Come la stampa e il web hanno vissuto gli Academy Awards

Tra Chris Rock, Sly e Iñárritu, il vero vincitore anche per i media rimane Leonardo DiCaprio

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------
Nonostante gli Oscar rimangano un’ autoproclamazione di una ristretta (bianca) élite, ogni anno il mondo esterno rimane incollato per sette ore al televisore aspettando sorprese che puntualmente non accadono. Ma l’attesa è riempita da tutto il trafficare laterale che garantiscono i social e le varie dirette parallele a quella ufficiale. Gli Oscar sono sopratutto un’infinito lavoro di riscrittura, un continuo rimetter in gioco una memoria pop comune. Quindi vediamo come questa 88esima edizione è stata ricevuta dalla stampa specializzata e dalla rete.La controversa scelta per la conduzione di Chris Rock ha creato sentimenti discordanti nei commentatori. Per Daniel Fienberg dell’Hollywood Reporter il monologo di apertura era eccessivamente monotematico, insistendo solamente sulla questione razziale dell’Academy senza però mettere a segno i giusti colpi. Per James Poniewozik del New York Times invece la performance di Chris Rock è stata “bilanciata senza essere insipida”, mentre per Michael Schulman del New Yorker “è stata una vera salvezza non aver avuto Seth MacFarlane o Neil Patrick Harris a mettere sotto il tappeto le magagne dell’Academy”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il L.A. Times che inserisce la routine del conduttore tra i momenti migliori dell’edizione definendola “mirata ed incendiaria“. Su internet i commenti sono svariati e variegati ma prevalentemente si rimprovera al conduttore afroamericano di aver difeso solo la sua etnia, lasciando ingiustificatamente indietro le altre. 370,440 tweets menzionavano Chris Rock e secondo una società specializzata in marketing il 57% era neutrale, il 27% positivo mentre il 16% si dichiarava contrario.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ma questi Oscar non sono rimasti solo nel solco tracciato dalle polemiche di #OscarsSoWhite, visto che ogni personalità che saliva sul podio di sentiva in debito di comunicare al mondo un messaggio di solidarietà. Particolarmente apprezzati sono stati quelli di Pete Docter sulle asperità della crescita e di Joe Biden con Lady Gaga per sensibilizzare l’audience verso le violenze sessuali nei college. Alejandro Iñárritu impugnando il suo quarto Oscar si è invece lanciato in un discorso in difesa delle minoranze che Pete Hammond su Deadline non esita a definire “storico”, nonostante il regista messicano poi accuserà di essere stato bloccato dalla solita intrusione musicale.

Ma la parte del leone di questi Oscar l’ha recitata ovviamente Leonardo di Caprio, spinto da un rumore internettiano di bibliche proporzioni che si è riversato come un mar rosso sulle timeline dei vostri social. E Leo non si è tirato indietro lanciandosi anche lui in un fluviale discorso di assegnazione dell’agognata statuetta, in una tirata ambientalista che, però, nessuno si è sentito di interrompere. Niente cavalcata delle valchirie per lui ma una serie ininterrotta di retweet che hanno finito per mandare in crisi il sito: il suo nome è stato inserito in più di 440.000 messaggi al minuto, stracciando il record della foto di Ellen DeGenens dell’edizione passata (In Italia se l’è dovuta vedere con Morricone in un epico testa a testa). Il novello premio Oscar è stato anche il più commentato su Facebook, che, durante la cerimonia, ha raccolto 24 milioni di utenti per 67 milioni di interazioni, in deciso aumento rispetto alla scorsa manifestazione. Numeri comunque prevedibili vista la viralità che ha influenzato la marcia di avvicinamento a questi 88esimi Oscar, accompagnati da due ali di memes più che dal tappeto rosso (c’è chi addirittura lo ha trasformato in 8-bit e in arcade).

Poi infine, mentre la cerimonia, a detta dei commentatori, cominciava a scemare, i riflettori si sono concentrati su Spotlight, il vincitore della statuetta più preziosa. Ma è durato tutto un battito di ciglia, nonostante i tentativi del cast del film di accaparrarsi la loro giusta quota mediatica. Dichiarazioni rivolte direttamente a Papa Francesco, Mark Ruffalo che prova a rubare un Oscar formato gigante, il canonico selfie di gruppo. Tutto inutile.Perché nella memoria di tutti, nonostante i boicottaggi, il raddoppio di Iñárritu e i videomessaggi di Schwarzy a Sly, questi sono stati e rimarranno gli Oscar di Leo, a suggellare l’ennesima favola hollywoodiana.

1456731345_CcW-HcEUMAAaFQ_

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array