CLIMAX – Incontro con Gaspar Noé

Abbiamo incontrato Noé a Milano, in vista dell’uscita italiana di Climax. Un’occasione per parlare della musica utilizzata nel film, degli attori non professionisti e dei riferimenti cinefili

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«L’atto sessuale è un modo per riprodursi, per sentirsi vivi. Una vitalità, però, sempre legata alla morte. Non c’è nulla di più noioso che andare a un matrimonio e non c’è nulla di più interessante che andare a un funerale». (Gaspar Noé)

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«A qualcuno è mai successo che abbiano messo droga nel bicchiere?», inizia così il dialogo con Gaspar Noé per la presentazione milanese di Climax che, dopo più di un anno dalla presentazione al Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane dal 13 giugno, con Mial Vision e Europictures.

Siamo nel 1996. Un gruppo di ballerini e danzatori francesi (23 più il piccolo Tito, figlio di Emmanuelle, responsabile del gruppo) viene selezionato per un progetto coreografico che si terrà negli Stati Uniti. Prima di imbarcarsi, però, i ragazzi effettuano le prove all’interno di un fatiscente complesso scolastico. Tra vogueing, waacking, krump e dialoghi bassi tipici del maschio alfa medio (dal sesso di gruppo a quello anale), inizia la festa di fine percorso, affiancata da patatine e sangria corretta all’LSD. La spensieratezza lascia così posto all’incubo, alla paranoia, alla macelleria. «Ho scelto quasi tutti ballerini senza esperienze attoriali», spiega Noé, «a parte Sofia Boutella e Souheila Yacub, le uniche del cast che hanno fatto corsi di recitazione. A tutti i danzatori ho chiesto di essere spontanei davanti alla mdp. La scelta di due sole attrici professioniste è avvenuta affinché “guidassero” gli altri ragazzi durante il crescendo degli effetti dovuti alla droga».

Altra grande protagonista, oltre la danza, è la musica, tra cui Daft Punk, Giorgio Moroder, Soft Cell, Aphex Twin: «Sono tutti brani di metà anni Ottanta, quelli che ascoltavo quando ballavo in discoteca. Sono presenti diverse versioni strumentali, alcune mai uscite in commercio, perché non volevo che la parte cantata interferisse nei dialoghi dei personaggi». E se, verso le battute finali, si fanno inevitabili le citazioni vermiglie del Suspiria di Argento, i riferimenti a quei cineasti («padri putativi») che hanno formato il percorso visionario di Noé vengono palesati fin dall’incipit della storia, quando pile di libri e vhs accerchiano le presentazioni (rigorosamente attraverso tubo catodico) dei ballerini: «Ho amato Possession di Zulawski, Eraserhead di Lynch, Querelle de Brest di Fassbinder… ma in questo film non avevo la volontà di voler scioccare lo spettatore. L’intenzione era quella di filmare un gruppo di ragazzi che si divertono».

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