CINEMA. Festa Internazionale di Roma. "Zero. Investigation 9/11", di Franco Fracassi e Francesco Trento (Extra)
L'ennesimo documentario cospirazionista sul big crash del 11/9 porta inevitabilmente con sé il problema dell'inflazione dell'immagine e ci interroga sulla possibilità di uno sguardo che sia ancora eticamente esplosivo. Malgrado gli sforzi degli autori assistiamo alla progressiva depotenziazione della materia visiva, 6 anni dopo ormai irrimediabilmente innocua, catturata dal discorso ovattato e ovattante dei media.
Ma al di là dei limiti strutturali del prodotto, l'ennesimo documentario cospirazionista sul big crash del 11/9 porta inevitabilmente con sé il problema dell'inflazione dell'immagine, dell'esaurirsi della sua carica informativa, ci interroga sulla possibilità di uno sguardo che sia ancora eticamente esplosivo.
Malgrado gli sforzi degli autori – che ce la mettono tutta davvero, e vogliono aprirci gli occhi, ficcarci dentro la loro verità – assistiamo alla progressiva, inarrestabile, depotenziazione della materia visiva, 6 anni dopo ormai irrimediabilmente innocua, catturata dal discorso ovattato e ovattante dei media.
A nulla serve il disperato tentativo operato dai registi di sottrarsi qui e lì al solito ripescaggio antologico dal grande serbatoio dell'immaginario collettivo – le solite scene, solite facce, solite fiamme – per reinventarsi un 11 settembre visivamente originale, ricorrendo ad un po' d'animazione ed a qualche effetto in 2d e 3d.
E nemmeno la consapevolezza con cui il documentario prova, specie in fase di montaggio, a raccontare il tam tam mediatico, a guardarlo dall'esterno ed a sfruttarne il discorso, riesce sfortunatamente a salvarlo dall'automatica fagocitazione da parte di quella stessa gigantesca bocca globale. Una bocca che mastica e frantuma ogni denso tentativo di riflessione, lo appiattisce, facendone semplice pezzo di un unico, smisurato, puzzle spettacolare.