Casco d’oro, di Jacques Becker

Da una storia vera, un ritratto della Belle Epoque minuzioso e una storia d’amore struggente. Viene considerato come uno dei film francesi più belli del dopoguerra. È vero. Da oggi in sala.

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La vita senza (più) gioia. Cerca di rincorrere il tempo dei sentimenti il cinema di Jacques Becker nel suo primo film in costume. Lo aveva già fatto con il creatore di moda e la ragazza del suo amico in Falbalas (1945), i due giovani sposi e le loro vicissitudini con il biglietto della lotteria in Antoine et Antoinette (1947), nei due ragazzi protagonisti di Le sedicenni (1949) e nelle ‘scene di un matrimonio’ in una sola serata tra un pianista e la moglie in Edoardo e Carolina (1951). Casco d’oro si carica però di una vena struggente – sognante e devastante insieme –  capace di catturare la seduzione già dal primo sguardo tra Simone Signoret e Serge Reggiani. C’è un modo di filmare il desiderio, le incertezza della vita di tutti i giorni, la paura, la felicità che per il cinema di Truffaut potrebbe essere stato più di un modello.  Non è un caso che il colpo di fulmine tra il cinema di Jacqes Becker e i “Cahiers du cinéma” era scattato proprio dopo Edoardo e Carolina, realizzato proprio l’anno prima di Casco d’oro. E di questo film, proprio Truffaut ha scritto: “È l’unico film che Becker, solitamente pignolo, minuzioso, maniaco, inquieto, abbia filmato d’un fiato, dritto allo scopo”.

Ispirato alla storia vera di Amélie Hélie, una prostituta vissuta nella Parigi del 19° secolo, Casco d’oro è ambientato nella metropoli francese nel 1898. Georges Manda rivede il suo vecchio amico Raymond che aveva conosciuto in carcere. Ora però ha messo la testa a posto. Ha trovato lavoro come falegname ed è fidanzato con la figlia del suo datore di lavoro. Raymond invece fa parte della banda degli Apaches, capeggiata da Leca. Della gang fa parte anche Roland, il protettore della prostituta Marie. Tra la donna, soprannominata “Casco d’oro” e Georges, c’è subito attrazione. Ma la loro felicità è destinata a durare poco e ad avere un epilogo tragico.

Casco d’oro è un ballo ininterrotto. Proprio come Il piacere di Ophuls. I protagonisti sembrano essere mossi da un carillon che non si ferma mai, come si vede in tutta la strepitosa parte iniziale con balli ininterrotti, musica che potrebbe proseguire all’infinito e sentimenti di passione e gelosia che sono sul punto di esplodere. La descrizione dell’ambiente della Belle Époque conferma che il cinema di Becker è attentissimo ai dettagli. Ma in Casco d’oro la ricostruzione passa in secondo piano rispetto la capacità di catturare tutti gli istanti di un amore fuggevole (il risveglio dei due amanti in campagna) e tragico (lo sguardo d’addio di Marie dalla finestra di una pensione), dove la dimensione pittorica del cinema di Jean Renoir incontra il noir nella messa a fuoco dell’ambiente malavitoso e nell’incastro di ricatti e inganni.

È stato definito uno dei più bei film francesi del dopoguerra. È vero. Simone Signoret si porta la luce addosso, Serge Reggiani ha una recitazione oggi ancora incredibimente moderna e Claude Dauphin è uno di quei criminali senza pietà (soprattutto quando finge di assecondare la relazione tra i due protagonisti) che entrano di diritto in una nostra ideale top 20. Al di là di una storia, per ripetere Truffaut, che scorre tutta d’un fiato, sono anche i piccoli gesti nascosti di complicità che il cinema di Becker riesce ad esaltare facendo finta di non fare niente: il gesto in cui il datore di lavoro (interpretato da Gaston Modot, il guardiacaccia di La regola del gioco) dà i soldi a Georges e il modo in cui lo saluta, anticipa idealmente quella in cui Gabin mangia delle tartine di paté con il suo socio in Grisbì.

Casco d’oro anticipa l’amore come malattia di Senso con cui condivide il presagio e lo spettro nero della perdita che diventa sempre più incombente. Ma soprattutto il finale è ancora un ritorno alla gioia, con l’amore (eterno?) dopo la morte, proprio come i melodrammi statunitensi degli anni ’30. E chissà se James Cameron ha visto l’inquadratura finale di Casco d’oro e ci si è ispirato per il suo ‘pieno di luce’ di Titanic.

 

Titolo originale: Casque d’or
Regia: Jacques Becker
Interpreti: Simone Signoret, Serge Reggiani, Claude Dauphin, Raymond Bussières, Gaston Modot, William Sabatier, Paul Barge, Loleh Bellon
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 96′
Origine: Francia, 1952

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5
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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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