Dallas Buyers Club – Incontro con Matthew McConaughey
Matthew McConaughey verso gli Oscar si è fermato per un attimo a Via Veneto. Nella cornice del Baglioni Hotel, il divo texano ha presentato Dallas Buyers Club, il film di Jean-Marc Vallée con cui ha vinto il premio alla miglior interpretazione maschile al Festival di Roma
Q
ual'è stata la parte più difficile del suo ruolo?
Più che recitare, la parte più difficile è stata realizzare il film. La sceneggiatura gira da 20 anni ed è stata rifiutata ben 137 volte. Anche quando siamo partiti con le riprese i finanziamenti sono spariti. E' stato un miracolo portarlo alla fine. Dal punto di vista dell'interpretazione la sfida era rappresentare tutte le sfumature della rabbia di Ron. Lui incontra molti avversari e contro ognuno di essi, lui usa un tipo di forza diversa. Non essere ripetitivi è stata una bella sfida.
Da quanto tempo insegue questo progetto?
La sceneggiatura mi è arrivata circa 5 anni fa. Allora non era coinvolto ancora nessuno. Appena l'ho letta mi sono reso conto che dovevo partecipare a questo progetto, che questa storia mi aveva azzannato. Come ho raccontato, anche quando sono iniziate le riprese, abbiamo avuto altri gravi problemi di finanziamenti. Per fortuna Jean-Marc Vallée ed io ci siamo impuntati e non abbiamo mollato. La nostra volontà è stata la spinta per portare a casa il nostro film.
Come è stato essere sul set di The Wolf of Wall Street?
Io ho lavorato solo 5 giorni, il film è di Jonah e Leo, che sono stati anche nominati per le loro interpretazioni. E' stato incredibile incontrare Scorsese. Già dal primo momento che ho saputo che voleva lavorare con me, non ci credevo. Mi sono detto: "Vent'anni fa studiavi i suoi film all'università ed eccoti invitato a casa sua." Lui ha una profonda conoscenza del cinema e ama molto il divertimento. Nonostante la mia scena sia solo un fulmine, ho fatto molta ricerca per prepararla. Quando sono arrivato sul set ho portato le mie idee al signor Scorsese che le ha accettate con entusiasmo. Tanto ci capivamo che alla fine tra di noi non comunicavamo più in inglese ma in versi musicali.
Negli ultimi anni la sua carriera ha avuto una svolta. Cosa è successo?
E' un' ottima domanda. Anche io ho cercato delle risposte. Quattro anni fa io ero molto soddisfatto della mia carriera ma cercavo qualcosa che riequilibrasse il rapporto che avevo con il mio lavoro. Ho cominciato a cercare una sfida, un ruolo che mi spaventasse, che mi togliesse il terreno da sotto i piedi. Ho cominciato a rifiutare film d'azione e commedie romantiche e sono stato fermo un pò. Le mie possibilità economiche mi permettevano di aspettare e di godermi, intanto, il mio primo figlio. Con il tempo sono cominciato a diventare una buona idea per molti registi affermati come Friedkin e Soderbergh. Ho praticamente cancellato e ricreato da zero il marchio McConaughey, Ora sono esclusivamente un attore. Devo ringraziare la mia famiglia. Se non ti senti al sicuro a casa non puoi neanche provare a volare in alto,
Ma qual è stato il ruolo della svolta?
Forse il primo film del mio nuovo corso è stato The Lincoln Lawyer. Molti vedendolo si sono ricordati de Il momento di uccidere e hanno pensato: "Ehi, ma in effetti McConaughey è bravo". Io comunque ho sempre amato lavorare. Mi piace di più preparare un film che vederlo. Adoro concentrarmi su un personaggio, mettere la testa sotto e fare al meglio il mio lavoro fino alla fine.
E' stato difficile perdere cosi tanto peso per prepararsi al ruolo?
L'ho fatto con grande precisione, seguito costantemente da un medico. Per 4 mesi mi sono rinchiuso a casa, facendo l'eremita. Perdevo circa un chilo alla settimana. La cosa sorprendente è stata che mentre perdevo peso dal collo in giù acquistavo forza dal collo in sù. Dormivo pochissimo e avevo una carica estrema. Ho vissuto la stessa esperienza di Ron. Più deperivo, piu la mia forza mentale aumentava.
Una piccola provocazione. Secondo lei sarebbe stato nominato lo stesso agli Oscar se non avesse perso cosi tanto peso?
Secondo me spingersi fisicamente al limite non significa sempre fare della buona arte. Il fatto che ho perso tanto peso può essere stato una scioccante attrattiva iniziale, ma questo non è il film di McConaughey secco, ma la storia di Ron. Quando ho rivisto il film all'inizio ho pensato: "Oddio, sembro un rettile", poi ho seguito subito il personaggio e la sua storia. E' sempre cosi, alla fine la storia prende il sopravvento.
Non ho grandi aspettative, Mi godo il momento in giro per il mondo, accompagnando un film che si presenta da solo. Sono molto orgoglioso di questo progetto, continuerei a parlarne per i prossimi 100 anni.
Uno dei temi del film è il rapporto tra medicina tradizionale e cure alternative. Che idea si è fatto su questo argomento tanto attuale?
Nel 1986 l'Aids era una malattia sconosciuta, neanche i dottori sapevano cosa fare. Era comunque un argomento tabù, i malati non parlavano per vergogna e i gruppi di interesse non la consideravano una priorità. Ron ha avuto il merito di fare rumore, si è informato e ha scoperto che molte medicine alternative potevano aiutare. Non era un crociato che ha marciato su Washington, alla fine ha perso in tribunale ma il suo impegno ha fatto in modo che il problema prendesse d'interesse. Il discorso in generale sulla medicina alternativa è spinoso. Per quanto mi riguarda sono convinto che un malato terminale debba usufruire delle cure che vuole. Capisco però che ci siano diversi problemi e che spesso queste cure non funzionano affatto. Quando la Medicina e il Bussiness si incontrano nascono sempre delle zone grigie.