CINEMA. Festa Internazionale di Roma 2007 – "Silk", di François Girard (Première)

Dalla sezione “Première” un atroce calvario che non è solo noioso ma è l’esempio di un cinema falso e compiaciuto che spreca il talento di Keira Knightley e Michael Pitt per ammirarsi continuamente nelle sue immagini così come il romanzo omonimo di Baricco si ammira nella sua scrittura. Il film rappresenta il lato peggiore dell’incrocio letteratura-cinema: brutto romanzo, bruttissimo film

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Una voce fuori-campo, un’immagine nella nebbia. Comincia così Silk, devastante e atroce calvario nato dall’incontro tra il cineasta canadese François Girard (quello di Il violino rosso) e Alessandro Baricco; la pellicola infatti è tratta dal romanzo omonimo dello scrittore. Si tratta di un cinema falso e compiaciuto, che spreca il talento di Keira Knightley (che deve abbandonare prima possibile queste eroine in costume che già l’hanno intrappolata, oltre a questo film, in Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione) e Michael Pitt (Formula per un delitto, The Dreamers), che parla d’amore senza saper filmare la passione, che racconta di viaggi in terre lontane  pur essendo di una staticità e un’immobilità imbarazzanti. Silk è ambientato in Francia nella seconda metà dell’800. Hervé Joncour (Michael Pitt) è un giovane soldato sposato con Hélène Fouquet (Keira Knightley), il padre lo spinge a rimanere nell’esercito ma lui accetta la proposta dell’imprenditore Baldabiou (Alfred Molina), che ha riaperto le fabbriche di seta della città, e accetta di intraprendere un viaggio in Giappone per comprare le uova di seta più pregiate al mondo. Lì inizia il suo commercio con Hara Jubei (Koji Yakusho), potente e riservato capo di un villaggio, e nel suo palazzo rimane folgorato dalla bellezza di una misteriosa ragazza (Sei Ashina) con cui stabilisce un silenzioso ma profondo legame erotico. La crescente passione di Hervé nei suoi confronti rischia di mettere in pericolo tutto il suo mondo. Se si considera Silk come un film profondamente noioso, non gli si rende giustizia. Infatti è molto di più, è l’insieme di immagini che, consapevoli della loro bellezza, si guardano come di riflesso, così come Baricco sembra continuamente ammirar(si) la sua scrittura. L’ambientazione storica (la Francia della seconda metà dell‘800) rappresenta soltanto uno sfondo sfocato. Contano soprattutto i dettagli sui bachi di seta, sulle foglie che scivolano sui corpi tutto continuamente commentato da una voce onnipresente della quale non ci si riesce a liberare. Come se Baricco-Girard fossero una cosa sola. Purtroppo…

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