Come Undone: Robbie Williams, l'ultimo divo pop

robbie williams live

Sembra aver sempre saputo che essere la pecora nera l’avrebbe portato lontano. Forse per questo il figliol prodigo della Gran Bretagna ha spesso gridato la propria inadeguatezza al mondo del pop, che l'ha eletto suo Re. Cronistoria di un personaggio iconico capace di coniugare un’indole controversa a una vocazione all'immagine. In sala solo il 12 giugno

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robbie williams liveRobbie Williams sembra aver sempre saputo che essere la pecora nera l’avrebbe portato lontano.
Ed è forse per questo che il figliol prodigo della Gran Bretagna ha spesso gridato a pieni polmoni la propria inadeguatezza, le sue tante fragilità, in una delle sue canzoni più belle, Come Undone, dove, nei live, si rivolge direttamente alla madrepatria, aggiungendo “Britain”, al verso “because I’m scum and I’m your son”.

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Sono feccia, e sono tuo figlio, Gran Bretagna. E il Regno Unito, fedele alla sua lunga tradizione di popstar ribelli e distruttive, da David Bowie a Keith Richards, l’ha non solo più volte perdonato degli scandali, ma eletto suo Re, a scapito degli altri idoli del brit pop e soprattutto dei suoi stessi compagni di palcoscenico, gli altri membri dei Take That, i bravi ragazzi che di fronte alle sue continue intemperanze non avevano esitato a farlo fuori dal gruppo, per poi sciogliersi poco dopo tentando carriere soliste poco appaganti.

take thatErano gli anni Novanta e milioni di ragazzine in lacrime così come i giornalisti di gossip e musica pensavano che dopo l’abbandono della più grande boyband del decennio Robbie sarebbe presto scomparso dalle scene, rinnegato persino dai fratelli Gallagher degli Oasis, a cui si era accompagnato prima della dipartita dai Take That, apparendo anche a sorpresa, da mascotte ossigenata e fuori controllo, sul palco del loro live a Glastonbury nel ’95.

In quel suo rutilante training da rock star, Robbie beve, si droga, ma cosa ancor peggiore agli occhi dei fans, osa fare da ponte tra due ambienti inconciliabili, dando vita a una strana figura lontana tanto dalla perfezione apollinea del prodotto pop confezionato su misura per il suo pubblico, quanto dalla sregolatezza dionisiaca del rock, che mai gli avrebbe perdonato il suo pedigree da popstar.

E invece, a conti fatti, la maggiore conquista di Robbie Williams, araba fenice del pop-rock inglese, è proprio quella di essere riuscito, negli anni a venire, a racchiudere in sé questa duplice natura, in apparenza tanto inconciliabile: un apparato pop che fa dell’immagine il suo punto di forza e un’indole controversa, quasi ‘bipolare’, incline a slanci di incontenibile energia e momenti di estrema fragilità, che lo portano a rilasciare interviste deprimenti, a dubitare apertamente delle proprie capacità (dopo gli esperimenti crooner di Swing When You're Winning), a rintanarsi lontano dalle telecamere.

Ecco quindi che, dato per spacciato, “il ballerino obeso dei TT” (come l’aveva simpaticamente definito ai tempi Liam Gallagher) rinasce da una cover, Freedom di George Michael, primo atto di una produzione musicale fortemente autobiografica, che trova un punto fermo in Guy Chambers, autore, produttore e ‘anima gemella’, in grado di mettere in versi l’esistenza di Robbie, dal ‘97 fino alla recente separazione. Sono gli anni dei grandi successi di Strong (di nuovo incentrata su un’ammissione di debolezza “You think that I’m strong, you’re wrong”), l’inno di Angels, e una serie di hit a cui corrispondono anche delle performance video che rivelano il potenziale di Robbie come attore.

robbie videoSempre protagonista di veri e propri micro-film, che vanno dalla love story sportiva di She’s the one a quella western di Feel, a quella da heist movie di Eternity, dove l’idillio amoroso viene spezzato dall’irruzione nella maestosa villa della polizia, che trascina via in manette il rapinatore romantico.

Robbie gioca con la propria immagine, si traveste, cita a piene mani dal cinema e dalla musica, sfiorando il meta-linguaggio con il remake vintage di Something Stupid, in coppia con una Nicole Kidman reduce da Moulin Rouge, e con Rock D.J. , dove è una popstar che per compiacere il suo pubblico si denuda fino a scarnificarsi (inutile dire come il video sia stato immediatamente censurato…); o ancora, confrontandosi con icone immortali come Elvis – in Advertising Space – e James Bond, in Millennium, che lo fa entrare in lizza tra i papabili interpreti del nuovo 007, ruolo poi andato a Daniel Craig.

 

Quello con il cinema è un flirt costante, mai concretizzato su un vero set, ma sempre interiorizzato in una messa in scena di sé che mette in luce un senso dello show biz istintivo e fuori dal comune: dal protagonista allucinato di Tripping, in cui mostra tutto il repertorio di smorfie e facce buffe, alla performance en travesti di She’s Madonna – vetta glam e camp della sua carriera assieme al Bianconiglio della cover You Know Me – Robbie mette continuamente in scena la sua maschera deformata e indefinibile, come quel fisico che ingrassa e dimagrisce, mette su muscoli e tatuaggi da 'duro', ma rivela la passione casalinga tutta inglese per i dolci, il calcio e i talent show.

La sua ultima rivoluzione lo vede infatti marito e padre felice, in un universo privato traboccante di dolcezza, come il singolo Candy, dove, stretto in un completo rosa confetto che rivela il peso degli anni, si concede l'ennesimo ritornello tormentone, scongiurando con il successo del pezzo il declino inevitabilmente prognosticato dopo la fine del sodalizio con Chambers.
E, ora, fedele al carattere intensamente cinematografico del suo essere, sempre, on stage, porta sul grande schermo, per un giorno come ogni evento che si rispetti, il suo concerto all’O2 Arena di Londra, di nuovo pronto a riprendersi la corona.

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