Cinema e neuroscienze : piacere degli occhi, piacere del cervello

Esiste una neuropsicologia del vedere e comincia a fiorire una neuropsicologia del vedere l'arte, che è possibile applicare anche alla produzione cinematografica. Riteniamo che in prospettiva possa nascere una neuropsicologia di quello che Metz chiama lo "stato filmico", ovvero la complessa condizione in cui ci si trova nell'assistere a un film

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di Maria Carla Zarro

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L'esperienza estetica coinvolge diverse strutture cerebrali, oggi facilmente identificabili grazie alle tecniche di brain imaging. Nel momento in cui una persona osserva, ad esempio, un quadro o una foto d'autore ricavandone godimento e appagamento è possibile individuare le aree cerebrali bioelettricamente coinvolte. Oltre alle aree corticali specificamente dedicate alla percezione visiva, sono sollecitate anche altre zone, come l'ipotalamo e il sistema limbico, che vengono definite "il cervello emozionale", perché significativamente attive in concomitanza di emozioni.

Se siamo davanti a un Vermeer o un van Dyck, non ci limitiamo a registrare la complessità delle forme e "costruire" attivamente il tutto a partire dalla somma delle singole sollecitazioni retiniche, cosa che facciamo nell'osservare un qualsiasi oggetto o figura. Davanti al prodotto artistico, se davvero è tale, si producono in noi emozioni con una storia filogenetica e ontogenetica molto complessa. Ovvero, un individuo con la nostra stessa struttura anatomofunzionale ma appartenente ad un'altra cultura potrebbe esperire quelle stesse emozioni, con gli stessi correlati neurofisiologici, sì, ma in funzione di stimoli altri. Detto questo, tralasciamo qui, ma certo non ignoriamo, gli aspetti strettamente antropologico-culturali dell'arte, per sottolineare la centralità di altri approcci che possono arricchire il panorama.

Esiste una neuropsicologia del vedere, ma comincia a fiorire anche una neuropsicologia del vedere l'arte, che è possibile applicare anche alla produzione cinematografica, nonostante finora sia stata indagata soltanto la fruizione della pittura. Riteniamo che in prospettiva possa nascere una neuropsicologia di quello che Metz chiama lo "stato filmico", ovvero la complessa condizione in cui ci si trova nell'assistere a un film. E' comunque interessante, per esempio, rilevare che se lo spettatore ha una formazione estetica sufficiente, non gli è difficile individuare delle corrispondenze tra la composizione dell'immagine filmica e quella pittorica. Ci sono molti studi su cinema e pittura, sui frequenti rimandi, più o meno impliciti, delle inquadrature a opere celebri o anche semplicemente ad un certo uso della luce, di origine pittorica (pensiamo, esemplarmente, a Caravaggio ), per enfatizzare o sfumare qualcosa.  Ebbene, sarebbe importante verificare come e quanto, nel "processare" visivamente tali figurazioni, siano implicate le stesse aree corticali: con le differenze, si suppone, date appunto dallo "stato filmico", prodotto da più fattori, tra i quali anche il buio della sala, la musica e, naturalmente, la specifica condizione del singolo spettatore.

Un altro filone di interessanti indagini, al confine, sempre più sottile, tra le scienze cognitive e gli studi estetici (ma se ricordiamo l'etimologia della parola "estetica", dal greco "aìsthesis", sensazione, allora, come dicono i francesi, "tout se tient"), può essere quello delle connessioni mentali, e quindi corticali, tra suono e immagine: ricordando, primariamente, che mentre l'immagine filmica è essenzialmente rappresentazione, ovvero qualcosa che rimanda ad altro (l'immagine di un viso, al viso stesso "reale"), la musica , invece, sia diegetica che extradiegetica, è identica a sé stessa.

Sicuramente il modo di percepire una scena, e anche una singola immagine, cambia in funzione del commento sonoro; se questo è ovvio sul piano del "vissuto " dello spettatore (pensiamo a facili esempi come le musiche dei thriller che inducono all'enfatizzazione di alcuni aspetti, o creano attese particolari), in realtà è molto meno conosciuto il côté neuropsicologico, ovvero come si attivano e sensibilizzano certe aree a discapito di altre, a parità di stimolo visivo, su sollecitazione dello stimolo sonoro. Finora è stata solo la psicoanalisi – e la sua vulgata – a spadroneggiare negli studi sul cinema, ma è ora di allargare la prospettiva e scegliere non piuttosto, ma anche, un altro livello descrittivo.


Qualcuno si chiederà: a che pro? Vogliamo smontare il giocattolo del piacere del cinema? Per nulla. Conoscere i meccanismi neuropsicologici (bioelettrici, endocrini, strutturali) sottostanti alla fruizione cinematografica, e al relativo piacere, non farebbe a mio avviso progredire solo le neuroscienze. Al contrario. Una più profonda conoscenza di questo tipo potrebbe mettere in luce i meccanismi impliciti sia nella fruizione che nella creazione, perché spesso il regista (l'artista, non il realizzatore di prodotti seriali), usa inconsapevolmente certi espedienti e strumenti. Naturalmente il limite esiste ed è dato dalla sensibilità dei singoli: perché nessuno scienziato, e nemmeno nessuno "specialista del piacere", come è stato definito il critico cinematografico, potrà toglierci il gusto di assistere ad un bel film.


Sapere tutto sulla composizione chimica degli alimenti non ha mai privato nessun nutrizionista del piacere di un buon piatto, né ha impedito ai grandi chef di creare; conoscere la fisiologia della risposta sessuale non ha mai sottratto ai sessuologi la possibilità di raggiungere l'orgasmo, e nemmeno alle coppie di raggiungere un'intesa soddisfacente. Anzi.


Quindi continueremo (almeno ancora per un bel po', fino all'avvento di altre modalità di fruizione) ad andare nelle sale e a "sospendere l'incredulità", abbandonandoci, immemori, al truffautiano "piacere degli occhi".


 


Riferimenti bibliografici:


François Truffaut, Il piacere degli occhi, Marsilio, 1988


L. Maffei, A. Fiorentini, Arte e cervello, Zanichelli !995


Christian Metz, Cinema e psicoanalisi, Marsilio, 1980


Roberto Nipoti, L'illusione filmica, UTET, 2004


 


link correlati:
http://www.artonline.it/libraryrecen.asp?libro=29 (articolo su cinema e pittura)
http://www.neuroscienze.net/ (portale di neuroscienze)

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