Croce e delizia, di Simone Godano

Un po’ con il look di una commedia francese, un po’ Ferie d’agosto. Andava forse ripulito di qualche lungaggine. Ma lo sguardo di Godano non è mai banale. E gli attori funzionano.

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La famiglia è un gran casino. Il cinema di Simone Godano lo aveva già messo in evidenza nel bell’esordio di Moglie e marito. Dove una coppia è sul punto di lasciarsi finché, a causa di un esperimento scientifico, i due si ritrovavano uno nel corpo dell’altra. E i punti di vista che diventano progressivamente diversi sono al centro anche di Croce e delizia, secondo lungometraggio del regista, sempre prodotto da Matteo Rovere per la Groenlandia e Roberto Sessa per Picomedia.

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Al centro della vicenda ci sono due famiglie: i Castelvecchio e i Petagna. I primi sono affiatati, narcisisti e un po’ snob, e molto disuniti. Gli altri, di estrazione sociale più umile, hanno dei valori molto tradizionali. Che cosa li unisce? I rispettivi capofamiglia, Tony (Fabrizio Bentivoglio) e Carlo (Alessandro Gassman), che hanno deciso di comunicare alle loro famiglie che si sposeranno. Ma tutti sono all’oscuro della loro relazione. E gli equilibri andranno in frantumi. A cominciare da quelli dei rispettivi primogeniti, Penelope (Jasmine Trinca) e Sandro (Filippo Scicchitano).

Ha quasi il look di una commedia francese. E forse Bentivoglio guarda ai modelli di Tognazzi e Serrault di Il vizietto. Però è anche interessante, oltre vent’anni dopo, un confronto tra Croce e delizia e Ferie d’agosto (1996) di Paolo Virzì. Perché lo scontro tra classi sociali diverse – una famiglia acculturata, un po’ radical chic e l’altra vociante che cerca il wi-fi e la tv – sembra arrivare proprio da lì. Muta e si approfondisce lo sguardo sulle coppie omosessuali che vogliono sposarsi. E lo sguardo di Godano, mai banale, ha la finezza di centrare un piccolo ma determinante dettaglio: l’isteria di Sandro, figlio di Carlo, quando lo viene a sapere e invece l’atteggiamento del figlio più piccolo, che guarda al matrimonio del padre come a qualcosa di normale. Si vede dal modo in cui li guarda nella parte finale. Ma c’è soprattutto un momento in cui è isolato e pensieroso. Il padre gli va a chiedere che cosa gli è successo. Pensa che il figlio sia triste per la sua storia d’amore con Tony. In realtà sta pensando alla ragazzina, nipote del compagno del padre, di cui si è invaghito.

Forse la sceneggiatura di Giulia Steigerwalt – era Claudia in Come te nessuno mai (1999) di Gabriele Muccino – mostra la scoperta da parte delle rispettive famiglie in modo un po’ frettoloso. Ma è al tempo stesso anche abile a tratteggiare i caratteri che cambiano, le nevrosi e soprattutto tutti i rancori del passato, soprattutto da parte di Penelope. E Godano, come nel film precedente, sa tirare fuori il meglio degli attori. Su tutti primeggiano Jasmine Trinca e Filippo Scicchitano. La scena del ballo collettivo, iniziato da Gassman al barbecue, è inoltre un momento di complicità momentanea che si è già visto diverse volte nel cinema italiano. Ma è fatta bene. Le musiche poi entrano al momento giusto, come nel caso di Torna a casa dei Maneskin. E, infine, c’è il momento dell’attacco di panico di Penelope sotto la pioggia che mostra come il cinema di Godano sia l’altra faccia di quello di Muccino. Croce e delizia appare come il rovescio di A casa tutti bene. Andava forse ripulito di qualche lungaggine, come nei titoli di coda. Ma nella commedia italiana attuale, il percorso di Godano regista e di Rovere produttore è tra quelli più interessanti.

 

Regia: Simone Godano
Interpreti: Alessandro Gassman, Fabrizio Bentivoglio, Filippo Scicchitano, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Anna Galiena, Rosa Diletta Rossi, Clara Ponsot
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Durata: 100′
Origine: Italia 2019

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