CARTOLINE ELETTORALI DAGLI USA / 5. PHILADELPHIA – stronger together?

La città dell’amore fraterno riconosce ancora lo spirito interconfessionale di William Penn. Lo slogan di Hillary Clinton è stronger together ma l’ideale della tolleranza è davvero così condiviso?

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Un europeo non può che sorridere davanti alla tradizione americana per cui ogni città ha una leggenda sulla sua fondazione. La nostra prospettiva millenaria lo giudica come il tentativo ingenuo di un popolo giovane di costruirsi una storia. In realtà, il racconto della prima pietra spesso è rocambolesco e serve soprattutto a rinforzare la presunzione della predestinazione. Philadelphia non fa eccezione e in questo caso la sua nascita si deve ad un debito di gioco che Carlo II aveva contratto con l’ammiraglio William Penn. Il re preferì regalare una vasta concessione oltremare al figlio del suo devoto suddito anglicano piuttosto che pagare in moneta. L’alto ufficiale accettò per evitare al suo erede le repressioni che lo avrebbero colpito per il suo eccessivo idealismo politico e religioso. Il giovane William Penn era un quacchero e decise di inventare i nomi sia della sterminata terra che gli era stata affidata, sia della città che ci avrebbe costruito sopra. Gli altri coloni si erano limitati a mettere un new davanti ai nomi delle cittadine inglesi da cui provenivano. Oppure a onorare il re e il principe che li avevano mandati ad un oceano di distanza dedicandogli una town. Oppure a lasciare le denominazioni dei nativi da cui avevano imparato la geografia dell’entroterra e le tecniche di coltivazione. La Pennsylvania omaggiava il suo nuovo proprietario ma anche la sua ammirazione per la Transylvania e il suo esemplare modello di tolleranza religiosa dell’epoca. Il nuovo governatore era differente dagli altri esuli confessionali e riteneva che il suo stato non dovesse ripetere gli errori dell’Inghilterra. La sua terra avrebbe ospitato tutte le vittime delle ritorsioni delle monarchie europee e la sua città avrebbe evocato l’amore fraterno nella lingua arcadica dei grandi classici.

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Uno dei luoghi simbolici di Philadelphia è il Reading Terminal Market e il vecchio mercato sorge a pochi passi dalla City Hall dominata dalla statua di William Penn. Il posto è molto affollato

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william-penne i suoi stand sono una tappa obbligata per chi vuole mangiare il migliore cheesesteak della città. I banchi di Spataro’s e di Carmen’s che servono questa specialità locale hanno una chiara estrazione italiana ma il visitatore nota la massiccia presenza di forni gestiti da amish. Inoltre, si può mangiare cinese e thai e ovviamente non mancano i bagel al pastrami e gli altri special dishes yiddish. Il bbq è ben rappresentato, i kebab e i felafel non possono mancare e anche i piatti greci e la cucina messicana fanno la loro parte. I phillies lo frequentano abitualmente sia per mangiare in lunghe tavolate comuni sia per fare la spesa quotidiana. Il Reading Terminal Market è un ottimo modo per capire l’eccezionalità del loro carattere rispetto al resto delle grandi vecchie città della East Coast. Philadelphia è una delle poche metropoli che dietro agli skycrapers di Market Street ancora conserva lo stile architettonico delle piccole case basse in stile inglese. Soprattutto, mantiene lo spirito originario e l’eccezionale ecumenismo che hanno condotto alla sua fondazione. Così, il lungo viale dedicato a Benjamin Franklin che conduce alla Rocky Steps e al Museum of Art è affiancato dalle bandiere di tutto il mondo.

Philadelphia vanta molte delle first thing degli Stati Uniti e ovviamente la più importante è la Declaration of Independence firmata il 4 luglio del 1776. Gli americani fanno la fila per vedere la Liberty Bell e il valore universale che viene attribuito a questo feticcio è simile a quello dei nostri reliquiari. Le tipografie della old city stamparono The Common Sense, il pamphlet di Thomas Paine che sosteneva come la lotta dei patrioti contro la monarchia gli desse il potere di riscrivere da capo la storia del mondo. I delegati delle tredici colonie impararono ad usare il motto e pluribus unum nell’edificio di mattoni rossi della State House e lo scelsero per gli stemmi ufficiali della nuova nazioneLe sue strade sono un esempio efficace dello slogan elettorale di Hillary Clinton e per la visione comunitaria della società americana. Le persone che si osservano da una panchina del parco di Rittenhouse Square sembrano essere davvero stronger together. Le televisioni e i giornali americani si chiedono quale sarà l’impatto della inaudita decisione di James Comey di interferire nelle elezioni. L’ex first lady potrebbe perdere in extremis una corsa presidenziale che sembrava ormai conclusa? L’ennesimo colpo di scena di un’elezione che tutti vorrebbero dimenticare al più presto si lascia dietro un’altra ferita indelebile. L’FBI non aveva mai trasformato un’indagine in un atto politico che Donald Trump non ha esitato a cavalcare. Il gesto resterà nella storia comunque vada a finire e diventerà un nuovo casus belli nella questione del bilanciamento dei poteri. Il principio della democrazia rappresentativa che venne dibattuto nei circoli e negli edifici istituzionali di questa città e finalmente formalizzato nella Costituzione del 1787. Prima che J. Edgar Hoover non avesse qualcosa da obbiettare in proposito…

L’impatto della scelta di James Comey di uscire allo scoperto su un’indagine secondaria e philadelphia_rockybalboasenza nemmeno sapere se Hillary Clinton vi è coinvolta o meno è oggetto di un’accesa discussione. C’è chi pensa che il suo intervento sia tardivo non solo perché milioni di americani hanno già votato ma anche perché molti di loro ragionano per appartenenza politica. Hillary Clinton ha sfruttato la retorica comunitaria di un elettorato che la voterebbe comunque perché è la rappresentante democratica. Il fatto che la sua storia politica non coincide perfettamente con gli ideali radicati del suo partito non conta più di tanto. La mentalità di cui è la testimonial appartiene ad una parte dei principi fondanti della cultura americana. Il caso di Donald Trump ha dimostrato che non è nemmeno necessario compiacere a tutti i costi i capisaldi di questa metà degli americani. Le due forze primitive degli Stati Uniti erano già dentro al Mayflower quando i puritani e la manovalanza strinsero un patto di sopravvivenza. Una nazione costruita da un compact in cui immigrati di diversa estrazione etnica e sociale condividevano le migliori competenze tecniche ed umanistiche per il bene di tutti. Allo stesso modo, l’individualismo e la leadership forte rappresentano il concetto opposto in cui la cooperazione è un ostacolo alla realizzazione della volontà personale.

L’esempio di Philadelphia diventa cruciale in un’elezione in cui l’immigrazione è diventato uno dei temi principali. Hillary Clinton si è messa dietro allo stesso stendardo della visione pacifica e platonica di William Penn ma questo potrebbe non bastare. Le due forze che muovono gli americani non erano mai state così polarizzate e antitetiche dopo aver convissuto per decenni nei limiti di un dibattito politico normale. A pochi giorni dal voto sembra come se l’esistenza dell’una dipendesse esclusivamente dall’estinzione dell’altra. L’ex segretario sostiene che queste elezioni decideranno il destino dei prossimi venti anni della società americana e questo trova d’accordo i suoi oppositori. O la trasformazione obamiana si ferma adesso oppure non ci sarà più modo di farlo dopo che si sarà cristallizzata. I costituenti credevano davvero nel nobile proposito che l’unione facesse la forza ma questo idealismo si impose definitivamente soltanto con i seicentomila morti della guerra civile. Gli Stati Uniti che credono che la nazione sia più forte nelle diversità esistono veramente e la candidata democratica ha scelto di proporsi come la loro portabandiera. Eppure, basta superare Girard Avenue per capire che l’integrazione e l’idillio non vanno oltre un certo perimetro in cui il sogno americano sembra pienamente realizzato. Ed è esattamente oltre quel confine che inizia Donald Trump e in cui gli americani diventano diversi da quelli che vorremmo che fossero.

 

 

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