#Cannes76 – Monster. Incontro con Hirokazu Kore-eda e il cast

Il cineasta giapponese, alla settima presenza al Festival di Cannes, ha presentato in anteprima il suo nuovo film alla stampa. Presenti lo sceneggiatore Yuji Sakamoto e il cast.

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In occasione dell’anteprima al Festival di Cannes del suo ultimo film in concorso dal titolo Monster, Hirokazu Kore-eda ha incontrato la stampa per rispondere alle numerose domande dei presenti. Kaibutsu (Monster è il titolo internazionale) segna la settima presenza a Cannes per il regista giapponese e la prima collaborazione con lo sceneggiatore Yuji Sakamoto e il compianto compositore Ryuichi Sakamoto. Il film racconta una vicenda incentrata sulla tematica LGBTQ+ da tre punti di vista diversi, quello di una vedova, quello di suo figlio ed infine quello dell’insegnante. Oltre al regista, erano presenti all’incontro Yuji Sakamoto, Eita Nagayama, Sakura Ando, Soya Kurokawa e Hinata Hiiragi.

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Questo film è la stessa vicenda vista da tre angolazioni diverse. Vorrei porre attenzione su questo modo di raccontare la verità. Cosa ti interessa davvero e perché hai deciso di girare così questo film?

Kore-eda: Nel 2018 mi è stato proposto per la prima volta questo progetto dal produttore e lo sceneggiatore che è qui accanto a me. Già in quel momento il soggetto era suddiviso in questi tre punti di vista, ho pensato subito che la struttura poteva funzionare e ho deciso di voler partecipare al progetto.

Lei ha scelto questo soggetto ambientato tra scuola e famiglia perché ha qualche tipo di esperienza in questo senso?

Sakamoto: C’è un’esperienza personale alla base di questa scelta. Un giorno stavo guidando e mi sono fermato al semaforo dietro un camion, quando è scattato il verde il camion non si muoveva così ho iniziato a suonare il clacson. Quando poi il camion si è mosso mi sono reso conto che c’era una persona su una sedia a rotelle che stava attraversando lentamente sulle strisce ma dalla mia posizione non potevo vederlo. Mi sono vergonato molto di aver suonato ma questo mi ha fatto capire che nella vita ci sono cose che non puoi vedere e capire. Ho voluto raccontare proprio una storia del genere.

Da quello che sappiamo Sakamoto è uno sceneggiatore esperto con uno stile di scrittura molto particolare. Come avete collaborato? Avete avuto dei contrasti?

Kore-eda: Prima di lavorare insieme avevamo avuto già modo di conoscerci in diverse occasioni e avevo pensato che quando avrei girato un film non scritto da me lo avrei chiamato. Io ho un background cinematografico e lui più televisivo, ma nonostante questo penso che siamo interessati ad argomenti simili e ci interessano le stesse angolazioni, come la questione famigliare. Abbiamo molti interessi in comune quindi anche se non abbiamo lavorato spesso fianco a fianco ci siamo trovati molto bene. Non avrei potuto scrivere io stesso questa sceneggiatura e sono molto felice che l’abbia fatto il signor Sakamoto.

Dal punto di vista visivo il film è impressionante. Vorrei chiederle qualcosa riguardo ai colori del film.

Kore-eda: In questo senso lavoro da diverso tempo con il mio direttore della fotografia Ryuto Kondo. Lui aveva già un’idea molto precisa di come posizionare la camera e della fotografia. Di certo è anche grazie a lui che il film è riuscito a venire alla luce in questo modo.

Ha mai pensato che la tematica LGBTQ+ potesse non essere accolta bene in Giappone?

Kore-eda: Certo. Non ci sono molti film giapponesi su questo tema, ma la percezione del film non doveva essere apertamente in questo modo. Credo che debba essere come una lotta interna per l’individuo. La difficoltà di porre in parole l’emozione e i sentimenti. Non credo di aver fatto un film direttamente su questo tema, bensì è un film su dei ragazzi che affrontano un qualcosa di nuovo e misterioso, cosa che capita spesso nella vita reale e in questo senso ci siamo informati moltissimo.

Monster parla di rinascita ma ogni bambino sembra avere un idea diversa di rinascita. Qual è la sua personale idea di rinascita?

Kore-eda: Per questi due ragazzi c’è un desiderio di rinascere in una versione diversa di se stessi, si capisce anche quando giocano ai videogame. Loro vorrebbero rinascere in una nuova forma.Penso sia il loro modo di mettere in discussione lo stato delle cose nel nostro mondo. Per i personaggi è un concetto molto importante, anche se non ci avevo mai davvero pensato a fondo.

Questa è la prima volta che lavori con Kore-eda, hai visto i suoi film? Cosa pensi del suo lavoro?

Sakamoto: Trent’anni fa sono venuto a Cannes come appassionato. Oggi sono qui per motivi professionali grazie al signor Kore-eda. Lui ha sempre avuto tanti film selezionati qui e forse sono stato geloso di questo negli anni considerandolo su un piedistallo. Ha un grande senso di responsabilità e generosità, caratteristiche che forse a me mancano in qualche misura. Non sono sicuro che la parola giusta sia collaborazione ma con lui ho sviluppato un rapporto ottimo.

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