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Dal 5 novembre ad Asti la mostra Paolo Conte. Original

Un percorso espositivo curato da Manuela Furnari di 140 opere, che indaga la produzione dell’artista piemontese muovendosi tra la musica e la pittura, le figure e la tarda astrazione

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Da domani, 5 novembre, al Palazzo Mazzetti di Asti verrà inaugurata la mostra “Paolo Conte. Original” dedicata al cantautore e polistrumentista piemontese, qui omaggiato anche in veste di pittore, altra grande espressione artistica oltre alla musica.

D’altronde, la formazione di Paolo Conte ha avuto origine nelle arti visive per poi sfociare nella cura di suoni e parole da cantautore. Dall’esposizione del 2000 al Barbican Hall di Londra agli Uffizi di Firenze nel 2023, fino ad arrivare alla mostra nella sua città natale che darà sfoggio di opere mai esposte, tra cui Higginbotham del 1957, a tempera e inchiostro, o Razmataz, lavori accomunati dalla fascinazione per le atmosfere jazzistiche di inizio Novecento.

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Quest’ultimo soprattutto è un dipinto figlio di linguaggi che si amalgamano dolcemente tra parole, musica e sfumature di colore. Razmataz nasce nel 1989, quando Conte pubblica un singolarissimo volume fatto di disegni, spartiti e note autografate; ma la sensazione è subito quella di un’opera destinata ad ampliare i suoi orizzonti, a divenire altro.

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Ed ecco che il 2000 sarà l’anno del Razmataz in versione disco musicale, per divenire l’anno dopo una vera opera totale wagneriana, fatta di 28 composizioni dagli umori e le atmosfere disparate, oltre a 1800 tavole che superano l’idea bidimensionale di narrazione ma fissano il racconto e ridiscutono il concetto di cinema quale arte di immagini in movimento, e ne fanno un salotto fantasmatico di “quadri d’esposizione”.

Quello di Paolo Conte – versione musicista, poeta o pittore – è un immaginario cromatico, come affermato da egli stesso, una “specifica coloratura in cui ambientare le parole“. Il colore è in assoluto il protagonista della sua arte: dalla fine degli anni ’50 fino all’exploit vivace dei ’70. Poi però, la maturità di Conte riscopre l’inchiostro nero in molte opere degli anni ’80 come Memory Lane.

Non ho mai avuta la pazienza tecnica di ritrarre i vari personaggi, rispettando di ognuno la somiglianza con se stesso nelle varie scene, ma ho preferito ritrarne di volta in volta lo stato d’animo” dirà Conte a proposito di Razmataz.

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Parole profetiche, forse, di un’astrazione sempre più dirompente nella sua arte che riscopre dal 2013 la danza di linee e colori sul pastello nero. “In un fornito negozio di belle arti – ha detto Conte – mi sono imbattuto in alcuni album di cartoncino nero che mi hanno immediatamente attratto. Quando li ho riguardati a casa non ho provato la ‘sindrome della pagina bianca’ come capita sovente agli scrittori, ma la curiosità del ‘foglio nero’ su cui ho fatto danzare i pastelli colorati“.

La mostra “Paolo Conte. Original” è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con il contributo del Ministero della Cultura e con il patrocinio della Provincia di Asti, ed è curata da Manuela Furnari, saggista e autrice di numerosi saggi critici sull’opera del maestro Paolo Conte.

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