CORSO SALANI, per sempre – OCCIDENTE, mercoledì 24 ottobre

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AI per FILMMAKING, corso online dal 22 ottobre, con Andrea Traina

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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Il senso apolide del cinema italiano è perfettamente rappresentato dall'opera di Corso Salani (attore oltre che regista) che nei suoi film ha espresso un'idea di cinema compatto e coerente che fa pensare ad un progetto più ampio di lavoro e di riflessione sull'immagine e su un sentimento del tempo del tutto personale e intimo, con incursioni continue nel terreno di un passato che torna a premere sulle azioni del presente.

Anche in Occidente (come in tutti i film di Corso Salani) il percorso narrativo segue il meccanismo dell'accumulo degli elementi che restano, poi, sospesi e indefiniti, come fossero intrappolati in una sorta di implosione che blocca parole, gesti e pensieri. Il viaggio, che era centrale ne Gli occhi stanchi e in Cono Sur, è stato confinato in un fuori campo che è anche fuori tempo, segno rimasto indelebile dentro gli occhi di chi l'ha vissuto, circondando ogni cosa di un sentimento sommesso di rimpianto, ma che ha saputo lasciare intatto il senso dello sradicamento e della perdita di una direzione da seguire.

E lo smarrimento si estende anche allo sguardo del film che finisce per legarsi ai corpi in un vagabondaggio che altro non è se non la messa in forma di un detour esistenziale, ne condiziona il ritmo in un percorso incerto e incostante, esprimendo, in questo modo, l'inquietudine e l'irrequietezza che naturalmente abitano i luoghi di confine. Ulteriori non-luoghi (Aviano è ritratta nelle molte contraddizioni che la distinguono; nel suo essere crocevia di differenti passaggi è un approdo che, alla fine, racchiude la spinta a ripartire) sui quali sembrano scivolare i passi dei personaggi, territori indefinibili di sovrapposizioni e coesistenze, che restano, però, paradossalmente vuoti e silenziosi.

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KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

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Il cinema di Corso Salani continua a resistere alle classificazioni e si pone, ancora una volta, in equilibrio tra il documentario e la finzione.
Tutto nasce da pochi minuti girati in Romania nei giorni della rivoluzione del 1989. Immagini mosse e sgranate tra le strade dense di folla, che costituiscono il naturale controcampo per i lunghi e silenziosi piani sequenza di cui si costituisce l'opera, completamento degli sguardi persi nel vuoto della protagonista che si muove spaesata tra la realtà del presente e il ricordo del passato. In Occidente si ritrovano le pause e le attese di sempre, vero nucleo centrale di un racconto che si sfalda progressivamente e si perde, a sua volta, nel fuori campo di una porta che si spalanca. (Grazia Paganelli www.sentieriselvaggi.it)

 

Regia: Corso Salani 
Sceneggiatura: Corso Salani, Monica Rametta 
Fotografia: Fabio Zamarion 
Montaggio: Luca Benedetti 
Suono: Stefano Campus 
Scenografia e costumi: Valentina Scalia 
Interpreti: Agnieszka Czekanska (Malvina Munteanu), Corso Salani (Alberto), Fabio Sabbioni (Mario), Gianluca Arcopinto (Francesco), Monica Rametta (Rosa) 
Produzione: Gianluca Arcopinto per Pablo/Tele+ 
Distribuzione: Pablo 
Durata: 91' 
Origine: Italia, 2000

 

DOVE E QUANDO:
mercoledì 24 ottobre, h 20.30

INGRESSO GRATUITO

Sentieri Selvaggi
Via Carlo Botta 19 Roma
Tel 06/96049768
mail: info@sentieriselvaggi.it
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    CORSO SALANI, per sempre – OCCIDENTE, mercoledì 24 ottobre


    Mercoledì 24 ottobre sera alle ore 20.30 verrà proiettato il lungometraggio Occidente, del 2000. In Occidente si ritrovano le pause e le attese di sempre, vero nucleo centrale di un racconto che si sfalda progressivamente e si perde, a sua volta, nel fuori campo di una porta che si spalanca. INGRESSO GRATUITO, via Carlo Botta 19 a Roma

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    Il senso apolide del cinema italiano è perfettamente rappresentato dall'opera di Corso Salani (attore oltre che regista) che nei suoi film ha espresso un'idea di cinema compatto e coerente che fa pensare ad un progetto più ampio di lavoro e di riflessione sull'immagine e su un sentimento del tempo del tutto personale e intimo, con incursioni continue nel terreno di un passato che torna a premere sulle azioni del presente.

    Anche in Occidente (come in tutti i film di Corso Salani) il percorso narrativo segue il meccanismo dell'accumulo degli elementi che restano, poi, sospesi e indefiniti, come fossero intrappolati in una sorta di implosione che blocca parole, gesti e pensieri. Il viaggio, che era centrale ne Gli occhi stanchi e in Cono Sur, è stato confinato in un fuori campo che è anche fuori tempo, segno rimasto indelebile dentro gli occhi di chi l'ha vissuto, circondando ogni cosa di un sentimento sommesso di rimpianto, ma che ha saputo lasciare intatto il senso dello sradicamento e della perdita di una direzione da seguire.

    E lo smarrimento si estende anche allo sguardo del film che finisce per legarsi ai corpi in un vagabondaggio che altro non è se non la messa in forma di un detour esistenziale, ne condiziona il ritmo in un percorso incerto e incostante, esprimendo, in questo modo, l'inquietudine e l'irrequietezza che naturalmente abitano i luoghi di confine. Ulteriori non-luoghi (Aviano è ritratta nelle molte contraddizioni che la distinguono; nel suo essere crocevia di differenti passaggi è un approdo che, alla fine, racchiude la spinta a ripartire) sui quali sembrano scivolare i passi dei personaggi, territori indefinibili di sovrapposizioni e coesistenze, che restano, però, paradossalmente vuoti e silenziosi.

    Il cinema di Corso Salani continua a resistere alle classificazioni e si pone, ancora una volta, in equilibrio tra il documentario e la finzione.
    Tutto nasce da pochi minuti girati in Romania nei giorni della rivoluzione del 1989. Immagini mosse e sgranate tra le strade dense di folla, che costituiscono il naturale controcampo per i lunghi e silenziosi piani sequenza di cui si costituisce l'opera, completamento degli sguardi persi nel vuoto della protagonista che si muove spaesata tra la realtà del presente e il ricordo del passato. In Occidente si ritrovano le pause e le attese di sempre, vero nucleo centrale di un racconto che si sfalda progressivamente e si perde, a sua volta, nel fuori campo di una porta che si spalanca. (Grazia Paganelli www.sentieriselvaggi.it)

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    Regia: Corso Salani 
    Sceneggiatura: Corso Salani, Monica Rametta 
    Fotografia: Fabio Zamarion 
    Montaggio: Luca Benedetti 
    Suono: Stefano Campus 
    Scenografia e costumi: Valentina Scalia 
    Interpreti: Agnieszka Czekanska (Malvina Munteanu), Corso Salani (Alberto), Fabio Sabbioni (Mario), Gianluca Arcopinto (Francesco), Monica Rametta (Rosa) 
    Produzione: Gianluca Arcopinto per Pablo/Tele+ 
    Distribuzione: Pablo 
    Durata: 91' 
    Origine: Italia, 2000

     

    DOVE E QUANDO:
    mercoledì 24 ottobre, h 20.30

    INGRESSO GRATUITO

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    Via Carlo Botta 19 Roma
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