Come un padre, di Alessio Di Cosimo

Maestro per Guardiola, mentore per Totti, angelo custode per Baggio. Per tutti, un padre. Il ritratto nostalgico di Carlo Mazzone, figura mitica di un calcio ormai scomparso. Su Amazon Prime Video

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Come un padre non è la solita storia di grandi vittorie, non è il racconto dell’epica conquista di gloriosi trofei in leggendari stadi internazionali. Carlo Mazzone non ha mai seduto sulle panchine di quelle tre potenti società calcistiche del Nord Italia che dall’inizio del secolo scorso si sono divise tre quarti degli scudetti messi in palio. Si tratta di un semplice racconto di umanità e amore sincero verso il calcio e i suoi tifosi, un sentimento che sempre più sta scomparendo dagli stadi ma soprattutto nell’indifferenza delle televisioni a pagamento. Carlo, Carletto o Sor Magara, che dir si voglia, è sempre stato l’allenatore del popolo, sanguigno e verace come solo un trasteverino doc sa essere, ma allo stesso tempo è stato un tecnico moderno capace di ispirare decine di grandi calciatori e futuri allenatori di successo. Durante la sua lunga carriera – detiene ancora oggi il record di panchine in Serie A – Mazzone è stato etichettato come catenacciaro e difensivista, più a causa delle squadre che ha allenato che per il suo modo di intendere il calcio. Il documentario di Alessio Di Cosimo celebra con affetto la figura mitica di Carlo Mazzone a partire dalla miriade di testimonianze dei suoi “figli” sportivi, ancora oggi estremamente riconoscenti e affascinati da quel suo modo così diretto e premuroso.

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Francesco Totti, Roberto Baggio, Andrea Pirlo, Pep Guardiola, Giuseppe Giannini, Marco Materazzi e tanti altri. Tutti convocati e schierati dal regista per ricordare quello che per ognuno di loro è stato un padre sportivo, non a caso è nato proprio il giorno della festa del papà, come ricorda Totti. Le tante interviste sono punteggiate da storiche immagini di repertorio, indispensabili per tratteggiare con fedeltà un ritratto il più possibile autentico e chiaro per lo spettatore. Di Cosimo decide inoltre di inserire alcune scene di fiction per ricostruire l’infanzia del protagonista, una scelta che potrebbe apparire azzardata ma che tutto sommato funziona in quanto circoscritta a qualche singolo momento più significativo. Il documentario prende ben presto una piega nostalgica con un’infinita serie di aneddoti riportati dai personaggi convocati dal regista. Dai tormentoni leggendari, come “difensore scivoloso, difensore pericoloso” o “palla all’insù, Gesù aiutaci tu”, ai preziosi consigli dati ai suoi giocatori e ai suoi colleghi più giovani, tutto viene ricordato col sorriso e imitando quel romanesco strascicato tipico del Sor Magara. Totti ricorda con affetto il senso di protezione che il mister aveva nei suoi confronti, un talento così puro romano e romanista, non a caso con lui è arrivato in prima squadra e ha segnato lo storico primo gol in Serie A. Tra i più commossi c’è sicuramente Roberto Baggio, chiamato al Brescia da Mazzone dopo un’estate da “disoccupato” a causa dei tanti problemi fisici. “Io mi sarei gettato nel fuoco per lui”, afferma il Divin Codino senza indugi e a favore di camera. Mazzone ha sempre avuto un occhio di riguardo per i giocatori più talentuosi, quelli che possono risolverti la partita da un momento all’altro, e proprio per questo i più fragili. Pep Guardiola, oggi tra gli allenatori più vincenti della storia del calcio, ha giocato in quello stesso Brescia e proprio lì ha imparato che non tutti i giocatori vanno trattati allo stesso modo, “Roberto era diverso” dice ad un certo punto. Non è un caso che tra le sue mani sia esploso definitivamente un talento impressionante come Leo Messi, e non è un caso neanche che Pep abbia voluto Mazzone presente allo Stadio Olimpico durante la sua prima finale di Champions League nel 2009.

Grande spazio viene lasciato alle partite più rappresentative della sua storia, come il derby romano del 1994. Il presidente Franco Sensi lo aveva appena riportato sulla panchina della sua Roma e la stampa già prospettava uno scontro sproporzionato tra la Lazio sfavillante di Zeman e la Roma catenacciara di Mazzone. Quel derby si chiuse sullo 0-3 per i giallorossi e con il mister a festeggiare sotto la Curva Sud; in questo modo conquistò per sempre i tifosi romanisti. La corsa più celebre di Mazzone resta quella del derby bergamasco del 2001 tra Brescia e Atalanta, quando al gol del pareggio di Baggio il mister si diresse indiavolato verso la curva atalantina a causa degli insulti sulla madre e sulla città di Roma, a tutti gli effetti la sua seconda madre. Un passionale, un orgoglioso, a Roma si direbbe un gran “rosicone”. Come quando nel 2000 alla guida del Perugia si ritrovò all’ultima giornata di campionato contro la Juventus, alla quale bastava un solo punto per vincere lo scudetto sulla Lazio seconda. Tutti già davano il Perugia sconfitto, in qualche modo sottomesso allo “strapotere” bianconero, ma Mazzone ne fece una questione di orgoglio e preparò i suoi ragazzi ad una battaglia, come ricorda Marco Materazzi. “Io posso dì tutto a tutti, ma non tutti possono dì tutto a me”, questo era il suo mantra. Quella partita finì 1-0 per gli umbri e lo scudetto andò di diritto ai biancocelesti, ai quali Mazzone mandò un messaggio pregno della solita tagliente ironia trasteverina: “C’è voluto un romanista pe favve vince un campionato”.

Carletto Mazzone è il simbolo del calcio di una volta, quello dove giravano ancora pochi soldi e pochi sponsor, in cui si giocava sempre la domenica e gli agenti non contavano nulla, ma gli allenatori avevano un ruolo pedagogico fondamentale nei confronti dei propri giocatori. Per questo commuove vedere un 85enne col pallone tra i piedi e il sorriso di un bambino su quello stesso prato in cui ha trascorso buona parte della propria esistenza. Il documentario di Alessio Di Cosimo riesce così nel suo intento celebrativo ma comunque antiretorico, colmo di sincera umanità e dallo sguardo lucido rivolto al passato. Come racconta Gigi Di Biagio dalle ultime parole del mister il giorno in cui ha lasciato per la seconda volta la sua Roma: “Ao, nun avemo vinto niente, però ammazza le risate che se semo fatti”. Questo è Carlo Mazzone.

Regia: Alessio Di Cosimo
Interpreti: Francesco Totti, Roberto Baggio, Pep Guardiola, Marco Materazzi, Carlo Mazzone, Andrea Pirlo, Giuseppe Giannini, Claudio Ranieri, Giuseppe Signori, Gigi Di Biagio
Distribuzione: Amazon Prime Video
Durata: 78′
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
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Il voto dei lettori
3.14 (14 voti)
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