Criminal, incontro con Kevin Costner e Ariel Vromen

Una sala conferenze piena per Kevin Costner, che oggi ha presentato in anteprima il nuovo thriller di cui è il protagonista (e risolutore) assoluto

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Sono venuti tutti per lui. Una sala conferenze piena per Kevin Costner, che oggi ha presentato in anteprima stampa a Roma Criminal, il nuovo thriller di cui è il protagonista (e risolutore) assoluto. Un’intricata vicenda che mescola l’azione alla spy story e che si apre a improvvise impennate mélo. Costner è Jerico Stewart, un criminale psicopatico e anaffettivo, a cui vengono innestati i ricordi di un agente della CIA ucciso durante un’importante operazione, che coinvolge cyberspie e anarchici intenzionati a mettere le mani sul devastante arsenale americano. Tra scatti di violenza incontrollabili e la percezione confusa di emozioni nuove, sconosciute, Jerico si trova di fronte a un bivio: seguire i suoi impulsi più bestiali o risolvere l’intricata situazione in cui è stato catapultato. Accanto a Costner – omaggiato tra l’altro da un Nastro d’argento internazionale, che gli è stato consegnato da Laura Delli Colli – un cast di prima grandezza, Tommy Lee Jones, Gary Oldman, Ryan Reynolds, Michael Pitt, Gal Gadot. Un decisivo banco di prova per il regista, l’israelo-americano Ariel Vromen, che si è imposto al pubblico internazionale con The Iceman.

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È Ariel che mi ha proposto il ruolo – ha detto Costner in conferenza – non saprei perché ha pensato proprio a me, evidentemente avrà visto una scintilla criminale. Di certo non è stato facile per me accettare di calarmi nei panni di un personaggio simile”.

 

ariel vromenIn effetti – ha ribadito Vromen – Kevin è la persona più lontana dall’assomigliare a un criminale che abbia mai conosciuto. Il più simile a un angelo. Ma la sfida, quando si gira un film, è cercare di andare oltre, scavare nelle pieghe più nascoste. Ed è stato importante per me il personaggio interpretato da Kevin in Un mondo perfetto di Clint Eastwood. In quel ruolo veniva fuori quel dualismo, che mi sembrava importante per raccontare la storia di Jerico. Poi si tratta sempre di giocare con le attese del pubblico, per ottenere l’originalità”.

E allora qual è stata la spinta decisiva per Costner? “La ragione per cui un attore decide d’interpretare un film è sempre quella di dar vita a personaggi indimenticabili. Tutti abbiamo visto film che ci hanno segnato, ci portiamo dentro, che ci hanno commosso e ci hanno insegnato a baciare”. Ecco, proprio il tema della memoria è il cuore del film: “io non vorrei mai essere dimenticato dai miei cari, dalle persone a cui voglio bene né vorrei dimenticarle, – insiste Costner – i nostri ricordi sono un po’ come il cuscino su cui ci addormentiamo quando andiamo a letto. Certo, la mia vita è come quella di chiunque altro, a parte, forse, la fama. Quindi ci sono cose che vorrei dimenticare, dei rimorsi che vorremmo rimuovere. Probabilmente nessuno di noi vorrebbe far conoscere la parte peggiore di sé alle persone amate. Anche se sarebbe giusto il contrario. Il punto è che non bisogna adagiarsi sui rimorsi. Tutto ciò che ho fatto, i miei errori soprattutto, fanno parte di me, sono ciò che mi rendono quello che sono. E l’amore è un grandissimo rischio. Perché deve fare i conti, inevitabilmente, col dolore della perdita. Ma è un rischio che vale la pena affrontare. È sempre meglio amare”.

Sono molto appassionato da quest’idea di poter creare nuove memorie, trasferire ricordi da un essere all’altro – aggiunge Vromen – ho fatto delle ricerche sugli studi scientifici al riguardo. È chiaro che la nostra è una storia di finzione. Ma lavorare sui ricordi per permettere agli altri, al nostro nemico magari, di scoprire l’amore e la compassione, è una prospettiva che mi auguro si possa realizzare”.

Sulla preparazione del personaggio, Costner: “Sono partito dall’aspetto fisico, i capelli lunghi, la barba. Mi ero presentato così sul set, convinto che la prima scena da girare fosse quella dell’inizio, in carcere. Ma non era così. E allora il mio truccatore, il mio amico Mario, italiano doc, ha fatto un gran lavoro, creando queste cicatrici alla Frankenstein. Poi, pensando alle catene che mi stringevano la gola, ho modificato la mia voce. A poco a poco, a partire da questi cambiamenti, mi sono letteralmente perso nei meandri di questo personaggio così diverso da me”.

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