Blog DIGIMON(DI) – Cinema demenziale e pirateria informatica: la “rivoluzione” di The Interview

The Interview opera una sfida alla distribuzione attraverso un’uscita in diversi canali. Risultato: 31 milioni incassati online e 5 nelle sale. Il cinema è definitivamente nella rete?

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Prima di parlare del film (e del caso) The Interview di Seth Rogen ed Evan Goldberg (in compagnia di James Franco), può essere utile dare un’occhiata alla tabella, pubblicata da Variety, sui film “più piratati”(ossia scaricati illegalmente) del 2014.

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Premesso che i dati sono forniti da Excipio, un’azienda americana che combatte la pirateria online (e quindi non sono così “oggettivi”), questa tabella rappresenta comunque un dato interessante: i dieci film più scaricati hanno tutti oltre i 20 milioni di download, fino ai 30 di The Wolf of Wall Street di Scorsese.

 

Veri o discutibili che siano, questi dati, comunque ci raccontano di un nuovo mercato che, per le Major americane (e non solo) costituiscono una vera e propria “nuova frontiera” del business cinematografico, soprattutto nel momento in cui decideranno di finire l’inutile e perdente guerra alla pirateria e decideranno di fare della rete (come fa già Netflix) un “nuovo modello di business” per il cinema. Per sondare il terreno, c’è voluto lo spirito imprenditoriale demenziale dei realizzatori di The Interview, che hanno operato un vero cambio epocale nelle strategie di promozione e diffusione del cinema. Come? Con un attacco in 7 mosse:

Primo, hanno scelto il nuovo “nemico pubblico n.1” (l’America deve averne sempre uno), che dopo l’uccisione di Bin Laden è diventato il leader nordcoreano Kim Jong Un. Esemplare perfetto: giovane, a capo di una nazione ancora “potenzialmente” in guerra con gli USA (la Guerra di Corea non si è mai ufficialmente conclusa ma ci fu solo un armistizio), con ambizioni nucleari e dichiarazioni antiamericane a tutto spiano.

Secondo, girare un film completamente folle (ma geniale, diffidate di chi vi dice che è solo “una cazzata”, perché The Interview, oltre ad essere molto, molto divertente – del tutto in linea con quello di cui abbiamo scritto su Sentieri selvaggi Magazine #8Gli idioti alla conquista di Hollywood” – è anche una spietata critica della politica, sia americana che nordcoreana. La prima appare cinica e puramente determinata all’eliminazione del dittatore senza neppure prendersi la responsabilità del fatto – non a caso affida ai due cialtronissimi Seth Rogen e James Franco, regista e star di spettacolari dirette televisive, l’incarico di uccidere Kim Jong Un; mentre la seconda gioca tutta sulla “finzione” ovvero la narrazione di una falsa Nazione, ricostruita ad uso dell’ingenuità di chi se la beve). Straordinario remake in chiave demenziale del Frost-Nixon di Ron Howard (peraltro ampiamente citato), mixato con The Great Dictator di Chaplin e Spie come Noi di Landis…

Terzo, si aspetta. Ed ecco arrivare prima la disapprovazione ufficiale del Governo Coreano, poi gli attacchi hacker alla Sony.

Quarto, si opera una “finta distribuzione” nelle 2000 sale, che però si rifiutano di proiettare il film temendo ritorsioni terroristiche.

Quinto, si produce la reazione nientemeno che del Presidente Obama, che interviene a difesa della libertà di espressione degli americani.

Sesto, si prepara una lista di sole 300 sale, diffusa in rete, che accettano di proiettare il film (in realtà le altre non lo accetteranno non tanto per paura di attentati ma per rifiutare la contemporaneità con la distribuzione online).

Settimo, si lancia contemporaneamente il film online, prima dei pirati!, ottenendo in pochi giorni oltre 15 milioni di dollari solo dalle visioni in rete (un vero record, sicuramente per la Sony).

Ora il sospetto che questa operazione non sia del tutto spontanea e casuale viene forte. Ci sono infatti già forti sospetti che dietro gli attacchi hacker non ci siano i nordcoreani ma ex dipendenti della Sony… Insomma questa è una vera e propria sfida alla distribuzione attraverso diversi canali contemporaneamente (iTunes oltre che sulle piattaforme Xbox Live, YouTube, Google Play, Microsoft’s Xbox Video, Sony’s streaming site), uniti a una distribuzione mirata nelle sale. Certo la promozione marketing del caso internazionale ha aiutato, ma forse un giorno ricorderemo questo film come quello che ha cambiato per sempre le regole della diffusione di film, aprendo definitivamente a Internet il mercato cinematografico mondiale. Del resto, se riguardiamo le classifiche dei download pirati, non possiamo non vedere che quei numeri, quel pubblico enorme, potrebbe fatalmente riversarsi sulla visione “legale” dei film, a condizione che l’offerta sia conveniente economicamente, facile da acquistare, veloce da utilizzare, di ottima qualità da vedere.

In attesa della pioggia di DVD del film The Interview, sui cieli della Corea del Nord…. il film si trova già facilmente sui canali pirati in rete. E la Sony dovrà affrontare la causa con la cantante sudcoreana Yoon Mi Rae, che ha chiesto un milione e mezzo di milioni di dollari per i diritti di un suo brano che è stato utilizzato nel film senza averne i diritti…

 

PS: aggiornamento del 7/1/15: The Interview ha incassato per ora 36 milioni di dollari, 31 dalle vendite online e video on demand e altri 5 milioni ai botteghini dei 548 cinema dove è in programmazione (fonte Ansa).

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