Cinema 16 – European Short Films
Sedici corti per altrettanti autori in gran parte ben noti, con qualche autentica rarità: un Godard degli esordi sceneggiato da Rohmer; un Kieslowski di diploma che sembra il primo Polanski; uno Svankmajer degli anni Settanta; un Lars Von Trier studente e ancora coi piedi per terra; un Tom Tykwer al centro delle sue sperimentazioni narrative…
Cinema16
European Short Films
Bara Prata Lite di Lukas Moodysson (Svezia, 1997)
Le batteur du Boléro di Patrice Leconte (Francia, 1992)
Epilog di Tom Tykwer (Germania, 2000)
Copy Shop di Virgil Wildrich (Austria, 2001)
Charlotte et Veronique, ou tous les garçons s'appellent Patrick di Jean-Luc Godard (Francia, 1957)
Koncert Zyczen di Krzysztof Kieslowski (Il concerto dei desideri, Polonia 1968)
Il giorno della prima di Close-Up di Nanni Moretti (Italia, 1996)
Fridge di Peter Mullan (Scozia 1996)
Gisèle Kérozène di Jan Kounen (Olanda/Francia 1999)
Härlig är jorden di Roy Andersson (Un mondo di gloria, 1991)
L'homme sans Tête di Juan Solanas (Francia, 2003)
Jabberwocky di Jan Svankmajer (Rep. Ceca, 1971)
My Wrongs #8245-8249 & 117 di Chris Morris (Gran Bretagna, 2003)
El secdleto de la tlompeta di Javier Fesser (Il segreto della tlomba, Spagna 1995)
Valgaften di Anders Thomas Jensen (La sera delle elezioni, Danimarca 1998)
Nocturne di Lars Von Trier (Danimarca 1980)
DISTRIBUZIONE VIDEO: Dolmen Home Video (vendita)
FORMATO VIDEO: DVD.
DVD EXTRA: Commento audio sottotitolato; booklet di accompagnamento
AUDIO: originale 2.0 con sottotitoli in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo
Premeditazioni d'autore in territorio europeo, ovvero sedici esempi di cinema corto firmato da alcuni dei più grandi – o interessanti e in qualche caso anche sopravvalutati… – registi del Vecchio Continente. L'operazione s'intitola Cinema16, è di matrice britannica e giunge in DVD sul mercato italiano grazie alla solita, benemerita Dolmen Home Video: sedici corti per altrettanti autori in gran parte ben noti, con qualche autentica rarità: un Godard degli esordi sceneggiato da Rohmer; un Kieslowski di diploma che sembra il primo Polanski; uno Svankmajer degli anni Settanta; un Lars Von Trier studente e ancora coi piedi per terra; un Tom Tykwer al centro delle sue sperimentazioni narrative…
Ma andiamo col calma e proviamo a render conto di ognuno dei sedici cortometraggi che compongono la preziosa raccolta: si parte con lo svedese Lukas Moodysson che con l'inedito Bara Prata Lite ("Facciamo due chiacchiere", 1997, 14') prefigura lo schianto tra vivere civile e disperata resistenza umana che ha raccontato nei successivi Fucking Amal e Lilya 4-Ever. Moodysson racconta l'incontro tra una fragile ragazza, che vende di porta in porta il suo dio, e un vedovo che le impone di fare compagnia alla sua insostenibile e paranoica solitudine: stile freddo applicato a una raggelata umanità che vive in nordica solitudine. Rende invece omaggio al suo padre non dichiarato il francese Patrice Leconte, che mette in scena in suo Bolero concentrandosi sul batterista che regge il ritmo crescente imposto da Ravel alle sue note. Il corto s'intitola Le batteur du Boléro (1992, 8') e Leconte, lontano dalla coralità di Lelouch, si affida tutto alla maschera di Jacques Villeret (quello della Cena dei cretini, per intenderci) per otto minuti di impassibile ritmo e impossibile comicità. Conferma invece di essere una scheggia impazzita nella tensione psicologica del racconto il sottovalutato tedesco Tom Tykwer. Grande regista di ritmo e carattere visivo, l'autore (tra gli altri) di Lola corre, La principessa + il Guerriero e Heaven propone con Epilog (2000, 12') uno dei suoi esperimenti nel terreno del rapporto tra spazio dell'inquadratura, spazio del racconto e spazio psicologico dei personaggi: il drammatico faccia a faccia tra un marito psicopatico e una moglie in procinto di lasciarlo raccontato in un doppio piano-sequenza che inverte esiti e prospettive della vicenda…
Si affida al tema della duplicazione l'austriaco Virgil Widrich, autore di Copy Shop (2001, 12'), performance di animazione sperimentale in cui un commesso di copisteria si confronta giorno dopo giorno con la duplicazione della sua realtà e di se stesso: nomination all'Oscar per un lavoro realizzato con 18.000 immagini digitali fotocopiate e poi riprese in 35mm… Un tuffo al cuore nel segno degli albori della nouvelle vague è invece il recupero di Charlotte et Veronique, ou tous les garçons s'appellent Patrick ("Charlotte e Veronique, o tutti i ragazzi si chiamano Patrick", 1957, 21'), corto alle origini della filmografia di Godard, che questa volta lavora su una sceneggiatura di Eric Rohmer : Parigi, due ragazze compagne d'appartamento, un cascamorto che le abborda separatamente, il gioco della seduzione, l'illusione d'amore, la scoperta della verità, il sorriso finale… E poi citazioni cinefile e letterarie in ogni dove, perché siamo negli anni della militanza ai "Chaiers" e Fino all'ultimo respiro sta per venire: già un capolavoro!
Così come implode imprevedibilmente in una violenza espressa nei gesti e nelle relazioni spinte come un coltello nell'acqua il cortometraggio di diploma alla scuola di cinema di Lodz di Krzysztof Kieslowski: Koncert Zyczen ("Il concerto dei desideri", 1968, 16'). Il ritorno da un concerto di un gruppo di giovani, un ragazzo e una ragazza viaggiano in moto, perdono per strada la tenda che portano nello zaino, tornano indietro e l'occasione è buona per uno scontro con la banda di ragazzi che viaggia in un vecchio bus scassato… Kyeslowski 26enne come il giovane Polanski, che del resto alla scuola di Lodz era di casa… Sorvolando sull'apporto italiano alla raccolta, costituito dal ben noto corto di Nanni Moretti Il giorno della prima di Close-Up (1996, 20'), si incorre nel rigore scozzese di Peter Mullan: l'attore/autore di Orphans e Magdalene propone Fridge ("Frigorifero", 1996, 20'), tesissimo dramma in bianco e nero ambientato nei sobborghi di Glasgow dove lo scontro tra miserabili vede due straccioni ubriachi fare di tutto per salvare da un vecchio frigorifero un ragazzino che, assieme a dei compagni, li aveva appena aggrediti. Teso, cattivo, senza morale che non sia quella di una disperata sopravvivenza, il cortometraggio di Mullan è un'opera di grande impatto.
Cinema immancabilmente ipetrtofico quello proposto invece dall'olandese di Francia Jan Kounen con Gisèlle Kérozène (1999, 4'), storia di streghe in corsa sulle scope tra le architetture concettuali di Parigi, che può far sorridere o infastidire, a seconda dei gusti… Frammento d'orrore raggelato nella normalità è invece quello proposto dallo svedese Roy Andersson con Härlig är jorden ("Un mondo di gloria", 1991, 16'): il regista che Cannes premiò per Songs From The Second Floor, conferma qui lo scenario angoscioso del suo mondo terminale, mostrando una serie di quadri di moderna e stilizzata angoscia quotidiana alle prese con l'incombenza della morte. Esercizio di stile in animazione digitale è il francese L'homme sans tête ("L'uomo senza testa", 2003, 18') di Juan Solanas, fiaba triste e surreale di un uomo senza testa in attesa di un appuntamento galante, che fa pendant a trent'anni di distanza con il cortometraggio d'animazione del ceco Jan Svankmajer Jabberwocky (1971, 13'). Chris Morris, autore tra i più provocatori della televisione britannica, propone invece l'anticonformista My Wrongs #8245-8249 & 117 ("I miei danni #8245-8249 & 117", 2003, 12'), mentre ha tutta la surreale comicità delle commedie spagnole El secleto de la tlompeta ("Il secleto della tlomba", 1995, 18') di Javier Fesser. Già sceneggiatore di Mifune e Il re è vivo, il danese Anders Thomas Jensen propone Valgaften ("La sera delle elezioni", 1998, 11'), divertente apologo che racconta la notte da incubo di un progressista che cerca disperatamente di raggiungere il seggio elettorale prima della chiusura e incorre in una serie di personaggi che ragionano e si comportano secondo i più triti luoghi comuni dei razzisti. Chiude infine la raccolta una rarità: Nocturne ("Notturno", 1980, 8'), il cortometraggio di diploma di Lars Von Trier, che racconta la storia di una donna che vive nell'angoscia di vedere la luce del giorno. Intenso, intelligente, spinto in una concreta dimensione psicologica e visiva, il corto è la riprova che il danese sarebbe anche un ottimo autore se solo trascurasse di coltivare la sua insopportabile arroganza intellettuale e la sua tracotante irruenza predicatoria…
Tutti i cortometraggi sono proposti ovviamente in lingua originale con sottotitoli in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo. In più tutti i lavori sono corredati di commento degli autori o di critici. E, per buona misura, al DVD è allegato un agile booklet con le informazioni essenziali sui lavori proposti. La qualità tecnica è ottima, tenendo anche conto della rarità e dell'età di una parte dei lavori proposti.