Cinque pezzi facili, ricordando Bob Rafelson

A 89 anni ci ha lasciati il cineasta più rappresentativo della New Hollywod degli anni ’70. Lo ricordiamo con 5 brani dei suoi straordinari e irripetibili film.

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Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a New York il 21 febbraio 1933. Arrivato a Hollywood nella seconda metà degli anni Sessanta,  è stato una figura importante tra i ‘ribelli’ che hanno portato nell’industria cinematografica statunitense spirito e contenuti della ‘controcultura’. Fuori dall’Underground quanto dallo star system, con i suoi primi film, Head (1968; Sogni perduti), sul gruppo rock The Monkees, destinato a diventare un cult movie, e The king of Marvin gardens (1972; Il re dei giardini di Marvin), ha elaborato originali soluzioni narrative sia nel modificare la linearità della trama, sia nella costruzione dei personaggi, stabilendo un significativo sodalizio artistico con Jack Nicholson. Successivamente si è dedicato alla rilettura dei generi classici (il noir soprattutto), facendone punti di partenza in cui inserire temi e caratteri che vanno oltre gli schemi prefissati. Il suo ‘spirito libero’, simile a quello dei suoi personaggi, ne hanno confermato il ruolo di outsider del cinema hollywoodiano, nonostante i suoi film abbiano in parte perso la carica aggressiva degli esordi.

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Fin da adolescente Rafelson condusse uno stile di vita anticonformista, lavorando in un rodeo, poi come scaricatore di porto e batterista jazz. Dopo aver frequentato il Dartmouth College, lavorò come deejay in una radio delle forze armate prima di cominciare a scrivere programmi e sceneggiature per piccole televisioni newyorkesi. Trasferitosi a Hollywood a metà degli anni Sessanta, raggiunse il successo con la serie televisiva The Monkees (1966), da lui scritta, diretta e prodotta insieme a Bert Schneider. Il successo internazionale della serie che, pur prendendo ispirazione dai film con i Beatles risultò molto originale grazie alla vena demenziale dei Monkees, spinse R. a farne un film, Head, scritto con il giovane Jack Nicholson. Nello stesso periodo fu tra i fondatori, con Schneider e Steve Blauner della BBS Production, che avrebbe prodotto sia il celebre Easy rider (1969; Easy rider ‒ Libertà e paura) di Dennis Hopper sia Five easy pieces (1970; Cinque pezzi facili), da lui diretto e scritto insieme a Carole Eastman. In Five easy pieces, Nicholson è un pianista vagabondo che torna dalla famiglia per salutare il padre in fin di vita. Pervaso di malinconica inquietudine, il film, candidato a quattro premi Oscar (tra cui quelli per il miglior film e la migliore sceneggiatura), più che contestare l’istituzione familiare ne evidenzia la falsità e la rigidità dei rapporti e la conseguente impossibilità dell’individuo di ritrovare in essa il suo spazio vitale. Il successivo The king of Marvin gardens è un’opera che sonda ancora il mondo familiare attraverso la storia di un pubblicitario nevrotico (Nicholson) che tenta di coinvolgere il fratello sognatore (Bruce Dern) in un affare dall’epilogo sanguinoso.

Stay hungry (1976; Un autentico campione), ha segnato una frattura evidente nella filmografia di R. che si è adeguato alla fine della spinta dei movimenti giovanili del decennio precedente, anticipando volti e tematiche degli anni Ottanta, con l’esordiente Arnold Schwarzenegger e Jeff Bridges calati in un mondo di rampantismo e body-building. L’attenzione del regista si è poi spostata verso la riscoperta del noir con The postman always rings twice (1981; Il postino suona sempre due volte), tratto dal romanzo di J.M. Cain e adattato da David Mamet. Interpretato da Jack Nicholson, il film è stato trasformato da R. in un cupo dramma psicologico ambientato nell’America della Grande depressione. Con Black widow (1987; La vedova nera) ha effettuato ancora una rilettura del noir concentrandosi sulla figura della dark lady, qui raddoppiata nella sfida tra le protagoniste (Theresa Russel e Debra Winger), un’uxoricida e un’investigatrice che si scoprono sempre più simili.

Gli anni Novanta sono stati aperti da Mountains of the Moon (1990; Le montagne della Luna), storia degli scopritori delle sorgenti del Nilo, incentrata sul tema dell’amicizia virile, alla quale ha fatto seguito la commedia Man trouble (1992; La gatta e la volpe). La volontà del regista di ritornare al cinema degli esordi è stata confermata dal successivo Blood and wine (1996), che narra la vicenda di un commerciante di vini (Jack Nicholson) pronto ad avventurarsi in un furto in compagnia del vecchio ‘socio’ (Michael Caine). Ispirato a un racconto incompiuto di R. Chandler è invece Poodle Springs (1998; Marlowe ‒ Omicidio a Poodle Springs), prodotto dalla HBO, in cui il regista ha affidato a James Caan il ruolo di un Marlowe malinconico. Negli ultimi anni Rafelson ha diretto The house on Turk street, noto anche come No good deed (2002; No good deed ‒ Inganni svelati), da un racconto di D. Hammett, altra intensa storia di crimine con Samuel L. Jackson e Milla Jovovich, oltre a dilettarsi nel produrre e dirigere brevi racconti erotici quali Wet, della serie Tales of erotica (1996), ed Erotic tales ‒ porn.com (2002).

di Federico Chiacchiari – da Enciclopedia del Cinema Treccani (2004)

 

CINQUE PEZZI FACILI DEL CINEMA DI BOB RAFELSON

 

The Monkees Head 1968 Bob Rafelson Psychedelic Movie Divx4

Five Easy Pieces” (1970 Bob Rafelson)

Five Easy Pieces (2/8) Movie CLIP – Freeway Performance (1970) HD

The King Of Marvin Gardens (1972)

Stay Hungry Official Trailer #1 – Jeff Bridges Movie (1976) HD

 

The Postman Always Rings Twice (1981) Dir. Bob Rafelson

 

e infine:

NYFF Q&A: The King of Marvin Gardens
Film Society Program Director Richard Peña speaks with director Bob Rafelson on The King of Marvin Gardens, his follow-up to Five Easy Pieces.

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