CATTIVE LETTURE – Martin Scorsese: il bello del mio mestiere

In questa raccolta di scritti, Scorsese sfiora spesso la confessione: come se ci si trovasse a tu per tu con il regista, a ricordare momenti belli, e meno belli, della sua vita trascorsa: l'amicizia con De Niro, Lucas, De Palma, Spielberg; la droga, la musica, la famiglia e l'amore. E poi i film.

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E' innegabile che le parole di un artista appassionato come Scorsese non possano che emozionare chiunque viva una qualunque forma di amore per il cinema. Quando parla di cinema, Scorsese incanta i cinefili, con i quali condivide le emozioni che scaturiscono dalla visione di un film e dal ricordo delle scene, dei dialoghi, delle situazioni; seduce i cineasti, con i racconti dell'alchimia magica delle riprese; rafforza le convinzioni dei critici, degli studiosi, degli "scrittori sul cinema" – che siano consci di contribuire, con i loro scritti, a "fare" il film, cioè ad attuarne il senso, assieme al regista – confermando con la sua umiltà di "artigiano del cinema" che la personalità dell'autore supera qualsiasi disquisizione di forma ed estetica. Le testimonianze scritte di questa capacità fascinatrice (per quelle filmate rimandiamo ai vari Il mio viaggio in Italia, Viaggio personale nel cinema americano, Italianamerican) sono disseminate per tutte le centocinquanta pagine di questa raccolta di scritti, pubblicati originariamente sui "Cahiers du Cinéma" a firma di Scorsese.

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Oltre agli articoli contenuti nel n° 500 della rivista francese, del quale il regista italoamericano è stato curatore ospite, troviamo un'intervista rilasciata nel 1995 in occasione del sopracitato documentario Viaggio personale con Martin Scorsese nel cinema americano, un confronto a tre con Kent Jones e Simon Schama (rispettivamente, critico cinematografico e docente di Storia alla Columbia University), riguardo alla rappresentazione della Storia, nonché un'intervista alla montatrice prediletta da Scorsese, Thelma Schoonmaker (Chi sta bussando alla mia porta, e tutte le opere cinematografiche e non, da Toro scatenato ad oggi). Infine non poteva mancare una selezione di brani tratti da interviste a Scorsese stesso, circa la faticosa genesi di Gangs of New York, oltre all'inevitabile filmografia dettagliata.

Buona parte degli articoli in cui questa raccolta si suddivide, è scritta in forma intima, diaristica. A volte si sfiora la confessione: come se ci si trovasse a tu per tu con il regista, a ricordare momenti belli, e meno belli, della vita trascorsa: la sua amicizia con De Niro, Lucas, De Palma, Spielberg; la droga, la musica, la famiglia e l'amore. E poi i film: come sfogliando un album di fotografie, Scorsese mostra le istantanee del passato, tornando agli anni quaranta, cinquanta, sessanta, e descrivendo le emozioni che un film – una sequenza, una inquadratura – gli hanno scolpito nella memoria. Al termine della lettura di questo "racconto di una passione", si ha l'impressione di aver passato un po' di tempo con un amico, a parlare della vita e di quel mondo magico, come Scorsese stesso lo definisce, che il cinema rappresenta. "In effetti, la prima cosa che mi viene in mente è il ricordo della sala cinematografica in sé. Ricordo quando mi portavano al cinema da piccolo – che fossi con mio padre, con mia madre o con mio fratello – e la mia prima sensazione era quella di penetrare in un mondo magico: la moquette spessa, il profumo del popcorn fresco, l'oscurità, la sensazione di sicurezza e soprattutto quella di essere in un luogo sacro – tutte cose che, nella mia memoria, evocano una chiesa. Un mondo di sogni. Un luogo che sollecitava e dilatava la mia immaginazione."


 

Martin Scorsese, "Il bello del mio mestiere – Scritti sul cinema"
Ed. Minimum Fax, 2002
Titolo originale: " Mes plaisirs de cinéphile. Textes, entretiens, filmographie "
Traduzione di Andreina Lombardi Bom.

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