Christspiracy, di Kip Andersen e Kameron Waters

Trilogia sull’etica del consumo di carne. Nonostante una narrazione a tratti affrettata e una durata che limita l’approfondimento, il film stimola una riflessione su valori ed etica personale.

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“Esiste un modo spirituale per uccidere?… Anzi, riformulo: come avrebbe ucciso un animale Gesù?”


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È con questa domanda provocatoria che, il 16 settembre 2016, durante il Los Angeles Green Festival, il giovane videomaker Kameron Waters si è rivolto a Kip Andersen, già noto per la regia Cowspiracy (2014), sostenuto da Leonardo Di Caprio e la produzione di Seaspiracy (2021) . Colto alla sprovvista, Andersen non ha saputo rispondere sul momento e ha chiesto di incontrare Kameron in privato.  Da quel confronto nasce Christspiracy, da considerarsi il capitolo ideale di una trilogia dedicata all’etica del consumo di carne e al nostro rapporto con gli animali.

Il documentario segue i due registi mentre esplorano come le diverse istituzioni interpretano il dovere religioso di prendersi cura degli animali e se esista un modo spirituale di uccidere. Fin dall’inizio, il film mette in luce una discrepanza tra le Scritture e gli insegnamenti contemporanei. L’intero film è un flusso costante di affermazioni su personaggi famosi defunti, supportate dai testi del Vangelo degli Ebioniti. In una delle prime sezioni del documentario, Andersen e il co-regista Kameron Waters sembrano stupiti nello scoprire che molti dei ministri cristiani intervistati, in particolare della Southern Baptist Convention, siano apertamente contrari al vegetarianismo. Potrebbe avere qualcosa a che fare, suggeriscono, con tutti i soldi che affluiscono nelle chiese dall’industria agricola e da aziende cristiane come Chick-fil-A e In-N-Out Burger. Allo stesso modo, si scopre che uccidere animali secondo i metodi kosher e halal non risparmia loro molta sofferenza. Andersen e Waters viaggiano dagli Stati Uniti a Israele, passando per Oxford e arrivando fino in India, per raccogliere testimonianze e riflessioni da ex impiegati di macelli, teologi e storici, attivisti per i diritti degli animali.

Christspiracy adotta uno stile basato su interviste frontali, che conferisce credibilità al racconto grazie alla natura diretta e personale delle testimonianze. Il film presenta una vasta gamma di opinioni da parte di esperti in ambito religioso ed etico, stimolando una riflessione sulle credenze, sia storiche che contemporanee. Per tono e approccio, si colloca a metà strada tra Super Size Me e Il Codice Da Vinci, condividendo con documentari come Eating Animals (2017) e Earthlings (2005) l’obiettivo di mettere in discussione l’etica legata al consumo di carne. Il tutto ci viene presentato attraverso un montaggio di testi evidenziati, accompagnati dalla voce fuori campo entusiasta di Andersen che ne sintetizza i contenuti. Ma prima ancora che lo spettatore possa assimilare queste informazioni, il film passa in fretta al concetto successivo, intrappolando Christspiracy nei suoi 115 minuti, quando in realtà avrebbe avuto bisogno di più respiro per approfondire temi complessi come il significato del Vangelo apocrifo e perduto degli Ebioniti, il motivo per cui molti grandi pensatori della storia erano vegetariani e quale interesse potesse avere San Paolo nel promuovere così apertamente il consumo di carne.

Christspiracy contiene tuttavia alcune scene ed alcuni interventi profondamente toccanti e disturbanti, che meritano di essere visti anche dal più convinto dei carnivori. La più intensa è forse quella del sopravvissuto all’Olocausto Alex Hershaft, che paragona l’industria della carne e l’allevamento intensivo allo stesso genocidio da lui vissuto, non da meno l’intervento di Louis Cole, conosciuto online come ‘FunForLouis’ o ‘FoodForLouis’, diventato improvvisamente controverso nel 2012 dopo aver mangiato un pesce rosso in un video poi rimosso. Assediato dai tabloid la sua storia contrasta fortemente con le grandi istituzioni mostrate in Christspiracy, che perpetuano lo sterminio animale su larga scala con una preoccupante indifferenza verso il peso morale del consumo eccessivo di carne.

Nonostante il tono risulti a tratti categorico e poco approfondito, l’obiettivo principale del documentario, ovvero spingere lo spettatore a interrogarsi sull’etica del consumo di carne, sembra centrato. Il film lascia sicuramente molto su cui riflettere, soprattutto in termini di valori ed etica personale.

 

Titolo originale: id.
Regia: Kip Andersen, Kameron Waters
Distribuzione: Mescalito Film
Durata: 115′
Origine: USA, 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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