Chi li ha visti?

il fenomeno dei “film fantasma” italiani

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Vanno sul grande schermo, ma escono rapidamente e senza lasciare tracce dalla programmazione: è il fenomeno dei “film fantasma” che recentemente ha riguardato una decina di titoli italiani, opere prime e seconde, tutte produzioni low budget, uscite al cinema nel giro di poche settimane, a cavallo fra novembre e dicembre.  I film sono Il pugile e la ballerina di Francesco Suriano (5.238 euro di incasso, secondo Cinetel); Ossidiana di Silvana Maja (1.813 euro); Le cose in te nascoste di Vito Vinci (2.598); Se chiudi gli occhi di Lisa Romano (12.559); Io non ci casco di Pasquale Falcone (71.271); Un attimo sospesi di Peter Marcias (7.029); Stare fuori di Fabiomassimo Lozzi (4.546); Padiglione 22 di Livio Bordone (914); Diari di Attilio Azzola (5.613).

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Un’uscita quasi in contemporanea – scrive il Giornale dello Spettacolo – non ha aiutato nessuno, benché si tratti di un gruppo di film molto diversi fra loro, alcuni dei quali forti di partecipazioni ed anche capaci di conquistare riconoscimenti in festival internazionali”.

“Dopo avere vinto il Gran Premio della Giuria al Festival di Annecy – commenta Lisa Romano – il mio film, Se chiudi gli occhi, sarebbe dovuto uscire in 7 città. Invece il 28 novembre è uscito con due copie solo a Roma e a Genova. Nel primo week end di programmazione è andato molto bene, superando negli incassi anche film distribuiti con 30/40 copie. E, tuttavia, non avendo alle spalle una distribuzione forte, dopo una settimana è stato smontato e da allora se ne sono praticamente perse le tracce. Credo che lo Stato dovrebbe difendere maggiormente i film che ha contribuito a realizzare”.

Analoga esperienza per Le cose in te nascoste di Vito Vinci, una vicenda drammatica che tocca argomenti di attualità come il precariato, la frammentazione, il tramonto delle ideologie. “I film indipendenti – è il parere di Vinci – avrebbero bisogno di un tipo di lancio più meditato e studiato, invece arrivano in sala un po’ casualmente. Ma soprattutto i film privi di nomi e di immediati richiami avrebbero bisogno di teniture sufficientemente lunghe per consentire lo sviluppo del passaparola. Inoltre, anche la stampa e i media in genere mi paiono assai meno interessati a scoprire e  segnalare il nuovo, il diverso, l’emergente”.

“Il fatto è – spiega Antonio Sancassani, esercente del cinema Mexico di Milano dove, l’anno scorso, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti ha avuto uno straordinario successo, diventando un caso nazionale – che per i film piccoli, che hanno budget di promozione fatalmente limitati e qualche volta inesistenti, bisogna inventarsi qualcosa di specifico. Il successo di Il vento fa il suo giro è frutto di una tenitura lunghissima e di una serie di specifiche iniziative, reiterate nel tempo. In questi giorni la mia sala propone un’altra opera prima: Mar Nero di Federico Bondi. Anche in questo caso abbiamo organizzato qualcosa di speciale: un’anteprima con la partecipazione del regista e delle due protagoniste, abbiamo offerto dolci rumeni e abbiamo coinvolto il consolato rumeno. I risultati ci stanno dando ragione. Insomma, se si lavora con un certo tipo di film si tratta di sostituire i soldi che mancano con la passione, la fantasia, le iniziative”.

 

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