cercavamo di mantenere un atteggiamento leggero». Una visione del lavoro che si sposa perfettamente con la citazione dello stesso Chekov «Il ridicolo è uno stato naturale dell’uomo».

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