C’è un lupo nel parco del re, di Virginia Nardelli

L’affascinante documentario di Virginia Nardelli su un parco sperduto di Palermo è tra le Perle del MedFilm Festival appena iniziato nella sua edizione in streaming

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Il verde degli alberi, la notte che si avvicina oscurando l’ambiente circostante, un grande parco isolato dalla città. Girato a Palermo, il mediometraggio di diploma per il Centro Sperimentale di Cinematografia della giovane Virginia Nardelli è un documentario che vive avvolto nel mistero e nell’indefinibile. Una descrizione di momenti di vita quotidiana che spaziano tra bambini che giocano spensierati, con intermezzi di donne e uomini che accennano frasi e dialoghi rigorosamente in dialetto siciliano mentre accompagnano i loro cani. Il percorso giornaliero di alcune prostitute viene approfondito con maggiore costanza da un approccio documentaristico che privilegia l’osservazione imparziale degli avvenimenti. I clienti arrivano in tutti i momenti della giornata, dalla mattina alla sera. Le donne aspettano il prossimo cliente oziando, le macchina da presa osserva evitando di entrare in contatto ravvicinato con loro attraverso primi piani o riprese morbose. Tuttavia la neutralità della regia viene talvolta lacerata dalla presa di coscienza delle prostitute ogniqualvolta si accorgono che qualcosa li sta spiando dietro un cespuglio. Tentano quindi la via della discussione riferendosi alla cinepresa con dei monologhi che raccontano il loro passato. Occasionalmente si sente la riposta di chi sta dietro il punto di vista della macchina da presa. La regista stabilisce un contatto distaccato con chi popola il parco, nonostante la possibilità di chiacchierare, rispettando una struttura che predilige per tutta la durata del film l’osservazione neutrale.

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Il parco appare come un microcosmo completamente estraniato dal resto del mondo. Come un universo a se stante, tra il reale e l’irrazionale. La soave voce di una donna all’inizio del film ci parla di un lupo che si nasconde nel parco. Come uno spirito celato da una realtà trascendentale che si astrae dal concreto visibile a occhio nudo dagli esseri umani. Non è un caso che le persone che circolano nel parco girano a vuoto cercando un animale che probabilmente non esiste, frutto di immaginazioni folkloristiche e proprio per questo intrise di fascino inspiegabile.
Un’opera prima che lavora sul non visto, su un fuori campo percepibile nell’atmosfera ma non distinguibile con chiarezza. Sull’attrattiva senza tempo dell’inesplicabile che sin dall’alba dei tempi è l’ossessione cardine di tutti gli esseri che compongono il pianeta in cui viviamo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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