"Ci vediamo a casa", di Maurizio Ponzi

ci vediamo a casa

Al di là della palese mancanza di originalità, la pellicola di Ponzi è allo stesso tempo una commedia che non  fa ridere, un dramma che non emoziona e un film di impegno che non indigna. Il fatto che questa operazione tanto cullata dal regista non ingrana, dispiace sinceramente; i la spensieratezza e la leggerezza che tanto aveva funzionato nella collaborazione con Francesco Nuti, questa volta non funziona

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Ci vediamo a casa, sin dalla trama, può considersi il tipico film medio italiano. Abbiamo infatti tre coppie, tutte alle prese con i soliti problemi come la precarietà, la difficoltà di trovare un'abitazione, la voglia di autonomia. La prima coppia, quella dei borgatari Edoardo Leo e Ambra Angiolini, per i problemi legali di lui, è costretta a convivere con il pensionato Antonello Fassari; la seconda coppia, invece, formata da Myriam Catania e Giulio Davanzati, vede due viziati ragazzi di Prati, incapaci di condividere la propria intimità, infine la terza coppia, quella gay, è composta da Primo Reggiani che, per amore di Nicolas Vaporidis, deve mettere in dubbio i propri doveri da poliziotto.

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Già dall'intreccio si vuole raccontare la società italiana d’oggi e mostrare come sia difficile per i giovani creare un nucleo famigliare. Al di là della palese mancanza di originalità della storia, però, il problema principale di Ci vediamo a casa (che vanta una title track ad opera di Dolcenera) è essere un film ossimoro. Infatti la pellicola di Ponzi è allo stesso tempo una commedia che non  fa ridere, un dramma che non emoziona e un film di impegno che non indigna.

Il fatto che questa operazione tanto cullata dal regista non ingrana, dispiace sinceramente, visto anche che questa opera segnava finalmente il ritorno al cinema per Maurizio Ponzi, un autore verso cui il cinema italiano deve riconoscenza per quello che ha fatto negli anni ottanta. Ponzi infatti, nel lontano 1982, ha preso l'allora comico televisivo Francesco Nuti, l'ho liberato dalle catene dello sketch televisivo (Ad ovest di Paperino) e gli ha ritagliato sopra la maschera del giovane toscano, non certo bello, ma dalla battuta sempre pronta e dal fascino particolare . Questo matrimonio artistico ha permesso la realizzazione di una trilogia comica (Madonna che silenzio c'è stasera, Io, Chiara e lo Scuro, Son contento) che, per la sua particolare leggerezza, ha un posto d'onore nella storia della commedia italiana.  

Qui la spensieratezza e la leggerezza che tanto aveva funzionato nella collaborazione con Nuti, questa volta non funziona. Il film, forse per paura di cadere o nella volgarità fine a stessa, o nell'intellettualizzazione spocchiosa, anestetizza tutto e tutti, in una lunga e alla fin fine inutile sequenza di scene dove il pubblico non empatizza mai con i protagonisti. E’ un peccato poi vedere molti ottimi caratteristi cosi sotto tono, specie l’accoppiata Ambra Angiolini-Edoardo Leo, che oltre ad essere già stata collaudata diverse volte, aveva sicuramente una marcia in più visto anche il palese affiatamento dei due attori. Unica nota lieta è la veterana Giuliana De Sio, che per un debito di gratitudine con il suo amico-mentore, nei panni di una mamma hippie rende la sua piccola parte imperdibile.

 

Regia: Maurizio Ponzi

Interpreti: Edoardo Leo, Myriam Catania, Ambra Angiolini, Antonello Fassari, Primo Reggiani, Nicolas Vaporidis, Giuliana De Sio, Giulio Dorfles Davanzati

Distribuzione: Microcinema

Durata: 108'

Origine: Italia, 2012

 

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