"Clip", di Maja Milos

clip

Clip è un lavoro composito che proprio per la sua posizione appartata, particolare – anche geograficamente parlando, da quella Serbia in netta ripresa nel comparto cinematografico –, da un lato neutralizza i debiti e gli accostamenti, e dall’altro li fa propri per collocarsi in una sua particolare posizione, discorso. Opera prima della regista Maja Milos

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Belgrado, generazione post-guerra. Jasna è un’adolescente con un gruppo di amiche, una sorella minore lontana negli affetti e nei rapporti, un padre malato terminale e una madre che tra alti e bassi emotivi tenta di mandare avanti la famiglia. La vita scolastica e non di Jasna scorre tra silenzi, litigi, ore piccole e sveglia presto la mattina, alcol, droghe, sesso. Il catalizzatore di tutto ciò è Djordje, ragazzo di cui è follemente innamorata. Il loro sprofondare e riemergere sempre più è accompagnato dalle riprese, dalle fotografie, dalle musiche del cellulare di Jasna…

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Clip è un lavoro composito che proprio per la sua posizione appartata, particolare – anche geograficamente parlando, da quella Serbia in netta ripresa nel comparto cinematografico –, da un lato neutralizza i debiti e gli accostamenti, e dall’altro li fa propri per collocarsi in una sua particolare posizione, discorso. Opera prima della regista Maja Milos, trentenne laureata alla Facoltà di Arti Drammatiche di Belgrado con alle spalle diversi cortometraggi premiati nel giro festivaliero e la partecipazione al Talent Campus della Berlinale nel 2006, il film tende quindi, allo stesso tempo, ad un avvicinamento e ad un allontanamento da ricerche e percorsi cinematografici dei più eterogenei e stratificati e conosciuti: da un lato il lavoro sull’immagine, sulla “pressione” scopica che subiamo in una società contemporanea ad alto tasso di comunicazione, e il nostro conseguente riflusso e sdoppiamento in doppelgänger “pubblici” che a volte hanno poco a che fare con il proprio, intimo, essere: una linea guida filmica che parte dalle chiuse e cupe ossessioni di Michael Haneke (la trilogia visiva Benny’s Video, Funny Games, Niente da nascondere) e Antonio Campos (Afterschool) per arrivare alla messa in scena dello stesso linguaggio con cui la vicenda è mostrata (il dittico delboniano La paura e Amore carne); dall’altro il concentrarsi sulla conseguente adolescenza contemporanea, nativi digitali il cui rapporto con le immagini è essenzialmente bulimico ed epilettico, che non passa solo per i device tecnologici ma investe ogni forma di segno/icona/pubblico, e visti in definitiva come lo stadio primo e ultimo dove gli eccessi odierni si riversano: da Spring Breakers andando a ritroso nelle generazioni verso Thirtheen et similia.

La Milos plasma questo sostrato per i suoi personali e originali scopi, immergendo il tutto in una Belgrado fatta unicamente di strade, palazzine, cortili, che più di un ambiente aperto, dinamico, trasmette solo vuoto e oppressione fisica, con interni bui e spazi semi-deserti, dove tutto può accadere: da una scopata davanti l’ascensore all’assalto alla scuola che dura tutta la notte. Anche se la regista avverte preventivamente che questo tipo di gioventù è ramificata in tutto il tessuto urbano mondiale – e ha ragione –, è evidente come le ricadute che tali ossessioni e resistenze hanno nella Belgrado da lei filmata siano di ben altro spessore: più che i blandi riferimenti all’America e al Kosovo, sono l’abbandono familiare, il fallimento economico, la disgregazione emotiva a rappresentare i correlativi oggettivi più vicini a quanto vivono gli adolescenti di Clip.

Ed è proprio l’originalità e la vicinanza di queste vicende, queste vite, che permette alla Milos di non perdere e prendere la mano mostrando le innumerevoli violenze fisiche e psichiche che questi ragazzi subiscono e impongono, grazie anche ad un lavoro di ricerca durato due anni: dalla visione, incessante, su YouTube di tali filmati alla ricerca, incessante, degli attori adolescenti, con cui ha poi costruito un rapporto di vicinanza fatto di confidenze e costruzione minuziosa del personaggio e delle sue azioni. Perché il mistero più grande resta quello dell’amore e dell’amicizia in mezzo a tutto questo dolore, mistero che la Milos rende come è: consequenziale alla cocaina e ai pompini, perché la Jasna che assiste al pestaggio di un ragazzo a scuola è la stessa che crolla alla vista dei bambini orfani, come la stessa Jasna che soffre d’amore per Djordje è la stessa Jasna che alla fine verrà baciata, insanguinata, in mezzo ad una festa di adolescenti.

 

Regia di: Maja Milos
Interpreti: Isidora Simijonovic, Vukasin Jasnic, Sanja Mikitisin, Jovo Maksic, Monja Savic, Katarina Pesic, Sonja Janicic
Origine: Serbia, 2012
Distribuzione: Il KiNo
Durata: 102'

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