CATTIVE LETTURE – Gian Maria Volontè

Gian Maria Volonté dell’esordiente Gianluigi Pucciarelli, la graphic novel edita da Becco Giallo, prova a restituire lo spirito della carriera dell’attore milanese con scelte originali e puntando su un risultato finale alquanto destabilizzante dove, evitatando ogni semplice tentativo didascalico e biografico, si intraprende un viaggio nel cuore di Volonté e del suo lavoro ineguagliabile.

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GIAN MARIA VOLONTÉUn attore contro. Era questo titolo di un bel documentario con cui, circa dieci anni fa, Ferruccio Marotti cercava attraverso immagini di repertorio e le testimonianze degli amici di sempre di omaggiare la vita e la carriera di Gian Maria Volonté nel decennale della sua scomparsa. Morto all’improvviso sul set de Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos, l’attore ancora oggi è ricordato soprattutto per le sue (eccellenti) partecipazioni negli spaghetti western ed è spesso citato in paragoni, più o meno pertinenti, con molti attori contemporanei, come per legittimarne le capacità drammaturgiche. Il carattere rivoluzionario del talento di Volonté e il suo coraggio nell’intraprendere le strade più difficili o le prove recitative più estreme, sono ormai evocati tiepidamente, schiacciati dalla superficialità agiografica degli epitaffi che cristallizzano ogni cosa. Gian Maria Volonté dell’esordiente Gianluigi Pucciarelli, la graphic novel edita da BeccoGiallo, prova a restituire lo spirito della carriera dell’attore milanese con scelte originali e puntando su un risultato finale alquanto destabilizzante. Evitato ogni semplice tentativo didascalico e biografico, il libro di Pucciarelli, anche grazie ai disegni di Paolo Castaldi (pilastro della casa editrice) e ai colori di Giuseppe Morici, diventa un viaggio nel cuore di Volonté, un labirinto cinematografico fatto dei volti delle sue mille interpretazioni, dove ritroviamo tra gli altri Giordano Bruno, Bartolomeo Vanzetti e Lulù Massa che interagiscono tra loro. In quest’affresco in bilico tra il Metafisico e il Metacinema, senza i legami della narrativa forzata e dell’obbligo del racconto di una vita, vediamo scorrere davanti ai nostri occhi tutte le incredibili prove di un talento viscerale, le sfuggevoli facce di un artista disposto a “farsi sanguinare il cuore” per raggiungere il gesto migliore, l’accento giusto, il dolore perfetto. Con un metodo maniacale/etico da far impallidire l’Actors Studio o Daniel Day-Lewis, Volonté rimane, ancora oggi, attore/artista/politico ineguagliabile. Dalle pagine di Pucciarelli, questa forza unica emerge, nonostante il caos ragionato di questo disordinato e sincero ritratto di famiglia. Pur conservando le ingenuità di un’opera prima, Gian Maria Volonté è il miglior modo per ricordare l’uomo impegnato in mille battaglie, l’attore disposto a rifiutare Hollywood per non tradire i propri ideali e i propri bisogni, il vecchio comunista che, anche la sera prima di morire, preferiva in solitudine intonare vecchi canti partigiani, salutando un mondo che si preparava a non essere più adatto a lui.

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