Cassandra, di Benjamin Gutsche

Muovendosi tra il thriller, l’horror e lo sci-fi, la miniserie tedesca rende bene visivamente la sua protagonista, ma fallisce nell’indagare fino in fondo il rapporto uomo-macchina. Su Netflix

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In un episodio di Love, Death & Robots, ambientato in un mondo completamente automatizzato e popolato da un genere umano anziano e pigro, un robot per le pulizie troppo zelante finisce per cercare di uccidere la padrona di casa e il suo cane. Colpa di un bug, o della volontà di un software intelligente che decide di sovrastare quella umana? È una domanda alla quale, negli ultimi anni, è diventato particolarmente urgente trovare una risposta, ma che in realtà il genere fantascientifico indaga da decenni, da Isaac Asimov e le sue leggi della robotica a 2001: Odissea nello Spazio a Westworld: cosa può rendere un programma informatico pericoloso per l’essere umano? La nascita di sentimenti, di una coscienza, o basta il semplice e viscerale istinto di sopravvivenza? Anche Cassandra, miniserie tedesca Netflix di sei episodi scritta e diretta da Benjamin Gutsche, sembra rientrare in questo filone, almeno dalla premessa.

Premessa che ricorda il classico episodio di Black Mirror: in seguito a una tragedia familiare, Samira si trasferisce insieme al marito David e ai figli Juno e Fynn nella prima smart home tedesca, progettata negli anni ‘70. La casa è “abitata” da un’assistente artificiale, Cassandra, che può controllare meccanicamente ogni aspetto della casa, dagli elettrodomestici alle porte, e che trasformerà quello che doveva essere un nuovo inizio per la famiglia di Samira in un incubo. La serie sfrutta infatti la paura (propria di questi anni) nei confronti delle intelligenze artificiali, cercando di imbastire il suo impianto narrativo seguendo le dinamiche del thriller psicologico e dell’horror. La regia di Gutsche è molto attenta nel sottolineare le smorfie del volto di Cassandra, costretta in sorrisi perenni, e la sua (onni)presenza, anche nelle scene più intime, rendendola fin dall’inizio piuttosto inquietante, forse perfino troppo (possibile che, nel 2025, nessuno dei personaggi se ne renda conto?).

Ma se da questo punto di vista Cassandra funziona, è proprio tutta la questione “filosofica” del rapporto uomo-macchina a sgretolarsi per prima. Per quanto intelligente, infatti, un programma informatico è confinato all’interno delle sue stesse righe di codice. Cassandra, invece, fa tutto ciò che un assistente domestico non dovrebbe fare: si rifiuta di eseguire ordini, origlia le conversazioni, si sente parte della famiglia e vuole essere accettata in quanto tale. I suoi confini non sono logici ma fisici, e le sue azioni – sotterfugi, manipolazioni, menzogne – sono dettate da invidia, rabbia e dolore. Fin dal primo episodio ci si rende conto che, più che un’intelligenza artificiale, Cassandra si comporta come una vicina di casa gelosa e vendicativa. Invece di essere un software che acquisisce lentamente coscienza di sé, sembra una coscienza digitalizzata.

È a questo punto che la serie inizia a raccontare la (più interessante) genesi dell’assistente artificiale negli anni ‘70 e la storia della famiglia che abitava la casa in quegli anni. Cassandra si ritrova quindi divisa in due storyline parallele, fatte di mariti orribili, di figli non particolarmente intelligenti e di tante, tantissime ingenuità di scrittura. Ingenuità che depotenziano notevolmente la tensione, in particolare nella linea narrativa del presente, oltretutto appesantita da varie sottotrame poco approfondite. Soprattutto, però, sono due storie umane, con protagonisti e conflitti umani. Quella domanda che sorgeva spontanea all’inizio (come può un software a ribellarsi al suo creatore?) rimane quindi senza risposta, anzi forse la serie non se la pone nemmeno.

Titolo originale: id.

 

Regia: Benjamin Gutsche
Interpreti: Lavinia Wilson, Mina Tander, Michael Klammer, Franz Hartwig, Mary Tölle, Joshua Kantara, Elias Grünthal
Distribuzione: Netflix
Durata: 6 episodi da 50′ circa l’uno
Origine: Germania 2025

La valutazione della serie di Sentieri Selvaggi
2.3
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Il voto dei lettori
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