CINE-GUINNESS – "La grande bouffe de les bouffes: King Kong"

Nella classica, irrinunciabile abbuffata pellicolare natalizia questo 2005 si rapprende/concentra/incentra sulla tanto attesa versione jacksoniana di uno dei vertici assoluti del monster-film e, insieme, della magia pura che emana il cinema, geniale variazione sul tema de "la bella e la bestia" nata da un'idea del grande romanziere Edgar Wallace

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Carmen Nigro. Chi ha iniziato a leggere si chiederà subito, prendendo a prestito la celeberrima interrogazione manzoniana, "chi è costei?". Difficile pretendere che sia particolarmente conosciuta la "donna-gorilla" del cinema, scritturata per l'animalesca parte in ben 32 film, che sarebbero 33 se ci si fida della sua dichiarazione nella quale giurava di essersi ricoperta di peli per il capolavoro di Schoedsack e Cooper, con (eventuale) buona pace del modellino che si ritiene sia stato usato per girare tutte le scene con il primate. Un primato o qualcosa di piuttosto vicino ad esso il King Kong del '33 lo detiene essendo uno di quei rarissimi casi nella storia del cinema ad avere un sequel prodotto nel suo stesso anno d'uscita. In quell'anno uscì, infatti, anche Il figlio di King Kong (diretto dal solo Schoedsack), così intitolato quando arrivò l'anno seguente, nel '34, assieme al capostipite dalle nostre parti. Max Steiner invece dovrebbe essere un nome noto ad un medio appassionato di cinema, non solo perché fu uno dei più grandi compositori di colonne sonore ma anche il più prolifico di Hollywood ed autore di quelle dello stesso King Kong. E non potevano che accanirsi pure gli strali della censura su un così grandioso successo: la famigerata commissione Hays si raccomandò affinché fosse tradotta in inglese la lingua indigena parlata dai selvaggi dell'isola che ospitavano/adoravano l'immenso animale! King Kong contro Godzilla è il titolo di ben due pellicole, una uscita nel '63 come "micidiale cocktail" giapponese di fantascienza, fantasia e horror che ebbe come curatore della versione per il mercato americano il regista Thomas Montgomery e un'altra del '69 di Noriyaki Yuasa in cui ci mette lo zampino pure un disco volante… Intanto nel '67 il cinema strabordante di Inoshiro Honda partorì King Kong, il gigante della foresta. Come dimenticare, poi, il King Kong di Guillermin girato nel 1976, film di trucchi, anzi "truccato" dagli effetti speciali del nostro Rambaldi che nell'immaginario di chi scrive (ma, immaginiamo, anche di molti dei lettori…) rimane incastonato, costruito su una traslazione senza precedenti: il corpo della "bella" schiaccia letteralmente col suo fulgore quello della "bestia". Quando mai Jessica Lange è stata più sensuale e sessuale?

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Ma veniamo alla "carne fresca" della fantasia cinematografica contemporanea, questo benedetto King Kong di Peter "Signore degli anelli" Jackson in uscita questo venerdì, il quale pressappoco dall'età di 9 anni ovvero della sua prima visione della versione del '33, coltiva il sogno di celebrarlo tramite remake. Proviamo solo a fare un brevissimo volo d'uccello su quanto si è parlato (e straparlato) dei 187 minuti di questo film che probabilmente ha creato un'attesa superiore, forse, solo al kolossal Titanic di Cameron negli anni '90: il modellino del gorilla ancora conservato a casa semi-distrutto, creato dal regista neozelandese a 12 anni quando s'improvvisò regista e tentò di girare il film con i mezzi di un moccioso, i 128 puntini luminosi collegati col faccione digitalizzato del gorilla applicati sul viso di Andy Serkis, il Gollum della saga de Il signore degli anelli, "Whatever happened to Fay Wray?" cantava struggentemente Tim Curry nella canzone-manifesto "Don't dream It – Be It" del sublime Rocky horror picture show e nell'agosto di quest'anno, 96enne, si è spenta a Manhattan proprio la prima "bella" delle versione numero uno e l'Empire State Building ha spento per 15 minuti le sue luci per ricordarla, l'arrivo sul set a Wellington, in Nuova Zelanda, di 200 distributori cinematografici per visionare sotto massima segretezza i primi spezzoni girati da Jackson, neanche fossero scatti rubati da satelliti-spia in piena Guerra Fredda… Speriamo che il barbuto regista abbia tenuto conto nel realizzarlo dell'immortale monito scritto da Richard O'Brien/Riff Raff e interpretato da Curry e dopo averlo "sognato" questo King Kong "lo sia" un grande film…

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