CORRISPONDENZE – "Men's studies" e le uscite della settimana

Lo studio degli uomini in quanto tali e non piu' come rappresentanti di un concetto generico di umanita'. E' questa l'essenza dei "men studies'. Si tratta di una rilettura della vita degli uomini, che e' il cuore di questa disciplina. Come gli uomini vivono nel mondo, che tipo di esperienza hanno.

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     Il sistema accademico americano e' senza dubbio affascinante. Non solo per il modo in cui gli studenti ricevono la propria educazione, ma anche per la continua flessibilita' e interazione delle discipline che vengono insegnate e studiate. Questa mobilita', segno che identifica il pianeta America, si riflette anche qui a Hobart and William Smith a Geneva, New York. Un'universita' orgogliosa di definirsi "liberal art" (come e' ben chiaro dal sito), che ha tra i suoi corsi oltre alle discipline tradizionali, anche dei corsi che a noi italiani, sono assolutamente sconosciute, e impensabili come ad esempio "men studies".

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      L'intervista che segue e' stata realizzata circa dieci giorni fa con Rocco L. "Chip" Capraro, Associate Dean e Assistant Professor a Hobart e William Smith. Tra i corsi che insegna Chip Capraro, come viene comunemente chiamato, anche dal sottoscritto, insegna proprio "men studies".


In che cosa consiste questa disciplina ?


Prima dell'avvento dei "women's studies" avevamo "de facto" gia' una disciplina che si chiamava "men studies". Se si studiava la letteratura, si leggevano soprattutto autori uomini e si studiavano le loro esperienze. La letteratura in generale era interpretata da uomini. Se si studiava la storia, era la vita degli uomini e delle loro esperienze pubbliche ad essere studiata.


Come e' avvenuta l'evoluzione di questa disciplina?


La prospettiva era inizialmente maschile. Il movimento femminista, tra la fine gli anni sessanta e settanta, ha ridiscusso il ruolo e le esperienze delle donne. Per quanto riguarda, ad esempio, la storia americana oggi non si studia piu' esclusivamente la storia del settimo cavalleggeri, del generale Custer e dei nativi americani. "Women studies" affontava non solo la visione sulle donne, l'esperienza femminile, nell'interesse delle donne, ma anche della persona che insegna.  Tutto cio' ha riportato in auge la nozione di "genere'. Ma rimaneva un problema: mentre le donne venivano rappresentate come un "genere", gli uomini venivano considerati solo come dei generici esseri umani. Era quindi necessario dare agli uomini un genere e studiare la loro identita' e le loro esperienze.   Oggi studiamo gli uomini in quanto tali e non piu' come rappresentanti di un concetto generico di umanita'. E' questa l'essenza dei "men's studies". Si tratta di una rilettura della vita degli uomini, che e' il cuore di questa disciplina. Come gli uomini vivono nel mondo, che tipo di esperienza hanno. Il concetto della mascolinita' e la vita intesa come testo da analizzare.

All'interno dei "Men's studies" cosa viene studiato in piu?


 "Men's studies" e' interdisciplinario. Le discipline accademiche che in qualche modo hanno dato vita a "men studie" sono la sociologia, la storia e letteratura. Le prime due si interrogano sul concetto di esperienza, mentre la letteratura pone la questione sulla consapevolezza. Oggi ci sono studiosi di questa materia in tutti i campi: come ad esempio, gli studi religiosi che si interrogano su come gli uomini si mettono in relazione con Dio, che tipo di messaggi esistono, che tipo di testi si affronatno, cosa significa essere un uomo. Poi  c'e' la psicologia, soprattutto la psicologia infantile.


Ci sono degli argomenti che normalmente vengono presi in considerazione nell'insegnare questa disciplina?


Insegno due corsi. Uno si chiama teorie della mascolinita'. E' un quadro generale di argomenti accademici.


Le tre prospettive che prendiamo come punto di riferimento sono: la visione tradizionalista dell'essere uomo. La insegno come una teoria del lavoro. Esiste una divisione di lavoro nella societa'. Un gruppo (gli uomini) rispetto a un altro gruppo (le donne), ha certi obiettivi e responsabilita' nella societa'. Studiamo quello che si chiama il lavoro produttivo pubblico e i tradizionali ruoli maschili.  


Poi c'e' la prospettiva mito-poetica, che prende spunto da Robert Bly, uno dei grandi poeti americani. Questa prospettiva si focalizza sulla posizione degli uomini oggi. Bly e altri concludono che l'uomo non e' felice perche' e' separato dalla propria mascolinita', dal proprio padre che e' fisicamente o emotivamente assente. L'uomo non ha insegnamenti, sensibilita'. Molti ragazzi sono cresciuti da donne e gli viene insegnato a soddisfare le donne. Anche se questi ragazzi diventano degli uomini, sono  profondamente infelici, perche' gli e' stata negata quella mascolinita'. Altri poi vanno nell'altra direzione diventano ipermaschili, secondo il modello di Clint eastwood e John Wayne, Rambo e cosi via.  Mentre la prospettiva tradizionalista e' una prospettiva del lavoro, quella mito-poetica e' una teoria della personalita'. Consiste nel recupero della propria personalita' che era andata perduta. Questa identita' e' perduta, ma puo' essere riconquistata attraverso la mitologia, il folklore, le leggende, che non sono state corrotte dalla societa' moderna. La prospettiva poetica sostiene che questa perdita della mascolinita' puo' essere riconquistata nell'individuo, nel mondo interiore, nei sentimenti e nelle emozioni. Nella poesia, e' attraverso il linguaggio, che viene esplorato e ricostruita questa perdita.


La terza prospettiva e' quella femminista. Cosa vuol dire essere uomini secondo la teoria femminista? Da un punto di vista critico, e' una questione di potere. Essere uomo significa essere un membro di un gruppo, che come tale, opprime le donne. Gli studi femministi si sono concentrati soprattutto sulle esperienze delle donne come risultato dell'oppressione da parte degli uomini. Questa prospettiva studia le esperienze degli uomini, come gruppo dominante, dal punto di vista del potere. La prospettiva femminista riguarda la natura parodossale del potere degli uomini: come gruppo dominano il gruppo delle donne. Vogliamo sapere come de-costruire quel potere, e come dovrebbe essere modificato il rapporto. Tuttavia, mentre come gruppo gli uomini possiedono quel potere, come individui non si sentono necessariamente potenti, non si sentono dominanti e non si sentono in controllo.

Vengono inoltre studiate questioni relative alla razza nei confronti della mascolinita', e come questa in qualche modo complica queste teorie. Si parla di sessualita', delle esperienze dei gay e di come questi si collegano con la mascolinita'.


 Il secondo corso che insegno e' stato svilluppato anni fa insieme a Jack Harris, il mio collega che insegna sociologia. Si tratta della storia e della sociologia delle esperienze da parte degli uomini, dall'America coloniale a oggi. Ha un orientamento sociologico. Si considerano soprattutto tre tematiche: il sesso, omofobia e la violenza. Gli studenti devono intervistare e devono scrivere la storia di un personaggio maschile della loro vita. E gran parte degli studenti scrivono del proprio padre. Poi gli studenti devono andare in giro e osservare gli uomini come gruppi e devono analizzare la psicologia e la sociologia dei luoghi controllati dagli uomini. Come ad esempio in un barbiere, in una falegnameria, in un cantiere, in una stazione di polizia, in uno spogliatoio di una squadra sportiva, in un locale di spogliarello. In qualsiasi luogo dove gli uomini si riuniscono. E' un corso che si concetra sui cambiamenti sociali.


Questa disciplina ha in comune con "women studies" un orientamento attivista. Valuta i cambiamenti che avvengono nella societa' e partecipa al cambiamento del mondo. Nella parte finale del secondo corso viene inoltre richiesto agli studenti di riflettere sui cambiamenti. Cosa potrebbe succedere? Come sara' il futuro per la mascolinita'?


 Abbiamo un curriculum per quanto riguarda i men's studies. Ci sono cinque componenti: i primi due sono i corsi a cui accennavo un momento fa, il corso sulle teorie e quello relativo all'aspetto sociologico. Per ottenere un "minor" inoltre gli studenti devono frequentare un corso avanzato sulle teorie femministe, un altro sulle minoranze sessuali, sulle esperienze gay, lesbiche e bisessuali. Non si puo' affrontare il concetto di "genere" senza aver studiato approfonditamente le questioni sulla sessualita' e infine un ultimo corso relativo al concetto di genere (gender), studi religiosi, psicologia, sociologia. 


 Quando "men's studies" e' diventata una disciplina ufficiale accademica?


Gran parte dell'output di questa disciplina viene dal di fuori del mondo accademico. Uomini che vivevano la loro vita in un mondo che cambiava. Da un punto di vista storico c'erano gruppi di uomini che nascevano nello stesso momento di gruppi di donne. Entrambi i gruppi esploravano il concetto di genere. E' il caso dei gruppi contro la violenza. Molti di questi individui hanno portato nel mondo accademico negli anni ottanta, attraverso le loro esperienze, molte delle motivazioni e delle considerazioni. Alla fine degli anni ottanta questo movimento era visto come un identificabile campo di studi interdisciplinare. Oggi non esistono ancora Phd (dottorati di ricerca) in "men's studies", ce ne sono in sociologia o storia con una specializzazione in "men studies".


 

 


 


LE USCITE DELLA SETTIMANA NEGLI STATES 


Non molte le uscite di questa settimana, ma tra di esse si segnala il ritorno, nel secondo capitolo, di Harry Potter in Harry Potter and the Chamber of Secrets di Chris Columbus. Questa volta il giovane mago Daniel Radcliff), al suo secondo anno alla Hogwartz School of Wizardy, dovra' risolvere un mistero e affrontare pericoli ben piu' gravi del primo episodio.


    Molta interesse suscita l'uscita della nuova di Atom Egoyan. In Ararat, presentato al festival di Cannes, il regista canadese dirige un film nel film sul dramma della popolazione armena, e del genocidio avvenuto tra il 1915 e il 1916 quando ne vennero uccisi piu' di un milioni, una tragedia sempre negata dalla Turchia. Per saperne di piu'.


     Azione e avventura in Half Past Dead di Don Michael Paul, con Steven Seagal nel ruolo di un agente FBI  che deve fermare un criminale infiltrato in una prigione di massima sicurezza alla ricerca di un bottino di 200 milioni di dollari.  


    Tra le produzioni straniere escono il sud-coreano Jibeuro-The Way Home di Jeong-hyang Lee (che ha battuto ogni record d'incasso nella Corea del sud, superando Il signore degli anelli) e il messicano El crimen del Padre Amaro di Carlos Carrera. Il primo e' una vicenda sentimentale tra un ragazzino viziato di citta' e la sua nonna muta, un confronto generazionale che dopo le iniziali difficolta' si trasformera' in uno straordinario legame di sangue; il secondo invece vede coinvolto un giovane prete (Gael Garcia Bernal) in una vicenda sentimentale con una ragazza (Ana Claudia Talancon). Una delle opere piu' contorverse di questo inverno.


     Due altre pellicole susciteranno interesse: Wedding Advice. Speak Now or Forever Hold Your Peace di Karen Sonsnoski e Fred Zeytoonnjan, un indagine compiuta dalla coppia sul concetto che gli americani hanno del matrimonio e Interview with the Assassin di Neil Burger, tutto da scoprire, un finto documentario su un presunto assassino, tra paranoia e divertimento.   

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