COLONNE SONORE – Razmataz, un radiodramma illustrato

Il 28 marzo nell'ambito della rassegna Pirati della bellezza alla Cineteca di Bologna, Paolo Conte ha incontrato il pubblico a seguito della proiezione di Razmataz. Un'opera ambiziosa e singolare, dove all'amore del cantautore piemontese per il jazz americano si unisce la passione per la pittura.

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Le passate incursioni dell'artista erano avvenute soprattutto negli anni Ottanta come compositore di colonne sonore di film italiani, tra i quali Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante di strada (1983) e Sotto..sotto..strapazzato da anomala passione (1984) di Lina Wertmuller; nel 1982 era stata la volta invece di Tu mi turbi di Roberto Benigni, dove la famosa Via con me venne inserita nella colonna sonora, come accadrà tempo dopo anche in French kiss (1995) di Lawrence Kasdan.


In Razmataz, singolare opera del cantautore, il linguaggio cinematografico diviene collante tra la musica e l'arte figurativa, dando vita alla creazione di un racconto che definire film sarebbe improprio. Lo si può battezzare come un radiodramma illustrato, o story-board recitato, per usare le parole dello stesso autore.


La proiezione ha inizio di fronte ad una sala gremita di  cinefili ed estimatori dell'Avvocato di Asti. Ed è una lunga proiezione che copre più di due ore, durante le quali si avvicendano alla stregua di fotogrammi circa 1800 tavole eseguite con tecniche varie ( matita, gouache, pastelli ad olio, inchiostri) e realizzate da Conte, delle quali si impossessano le musiche originali edite anch'esse nel 2000, così come il dvd Razmataz, nell'omonimo cd. Diventa arduo impedire al piede di scandire il ritmo delle numerose composizioni musicali che si susseguono – dal vaudeville al valzer, fino  alla giava diavolesca-  ed esplodono nei colori della sua pittura. Musica per i vostri piedi, madame.

Siamo a Parigi, corrono gli anni Venti. Le avanguardie artistiche stanno distruggendo tutte le forme stantie per avventurarsi nella creazione  di nuovi codici, padri di figure moderne e scattanti così come non se ne erano mai viste prima. Mentre la capitale francese si muove alla velocità del modernismo, un senso di curiosità mista a timore attraversa strade e salotti: dall'America è arrivata la negritudine, portando con sé la nuova musica, il jazz. All'interno di cotanta suggestiva atmosfera si consuma la vicenda della scomparsa della ballerina nera Razmataz, giunta a Parigi con la sua compagnia di musical. L'unica certezza che la riguardi è il suo nome, fedelmente ancorato al suono,   onomatopeico e 'spazzolato' Sulle sue orme si mette presto il commissario Aigrette, le cui indagini vengono popolate di personaggi caricaturali e briosi. Come Flirt, il celeberrimo stilista parigino, e Pastrone, sciupafemmine italiano, o ancora la scrittrice di gialli Jessica Elliot accompagnata dal suo fido segretario cinese Yellow Book. Ciascuno di loro vive la sua esistenza di cliché assoluto, ma è proprio la ripetizione dello stereotipo ad annullare la condizione di luogo comune per elevare la rappresentazione ad una propria dimensione. Le didascalie dal gusto letterario un po' retrò fanno il mestiere di traduttore in un'opera dove ogni personaggio parla la sua lingua, più o meno come accadeva ne Le mepris di Godard. Attraverso le parole e i dialoghi scanzonati, le figure accelerano il loro immobilismo da esposizione pittorica; con l'aiuto della musica tutto si lega, diviene armonico sino a mimare lo svolgimento di una pellicola cinematografica.


Al termine di Razmataz il Conte è pronto a subire il fuoco di fila dei suoi fans. Le curiosità cinefile riguardano la tecnica cinematografica, ma l'Avvocato le lascia insoddisfatte con un ghigno e dichiara che lui, di cinema non ne sa mica tanto, ha fatto tutto guidato unicamente dall'ispirazione, e gira le domande agli esperti presenti. Di conseguenza le domande in sala si dirottano sulla musica, le parole e le sue tecniche di composizione. C'è un ultimo quesito che  tormenta il pubblico però. Che la ballerina Razmataz fosse una Josephine Baker trasposta nel mondo contiano? Qualcuno glielo chiede, ma lui ride, e come spesso fa, dice e non dice..

Cinque dischi per capire:


 


Paolo Conte – Paolo Conte (1974)


Paolo Conte – Paris, Milonga (1981)


Paolo Conte – Razmataz (2000)


Stephane Ginsburgh plays Marcel Duchamp – Erratum Musical (2000)


Various Artists – Jazz of the world forgot, vol.1: jazz classics of the 1920's (1996)


 


 


Il sito di Razmataz www.razmataz.info

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