inizioPartita. Dalla Nintendo a Google Play: il social-media effect
Ogni elemento che, introdotto nella vita di una comunità, genera aggregazione, è detto fenomeno sociale. Ecco quindi che anche i videogiochi, nel corso del tempo, hanno acquisito un valore sociale

Il mondo dei videogames, che la nostra rubrica cerca di esplorare, ha subito negli ultimi 40 anni molti cambiamenti, uno più stravolgente e inaspettato dell’altro. Ma forse quello legato alla nascita delle applicazioni ludiche per smartphone e tablet è stata la rivoluzione con il maggiore impatto sociale.
L’ottava arte, come ci piace chiamarla, negli anni ‘70 e nella prima metà degli ’80, erano qualcosa di sociale, esistevano le sale giochi che, col tempo, erano diventate, oltre a una fonte di grandi introiti per i gestori, un punto di aggregazione delle giovani generazioni. I videogames erano così un mezzo di socializzazione importante e nuovo.
Poi con i primi personal computer, e la possibilità di installare su di essi, dei videogiochi nasceva il fenomeno del gioco seriale. I primi hard disc consentivano, non solo di giocare dentro le mura di casa con un livello di qualità simile a quello dei giochi da sala, ma anche di salvare i progressi. Era finalmente possibile creare saghe di videogames e salvare i progressi. In quell’epoca venne meno l’aspetto sociale, ma nacque la serialità, e i vari livelli di gioco divennero il terreno di scontro a distanza di tutti i gamers dell’epoca.
Con l’avvento degli anni ‘90 la Nintendo propose le prime console, che nate come supporti dedicati solo ai videogames, offrivano prestazioni migliori e grazie alle diverse cartucce, una vasta scelta di titoli. In più queste potevano essere attaccate alla televisione avendo immagini più grandi e davano la possibilità di giocare in 2 o più contemporaneamente. La socializzazione legata ai videogiochi aveva così nuovamente cambiato pelle. “Le chiuse” con i videogiochi di pomeriggi interi di ragazzini che, urlanti, cercavano di salvare la principessa Daisy nei panni di Mario e Luigi divennero un must.
Ma la Nintendo fece di più. Non solo creò il moderno concetto di consolle, schiacciando in breve tempo la sola concorrente di allora la Sega, ma diede una nuova scossa tecnologica e sociale, introducendo il moderno videogioco portatile. Il successivo passo alla scalata all’olimpo dei videogames fu infatti il game boy. I gamers lasciavano l’ambito casalingo per arrivare in auto, nei parchi e nei ristoranti.
Successivamente fu tutto un nascere di evoluzioni del game boy dal colorato al color. Solo la discesa in campi dei colossi come Sony, con le sue diverse versioni di Play Station, e di Microsoft, con la xbox, hanno saputo dare una nuova scossa la mercato delle console. Ma non alle componenti sociali del videogames. Si poteva decidere se giocare in casa o fuori, da soli o con gli amici. E la presenza di diversi supporti aumentava sia a livello qualitativo che quantitativo l’offerta di titoli. Quello che invece sembrava avere ormi raggioonto il suo apice era l’evoluzione sociale dei videogames.
Sembrava fino alla rivoluzione degli smartphone nata dal visionario per eccellenza: Steve Jobs. L’iphone prima, e tutti gli smartphone che hanno seguito, con la nascita dei sistemi operativi Ios, Android e windows phone, hanno portato due nuovi stravolgimenti dell’universo videogames.
La prima riguarda il tipo di giochi che oggi sono sul mercato. Con un qualsiasi telefonino è possibile accedere a una vasta gamma di titoli ludici, che abbracciano l’intera gamma già presente sulle console e anzi ne generano di nuove. Sono nati giochi appositi per i touch screen, che sfruttano questa funzionalità. Ma anche altri che implementano le caratteristiche degli smartphone, come i giochi che si basano sulla realtà aumentata, grazie alle immagini fornite dalle fotocamere.
La seconda grande svolta, ha nuovamente un connotato sociale. Grazie all’avvento degli app-store, non solo è possibile scarica giochi con costi e complessità diverse, ma anche mettere in rete attraverso le interfacce con i più utilizzati social network, punteggi e risultati ottenuti. Tale e tanto importante è stato l’impatto di questa nuova realtà social-mediatica che a febbraio del 2014, Google Play ha rivisto e aggiornato le categorie dei giochi aumentandole e rendendole più specifiche. L’impatto è stato così dirompente e inaspettato che dalle originali categorie Arcade e azione, Rompicapo e puzzle, Carte e casinò, Casual, Corse e Giochi sportivi, oggi Google Play offre le seguenti categorie: Azione, Avventura, Arcade, Musica, Giochi di ruolo, Simulazione, Strategia, Puzzle, Carte, Casinò, Casual, da tavolo, Famiglia, Cultura generale, Giochi basati sulle parole, Corse e Sport. Ma non solo, la cosa davvero interessante è che in ognuna di queste sezioni, non più solo nei singoli giochi, a seconda delle app scaricate e dei risultati in esse ottenuti si acquisiscono titoli di merito per il proprio account, che è poi possibili condividere sui social.
Tale è l’importanza di questo nuovo aspetto, non più solo sociale, ma social dei videogames che ormai, oltre ai pc e ai mac, anche tutte le console consentono il gioco on line. Insomma oramai non più possibile negare l’effetto social-media-sociale dei videogiochi e di tutto il mondo ludico virtuale.