Cattivissimo Me 3, di Kyle Balda e Pierre Coffin

Terzo capitolo della trilogia Universal, rispetta i canoni dell’episodio finale: più linee narrative, più location, più spettacolo nelle sequenze eroe vs villain. Spicca Agnes, la figlia minore

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Estendendo la tesi di Wes Craven a generi altri dall’horror, Cattivissimo Me 3, in quanto terzo capitolo di una probabile saga, e pur conservando quei tratti di familiarità/riconoscibilità, deve farsi carico di un’esplosione nucleare. Più grande in termini geografici, più ricco di linee drammaturgiche, più spettacolare nei climax eroe vs villain – l’incipit ricorda lo sforzo erculeo del primo quarto d’ora di Spectre – e per finire più distruttivo, forse adirato, nell’epilogo. Parliamo di una trilogia forgiata dalle tradizione più esperte del campo: Kyle Balda (USA) e Pierre Coffin (Francia), entrambi registi, e di una produzione, la Illumination, che in soli sette anni si è guadagnata la fiducia della majorUniversal sul terreno della CGI per famiglie. Tre film, lo spin-off MinionsPets- Vita da animali e relativi sequels to come. Verrebbe da pensare “troppi assi nella manica” buttando un occhio sugli incassi vertiginosi, eppure la parabola si spiega facilmente con la manovalanza mista: apportare le eccellenze, avanzamento tecnico e bravura scrittoria da una parte, meraviglie di tratto dall’altro, per assicurarsi un successo a tutto tondo.

Stavolta il “cattivissimo” Gru si ritrova una bella gatta da pelare. Licenziato dall’agenzia a causa dell’insuccesso dell’ultima impresa – il nuovo antagif critica 2

gonista Baltahazar Bratt è ben più ingegnoso di quanto pensasse – viene a sapere che esiste un fratello, per di più gemello, che non ha mai conosciuto: Dru, identico a lui fatta eccezione per la chioma stile Kate Moss. Dru vive in un piccolo villaggio che più colorato non potrebbe, la sua maggione è un tripudio di magnificenza kitsch e i suoi Minions sono maiali. Una differenziazione manichea, atta a corroborare il target primo dell’animazione. Eppure Dru vorrebbe diventare un super cattivo, vorrebbe rendere fiero il padre defunto e involontariamente accende una lampadina nel gemello pentito. A questo si aggiungono le personalissime linee narrative di ciascun personaggio – vedi Lucy attraversata dalla crisi “sono una cattiva madre” in puro stile Cattivissimo Me: pillole di melodramma in cui, come nel primo episodio, la famiglia resta il perno anche nella cornice action. Senza soffermarsi sulle avventure dei Minions che conservano quel carattere esilarante, soprattutto perché calati in una location particolarissima: la prigione, fra tutte le storyline spicca quella di Agnes, la figlia minore. Un impianto in apparenza favolistico che sfocia in un piccolo e delicato romanzo di formazione; lanciamo, con le dovute accortezze, l’ipotesi standalone per l’inventrice del neologismo “morbidoso”.

Ma la Universal non le manda a dire. L’epilogo di questo episodio, governato dal villain, ex bambino prodigio di un seriaGRUl anni ’80, sembra alimentare un dibattito attualissimo. Se quel decennio viene scongelato e rimpastato a più non posso, quale futuro questa rinnovata Major può sperare se non annientando ogni trastullo nostalgico e di ripresa di un fantomatico stupore? Allora distruggiamo, e facciamolo come si deve, e non accontentiamoci delle filiali, ma di quella Hollywood in cui il mito ha avuto origine. Certo, Cattivissimo Me 3 si arrotola su stesso, non c’è nulla la cui efficacia non sia frutto di un’attenta sperimentazione. Eppure quei minuti finali sembrano non solo rivolgersi ad un panorama più vasto ed esterno agli addetti, ma forse agli stessi ideatori/gruppi di lavoro del prodotto: un monito ad addestrare le nuove leve di cattivissimi così che non si mordano la coda da soli.


Titolo originale: Desplicable Me 3

Regia: Kyle Balda, Pierre Coffin
Interpreti (voci italiane e originali): Max Giusti, Arisa, Paolo Ruffini, Kristen Wiig, Steve Carell
Origine: USA, 2017
Distribuzione: Universal
Durata: 96′

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