"Cielo e terra", di Luca Mazzieri

Cinema ambizioso ma freddo che ambisce quasi a filmare il "tragico" proprio dell'opera di Giuseppe Verdi. Uno stile sperimentale nell'utilizzo dello spazio che contrasta con la propensione narrativa alla scena madre senza però sfociare mai nel melodramma, segno di una scrittura ingombrante che lascia il film senza respiro

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Lo spazio vuoto di Busseto nel 1944 quasi alla fine della guerra. Da una parte cinque soldati tedeschi dall'altro un gruppo di contadini emiliani dove si sono rifugiato Samuele (Gian Marco Tognazzi), un maestro di violino ebreo assieme alla sorella Anna (Anita Caprioli). Uno spazio utilizzato quasi come quello di un palcoscenico, dove gli attori entrano ed escono dalla scena. Non è un caso che la pellicola del parmense Luca Mazzieri giochi su questa continua alternanza dentro/fuori, dove l'interno è costituito dal teatro Verdi. Appare quasi un procedimento sperimentale quello di Cielo e terra – altro contrasto presente sin dal titolo – con le tonalità controllate della fotografia di Gino Sgreva e una sceneggiatura – scritta, oltre che dallo stesso regista, da Andrea Oliva e Paolo Croci – che privilegia una scrittura di chiaro stampo letterario, quasi simile al cinema di Paolo Benvenuti. Luca Mazzieri, che aveva diretto film interessanti come I virtuali e soprattutto il sorprendente Giovani assieme al fratello Marco, lascia quel cinema di immediato impatto per passare a uno certamente più ambizioso ma che alla fine appare più freddo. Gli interpreti, da Tognazzi alla Caprioli a Fabrizia Sacchi sembrano declamare le loro battute come fossero versi shakesperiani, i soldati tedeschi esibire più che sentire i loro "ultimi bagliori di un crepuscolo". È come se il film ambisse a filmare quella tragedia propria delle opere liriche di Giuseppe Verdi, evidente anche nella scena in cui gli attori nel teatro, nella città del musicista, cantano l'aria "Va pensiero". In questo contesto, quel "senso di fine" (il lento e doloroso percorso di Samuele verso la morte, il colonnello tedesco in ritirata) viene affievolito da una struttura drammaturgica pesante e ingombrante dove la guerra resta soltanto come un residuo, lontano come le parole di una radio che annuncia lo sbarco degli alleati a Firenze. Il film di Mazzieri alla fine privilegia scene madri (il soldato italiano Cesare che si impicca, quellotedesco che racconta ad Anna dell'amore perduto) che però alla fine non si riversano mai nel melodramma, ma restano lì, impaludati dentro un'opera "teatralizzata" più che teatrale. E non basta, per movimentarla, avvicinarsi con la macchina da presa sui corpi personaggi come per togliere ancora di più quel respiro che il film non hai dimostrato di possedere.

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Regia: Luca Mazzieri


Interpreti: Gian Marco Tognazzi, Anita Caprioli, Fabrizia Sacchi, Giuseppe Cederna, Herman Weiskoff, Konrad Hochgruber, Hannes Holzer, Andrea Riccardo Bruschi


Distribuzione: AB Film


Durata: 90'


Origine: Italia, 2004

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