CINEMASIA – Claustrophobia: labirinti d'amore in un interno


claustrophobia
La sceneggiatrice hongkonghese Ivy Ho, al suo esordio alla regia, costruisce un delicato intarsio in otto atti in cui l'amore sfocia nel non detto. Gli impalpabili sentimenti di due impiegati sono ripercorsi a ritroso, fino a evaporare, stretti tra le anguste mura di uffici, auto, stanze, interni sconsolati. Dopo il passaggio berlinese un ritorno sul film di Ivy Ho

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ClaustrophobiaIvy Ho è sempre riuscita a giostrarsi con acume tra i sentimenti più sfuggenti: come sceneggiatrice è passata con straordinaria semplicità dai toni liminali di Comrades – Almost a Love Story (Peter Chan, 1996) a quelli evanescenti di July Rhapsody (Ann Hui, 2002), senza disdegnare le virate leggere e provocanti di Anna Magdalena e And I Hate You So (entrambi di Yee Chung-man, rispettivamente del 1998 e 2000). Per il suo agognato esordio alla regia sceglie una strada ancora più impervia: parlare d'amore senza effettivamente mostrarlo, circoscrivere la sfera semantica alle relazioni sentimentali senza tuttavia dar sfogo sullo schermo alla volontà voyeuristica dello spettatore. In questo modo, sottraendo e scarnificando la polpa romantica di circostanza, le sensazioni si fanno inaspettatamente più vibranti. Claustrophobia è in effetti un delicato intarsio di rimandi che lasciano intendere ma non confermano, evidenziano senza esplicitare. Il concetto alla base è quanto di più ovvio si possa pensare: due colleghi d'ufficio, Pearl e Tom, si scoprono reciprocamente attratti l'una dall'altro. Ma mentre lei è libera, lui è sposato – e, come non bastasse, è anche il suo superiore. Da questo canovaccio quasi stantio, Ivy Ho riesce a costruire un film sull'ineffabile. Lavorando sulla sceneggiatura, costruisce una narrazione a ritroso, che partendo da un'apparente rottura, ricapitola quanto successo nei mesi precedenti, per svelare nel finale quanto potrebbe essere avvenuto all'inizio. Claustrophobia è composto da otto scene di vita quotidiana che scorrono placide tra dialoghi casuali, sguardi trattenuti, sorrisi di circostanza, senza correlazione tra loro se non il presentare diversi stadi della relazione tra Pearl e Tom. Quella che poteva essere la solita storiella strappalacrime di riporto si trasforma così in una riflessione penetrante sul quotidiano scorrere degli eventi, su quanto potrebbe succedere e talvolta non succede, su tutti quei piccoli gesti che acquistano un significato codificato soltanto quando è trascorso del tempo, e ormai è impossibile modificarli. Fino a qui, la sceneggiatura: equilibrata, attentissima ai tempi, al non detto, alle sfumature. ClaustrophobiaMa non poteva essere diversamente, da una sceneggiatrice attenta come la Ho. In fondo l'idea base per questo film c'è da diversi anni, fin da quando Johnnie To le pose la sfida di costruire una commedia romantica in cinque scene a partire da pochi elementi fissi (ad esempio un auto che si rompe sotto la pioggia scrosciante). Ivy Ho ci ha lavorato, cesellando ogni parte: Claustrophobia è dunque anche un film di particolari, di avvenimenti insensati che si ricolorano di senso una volta comprese le implicazioni nella scena successiva. Ma non è solo questo. La sorpresa è che Ivy Ho riesce a lavorare sui concetti contornati dalla sceneggiatura anche a livello di regia, senza mai strafare, senza ergersi a esteta, ma giocando bene con gli elementi rarefatti della storia. Le sue inquadrature, i suoi movimenti languidi e quasi trasparenti riescono a costruire con efficacia uno spazio delimitato, angusto, dal quale i personaggi, spesso in primo piano o in piano medio, sembrano voler uscire, per liberarsene, per fuggire. Gli spazi svolgono un ruolo fondamentale nel fornire le coordinate sentimentali entro cui si dibattono Pearl e Tom, tanto che una delle scene più rivelatrici si svolge in uno studio di un'altra azienda. Pearl, Tom e il loro capo sono in attesa di parlare con dei potenziali partner. Aspettando il colloquio, la segretaria inserisce lo spot dell'azienda. Il capo ne approfitta per andare in bagno, così Pearl e Tom rimangono soli a guardare la pubblicità, che presenta un uomo e una donna che si innamorano istantaneamente, ma dopo poco la passione è già finita, tanto che mentre sono al cinema lei è coinvolta dal film e lui dorme. Le pareti anonime dello studio in cui si trovano, l'enorme tavolo vuoto intorno a cui sono seduti, l'insistenza con cui la pubblicità riparte ogni pochi secondi, in loop, il silenzio imbarazzato dei due, contribuisce a creare un'atmosfera di attesa, tra Pearl e Tom, che è destinata a protrarsi. Claustrophobia è senza dubbio un film costruito, nato con ogni evidenza dalla mente di una sceneggiatrice metodica, ma il dato rilevante è quanto questa apparente razionalità nel dissezionare passato e presente di un presunto amore riesca a rendere la caotica instabilità delle relazioni, anche le più squilibrate.

CLAUSTROPHOBIA
paese: Hong Kong
uscita: 2008
regia: Ivy Ho
sceneggiatura: Ivy Ho
interpreti: Karena LAM (Pearl), Ekin CHENG (Tom), Felix LOK (Karl), Derek TSANG (John), Chucky WOO (Jewel), Andy HUI, Ben WONG, Eric TSANG

DOVE ACQUISTARE
Claustrophobia è disponibile nell'edizione in dvd regione 3 di Hong Kong con audio originale in Dolby Digital 5.1, sottotitoli in inglese e corretto formato anamorfico.
http://global.yesasia.com

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