C.R.A.Z.Y., di Jean-Marc Vallée

Non è un piccolo gioiello, ma non è un film pretenzioso. E la colonna sonora non è il vero punto di forza dell'opera, che sta invece in un realismo ricercato e perseguito che presto si rivela in tutta la sua onestà e grandezza.

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Non è un piccolo gioiello, ma non è un film pretenzioso. E la colonna sonora – venticinque pezzi da collezione, da 'Shine on your crazy diamond' a 'Space oddity' – nonostante sia il cuore del battage pubblicitario, non è il vero punto di forza dell'ultima opera di Jean-Marc Vallée. Che sta invece in un realismo ricercato e perseguito, che all'inizio – camera semi-ferma, dialoghi informali, scene da un Natale in famiglia – quasi sembra deviare verso gli stilemi da piccolo schermo, poi si rivela in tutta la sua onestà – C.R.A.Z.Y. è esattamente questo, un film onesto che non pretende di spiegare, di denunciare, di celebrare: sceglie di raccontare una storia di rapporti familiari dalla culla ai quarant'anni e lo fa con semplicità estrema. Cattura l'essenza dell'infanzia – faccia di bambino su alberi, aria e sole fuori dal finestrino, in macchina con papà. Entra dentro una casa e sette psicologie (padre, madre, cinque figli maschi) con una delicatezza di sguardo, un umorismo vincente, una forza vitale che non rendono il film paragonabile a Moretti, ma lo ricordano a tratti, sugli interni, su quelle porte che si aprono e si chiudono dentro casa, nel modo estremamente lucido di rappresentare la vitalità e la complessità degli affari di famiglia. Genitori straordinariamente veri Michel Côté e Danielle Proulx, figli e fratelli più reali del reale i ragazzi, piccoli/grandi particolari a disegnare cinque personalità diverse e ben definite senza mai uno scivolone nello stereotipo. Non è poco. Non è poco raccontare senza incidenti genesi, rifiuto, lotta e consapevolezza dell'omosessualità. E infatti le stonature ci sono – possibile che tutti i futuri gay si siano vestiti con collana e scarpe della mamma? Possibile che non si possa pensare un altro modo per rappresentare gli scompensi di chi si scopre inconsapevolmente e poi consapevolmente diverso dalla norma socialmente imposta? Del resto, Vallée sceglie la via giusta con un punto di vista forse atipico, ma che gli consente di tenere alto il valore della pellicola: quello di una famiglia che non rinuncia mai al confronto, in cui la comunicazione passa e buca anche quando si costruiscono muri più o meno provvisori. L'unico elemento che devia, evitabile e a tratti fastidioso, è quello mistico-new age – tra 'doni' veri o presunti, incursioni a Gerusalemme, partner occasionali che sembrano presi da un film sulla vita di Cristo e momenti topici nel mezzo del deserto…forse tentativi di arricchimento ma di certo momenti che risultano definitivamente non motivati. Così potrebbe essere per la rappresentazione dei salti temporali – dai sei, ai quindici, ai vent'anni – nella vita del protagonista, risolti con soluzioni al limite della banalità ma che riescono comunque coerenti, se non d'effetto: grazie alla faccia che cattura, intensa vera sofferta, di Marc-André Grondin, perfetto nell'incarnazione dei sogni, delle fisse, dei tic, dell'esaltazione/disperazione adolescenziale. Lo sfondo anni Settanta cattura, e la lealtà di C.R.A.Z.Y., scevra dalle scorciatoie e dalle banalità di troppe opere sulla crescita, ne fa un film che, più di tutti, potrebbe insegnare qualcosa sulla diversità non solo al pubblico giovanile, ma anche a quello adulto.

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Titolo originale: id.
Regia: Jean-Marc Vallée
Interpreti: Michel Côté, Marc-André Grondin, Danielle Proulx, Emile Vallée, Natasha Thompson, Hélène Grégoire
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 127'
Origine: Canada, 2005

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