"Cuore scatenato", di Gianluca Sodaro

Sodaro non rifugge certo dalla tentazione di ancorare il progress del suo cinema ad una divisione abbastanza obsoleta dei caratteri descritti e corre il rischio di avvicinarsi troppo al cinema freddo e intellettualistico del peggior Rodriguez, finendo così per svilire l'intera concezione di cinema che traspare da certe scelte.

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Appare la voglia di citare almeno due diversi generi (western e horror) in quest'opera del giovane Sodaro, in una accensione melò eternamente sopra la righe, sottolineata da refrain visivi anche spiazzanti, sempre sul punto di caracollare in una struttura indefinita, sfuggente, irrisolta. Ci troviamo nel Sud d'Italia, per assistere agli effetti che la gelosia produce sul corpo del protagonista che, uscito di prigione, torna dalla consorte per vedersi poi da un giorno all'altro due belle corna, simbolo dell'infedeltà che la moglie ha commesso durante la permanenza in galera del marito. La traccia narrativa è questa, ma Sodaro non si concentra certo più di tanto sulle motivazioni narrative, sugli scarti linguistici, sui sensi del suo narrare. Prende in prestito qualcosa dal vero cinema (basti qui citare l'uso smodato di certe forme da Leone), per far impazzire la scena con progressioni di ritmo anche interessanti (certe brusche accelerazioni non sono male) che proiettano la fisicità dei corpi messi in campo in regioni visive pronte a mutare in un'estetica quasi cartoonesca, con tanto di pistole fumanti, di rincorse folli e disperate, di spazi deputati all'azione centrati su coordinate parossistiche e violente. Ci viene quasi in mente l'utilizzo di certe forme dinamiche che appare nei capolavori animati di Chuck Berry, ma il problema è che, calando questo lavoro sull'immagine e sul movimento all'interno di un cinema ancora abbastanza legato a tipi e situazioni precise (Sodaro non rifugge certo dalla tentazione di ancorare il progress del suo cinema ad una divisione abbastanza obsoleta dei caratteri descritti), si corre il rischio di avvicinarsi troppo al cinema freddo e intellettualistico del peggior Rodriguez (quello di Spy Kids per intenderci), finendo così per svilire l'intera concezione di cinema che traspare da certe scelte. Sodaro vuole chiaramente divertirsi, stiamo anche noi al gioco (peraltro godibile proprio perché non tirato troppo per le lunghe), anche se però ci interroghiamo con insistenza sulla natura del territorio/visione in cui ci troviamo. Uno dei problemi del cinema italiano di oggi è quello di continuare a concepire (in gran parte) un'idea di cinema basata su un set eccessivamente chiuso, impermeabile all'esterno, assiso su posizioni incrollabili provenienti dalla nostra tradizione cinematografica degli ultimi decenni (commedia all'italiana e via dicendo). Che Sodaro concepisca il suo cinema come frontiera linguistica ormai contaminata con altri stili/punti di vista (dal set che ricalca il surplace del western nel piccolo paese siciliano, alle fughe in avanti che spezzano la possibilità classica in un dedalo postmoderno), ci pare cosa giusta, mentre convince di meno nell'esibizione sfrontata e insistita di una forma che non di rado giunge a calpestare la vitalità dei suoi personaggi, fino quasi ad ingabbiarli all'interno di maglie troppo strette (il contrario del lavoro fatto dall'ultimo Rubini, che proprio dallo scarto realtà/fantasia trova la sua reale ragione d'essere) in cui risultano inerti rimasticamenti di uno sguardo ancora immaturo che dovrebbe lasciare da parte certi vezzi stilistici, per donarci finalmente una visione più autentica.

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Regia: Gianluca Sodaro
Soggetto: Andrea Pallanza, Gianluca Sodaro
Sceneggiatura: Andrea Pallanza, Gianluca Sodaro
Fotografia: Massimilano Trevis
Montaggio: Stefano Chierchiè
Musiche: Almamegretta
Scenografia: Alessandra Mura
Costumi: Grazia Colombini
Interpreti: Francesco Sframeli (Boe Tamburo, il pistolero), Barbara Rizzo (Donna Bella), Gigio Alberti (Frankie Cuzzata, lo sceriffo), Luigi Maria Burrano (Santo Cimino, il barista), Rino Della Volpe (Mike Locifero, il diavolo), Sebastiano Filocamo (Billy Cuccia), Nicola Rignanese (Steve Mancino),Elia Nicosia (Dottor. Johnny Buscemi), Rosa Pianeta (Rosa), Antonio Reina (Compare Rudy), Adolfo Margiotta (Nick Parola)
Produzione: Donatella Palermo Per A.S.P/Vip Media/Tele+
Distribuzione: Vip Media
Durata: 80'
Origine: Italia, 2003

 

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