"Confessioni di una mente pericolosa", di George Clooney

Clooney si adatta purtroppo molto bene al gioco dello sceneggiatore Kaufman, lo segue precisamente sin dall'inizio ed è come se procedesse stancamente alla ricerca di uno stile volutamente effettistico, vuoto, a volte quasi tronfio.

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In Confessioni di una mente pericolosa, Clooney fa il suo esordio dietro la macchina da presa, vince l'Orso d'argento all'ultimo Festival di Berlino, e "mette d'accordo" praticamente tutti. Questo dorato esordio dell'attore americano è un cinema che gira su se stesso, dove c'è mancanza imbarazzante di cuore. Si inizia con il nudo del protagonista (Chuck Barris, produttore televisivo degli anni '60 e al tempo stesso agente segreto della CIA) intento a rievocare la sua vita, mentre dal televisore scorrono le immagini del Presidente Reagan. Dagli '80 ai '60 dunque, con un passaggio veloce, scandito dal ritmo febbrile del racconto. Poi, la cronaca della vita di Barris, del suo eterno doppio gioco (con le donne, con il lavoro, con la vita tout court) e del suo dividersi tra gli studi televisivi e i campi di addestramento del governo. Certo, in sottofondo c'è anche l'America della Guerra fredda, l'atmosfera calda dei locali alla moda, e il sogno americano da realizzare. Tutti segni questi, segnali inerti, privi di vita, posti però con grande precisione strutturale nei punti giusti del racconto, in quegli spazi evidentemente studiati con largo anticipo, non lasciando davvero nulla al caso. Il punto allora è proprio questo. Ci chiediamo dov'è che finisca il contributo di Charles Kaufman (autore della sceneggiatura) e dove incominci il lavoro alla regia di Clooney, visto che mai come in questo caso la due sfere sembrano coincidere pericolosamente. La risposta si trova facilmente, depositate nel senso di un filmare letteralmente offuscato/soffocato dal testo di Kaufman, dai suo ghirigori verbali (più o meno gli stessi di Adaptation), dalle sue tirare maledettamente intellettualistiche e falsamente teoriche che s-fanno ogni ipotesi di apertura (si tratta di un set, parafrasato peraltro nell'opera con il suo corrispettivo luogo televisivo, assolutamente privo di fessure, imbalsamato in una costante vitrea e impenetrabile) per trincerarsi in cifrature fredde, distanti, avvelenate da un accademismo di fondo che esce fuori soprattutto quando si tratta di costruire la meccanica della visione. Clooney si adatta purtroppo molto bene al gioco di Kaufman, lo segue precisamente sin dall'inizio (si permette solo qualcosa nella direzione degli attori, tra i quali l'eccezionale redidivo Rutger Hauer), ma è come se procedesse stancamente alla ricerca di uno stile volutamente effettistico, vuoto, a volte quasi tronfio (certi raccordi sono risolti anche abbastanza bene, ma sempre all'insegna di un'esibizione formale lontana anni luce da ogni possibile trasparenza), che finisce così con l'accentuare ancora di più il carattere scostante e artefatto di un'opera girata in vitro e risolta in una dimensione inaccessibile, da cui è stata bandita ogni possibile forma di emozione.


 


Titolo originale: Confessions of A Dangerous Mind
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: Charles Kaufman
Fotografia: Newton Thomas Siegel
Montaggio: Stephen Mirrione
Musica: Alex Wurman
Scenografia: James D.Bissell
Costumi: Renee April
Interpreti: Sam Rockwell (Chuck Barris), Drew Barrymore (Penny), George Clooney (Jim Byrd), Julia Roberts (Patricia Watson), Rutger Hauer (Keeler), Linda Tomassone (Monica), Fred Savage (Manager dell'Hotel), Matt Damon (Concorrente), Brad Pitt (Concorrente), Steve Adams (Direttore di Dating Game), Carlo Berardinucci (Cameriere), Micheal Cera (Chuck all'età di 8-11 anni), Joe Cobden (Comico), Bill Corday (Giudice di pace), Joey Elias (l'ubriaco), Micheal Ensign (Simon Oliver), Jennifer Hall (Georgia), Mike Paterson (impiegato), Emilio Rivera (Manny Benitez), James Urbaniak (Rod Flexner), Jerry Weintraub (Larry Goldberg)
Produzione: Andrew Lazar per Allied Filmmakers/Miramax Films/Broadway Films/Broadway Video/Kushner-Locke Company/Mad Chance/Npv Entertainment/Section Eight Ltd/Village Roadshow Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 113'
Origine: Canada/Germania/USA, 2003

 

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