Conan O’Brien, da I Simpson agli Oscar 2025
Autore televisivo, conduttore di un late show seguitissimo, attore, podcaster e adesso host degli Academy Awards: alla scoperta del volto più versatile della televisione americana

Chi è che ha lavorato per l’SNL e per I Simpson come autore, è apparso in una puntata di Un posto al sole (sì, la soap di Rai Tre), conduce un podcast seguitissimo, ha recitato in un film con A$AP Rocky presentato all’ultimo Festival di Berlino e, dopo quasi trent’anni da host di un late night, ha condotto l’ultima edizione degli Oscar? Probabilmente uno dei volti più versatili, e in un certo senso anarchici, dell’intero show business statunitense, Conan O’Brien, che nonostante abbia sempre lavorato all’interno del sistema d’intrattenimento istituzionalizzato, è sempre sfuggito ad una chiara classificazione ed è per questo difficile da inscatolare in una definizione specifica.
Cresciuto in una famiglia cattolica di origini irlandesi nella periferia di Boston, si laurea in storia e letteratura all’Università di Harvard. Lì inizia collaborando con l’Harvard Lampoon (la rivista umoristica più antica al mondo, quella da cui sarebbe nato il National Lampoon di Animal House) e scrivendo alcune commedie messe in scena a Los Angeles. Inizia quindi la sua carriera come autore, dal 1988 con il Saturday Night Live e successivamente, dal 1991, per I Simpson (nei quali è poi in seguito apparso in diverse occasioni).
La consacrazione definitiva arriva però quando la NBC lo sceglie per succedere alla conduzione del Late Night dopo l’addio alla rete di David Letterman. Tra una difficoltà e l’altra Conan O’Brien, considerato troppo atipico per gli standard televisivi del tempo (la critica lo ritiene troppo east coast, leggasi sofisticato, per funzionare con un ampio pubblico), riesce a conquistare sempre più un ruolo di rilievo all’interno del palinsesto, arrivando a mantenere tale popolarità, seppur con cambi di emittente e di format, nel corso di tre decenni.
Fino a questo punto la carriera di Coco (così soprannominato da Tom Hanks durante una gag) sembra essere, nonostante tutto, standard, simile a quella di qualsiasi collega. Negli ultimi anni ha però iniziato a partecipare a progetti sempre più diversi tra di loro, uscendo quindi definitivamente dagli schemi. Nel 2018 esce per la prima volta dal piccolo schermo, diventando l’host del podcast Conan O’Brien Needs a Friend. “Dopo 25 anni di intense ricerche di mercato, abbiamo compreso che il pubblico preferirebbe sentire la mia voce senza essere tenuto a guardare la mia faccia. Quindi gioisci, America” ha affermato durante il primo episodio. Il podcast ha come scopo quello di far fare amicizia con le star allo stesso O’Brien, che lamenta la sua incapacità di relazionarsi con persone che non lavorino per lui.
Con la fine poi del late show Conan, andato in onda dal 2010 al 2021, diventa inoltre il principale punto d’incontro tra il conduttore ed il suo pubblico. Non indossa più necessariamente l’abito, non è più costretto dai tempi della televisione e, soprattutto, può fare quello che vuole, anche perché in questo caso lo show è autoprodotto. Dopo trent’anni passati all’interno del sistema, O’Brien ne esce, ricomincia a divertirsi, in una vera e propria riappropriazione della sua immagine, a lungo legata esclusivamente al suo show e quindi di fatto alla rete televisiva che lo ospitava. Si riscopre come performer comico prima ancora che host. E non solo, perché nel 2019 presta il volto e la voce al personaggio di Wandering MC, dimostrando ulteriormente di essere sempre in ascolto rispetto a mondi extra televisivi.
Ecco quindi che arriva anche la sua prima apparizione da coprotagonista sul grande schermo in If I Had Legs I’d Kick You di Mary Bronstein, presentato a gennaio al Sundance e all’ultima Berlinale. Dopo diverse apparizioni nei panni proprio del suo personaggio televisivo, diventa per la prima una volta un attore nel vero senso della parola.
In seguito ad una gestione dell’evento che negli ultimi anni ha registrato continui cali di ascolti, ecco che viene chiamato proprio Conan O’Brien per provare a risollevare le sorti della Notte degli Oscar. “So cantare, so ballare, so fare il mago. Sono un ottimo contorsionista. Non saprete neanche cosa aspettarvi dal mio immenso talento. Potrebbe succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento” aveva detto, intervistato la scorsa settimana nel corso di Good Morning America.
Ed effettivamente lo si è visto fin dall’inizio dell’evento andato in onda la scorsa domenica, con buona parte del repertorio del presentatore espresso durante il monologo iniziale, a partire dal siparietto iniziale, giocando con The Substance come aveva fatto Billy Cristal con Il silenzio degli innocenti nel 1992. E poi, dopo qualche battuta (tra le migliori quella su Karla Sofìa Gascon) e gag (qui invece si segnala l’ottimo cameo di Adam Sandler), anche lo stacchetto musical, come a conferma di quanto detto nei giorni precedenti. In un’edizione nel complesso molto conservativa e in cui i vincitori si sono esposti poco, è stato proprio Conan O’Brien a lanciare le uniche frecciatine all’amministrazione Trump.
In attesa di sapere quale sarà il destino degli Oscar intesi come evento televisivo (ad oggi ABC condivide i diritti con Hulu, ma sembra che Netflix si stia inserendo per cercare di strappare quantomeno un’esclusiva streaming), il vicepresidente di Disney (proprietaria di Hulu) si è espresso a proposito di una potenziale riconferma del conduttore. “Dipende tutto da Conan, ma so che noi vorremmo sicuramente riaverlo per l’anno prossimo” ha confessato a Variety. Manca ancora tanto alla 98ª edizione degli Academy Awards, ma ciò che è certo è che a nessuno spettatore dispiacerebbe riavere Conan O’Brien come host il prossimo anno.