"Cocapop", di Pasquale Pozzessere


Tre generazioni a confronto con la cocaina in un elegante appartamento romano, che diventa iperluogo atemporale dove fluttuano le vite e la dipendenza di Vittorio, Lorenzo e Laura. Interessante idea di Pasquale Pozzessere, che purtroppo non raggiunge i risultati voluti, inabissandosi troppo in terreni didattico-televisivi

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Un appartamento romano è il teatro di posa in cui passano le vicende di tre generazioni alle prese con la cocaina. Vittorio è un anziano, benestante e insospettabile signore, la cui moglie scopre per caso essere dipendente dalla polvere bianca. Lorenzo è uno studente brillante e pieno di amici, con due genitori giovani che lo coccolano e che si ostinano a non voler vedere la tossicodipendenza del ragazzo. Laura è una giovane musicista appena tornata da Berlino, sola e in preda alle allucinazioni, che si accorge di essere incinta.

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Buona l’idea dell’appartamento come iperluogo sfuggente, così come quella del passaggio atemporale delle tre generazioni. Pozzessere sceglie di seguire i suoi protagonisti in spazi ristretti, con macchina a mano  e  inquadrature sbilenche, spesso primi piani traballanti. E in questo continuo essere messi con le spalle al muro gli attori sono tutti molto bravi; da Arnaldo Ninchi e Lisa Gastoni fino a Stefano Masciolini. Interessante poi la scelta di sdoppiare Anita Caprioli in due episodi e in due ruoli specularmene opposti, quello della madre – in realtà poco credibile perché troppo giovane – sottomessa e premurosa di Lorenzo-Masciolini, e quello di Laura, con la sua disperazione muta.

L’intenzione di andare oltre il melodramma e al tempo stesso evitare l’approccio documentaristico dell’inchiesta si vede ed è coraggiosa. Purtroppo però il risultato non è all’altezza delle premesse, e  Cocapop manca di una struttura convincente sia nei dialoghi che nelle immagini. Visivamente il continuo rimando ai colori – al rosso in particolare: i mobili, le composizioni di frutta, i capelli di Lorenzo e il sangue di Laura – e al pop geometrico delle forme appare ingenuo e quasi forzato, così come i dialoghi. È come se il messaggio,  di per sé assolutamente condivisibile, prendesse troppo la mano, diventando prepotente nel suo non voler essere scontato. Raccontare l’intimità familiare di chi vive la cocaina, la solitudine delle quattro mura – e qui torna l’idea, potenzialmente ottima, dell’appartamento iperluogo teatrale – e dividere il racconto in tre generazioni, è un modo non scontato per affrontare il discorso sulla cocaina e sulla sua diffusione. Peccato che Cocapop risulti traballante come certe sue inquadrature, forse perché l’eccesso didattico del messaggio lo rende molto più adatto al piccolo che non al grande schermo.

 

 

Regia: Pasquale Pozzessere
Interpreti: Anita Caprioli, Lisa Gastoni, Arnaldo Ninchi, Stefano Dionisi, Stefano Masciolini
Durata: 88’

 

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    Un commento

    • Ernesto Cataldi

      Le opere di Pasquale , conoscendolo , non possono che essere quelle . Lasciano una tristezza profonda , a volte sconvolgente , che ti fa a lungo pensare . Pasquale , non cambiare ; continua ad essere te stesso ; rispetta i giudizi critici ma continua a produrre quello che senti di poter trasmettere al prossimo .