"Dancing at the Blue Iguana" di Micheal Radford
Radford lavora sulla dimensione piщ superficiale della scena, trattenendo sempre la fisicitа in spazi progressivamente ristretti, quasi a voler tracciare perimetri di esclusione/distanza, intonati sull'atmosfera notturna che occlude la percezione del corpo.
Sulla stessa linea de Le ragazze del Coyote Ugly (opera interessantissima, ingiustamente sottovalutata all'uscita qualche anno fa), Radford segue il sogno di un'improvvisazione che avviene direttamente sul corpo delle sue attrici, concependo un cinema libero, lontano dagli eccessi smodati di B.Monkey, completamente immerso nell'oscurità di un locale solo per uomini, in cui le protagonisti si esibiscono nello strip. E' una camera oscura, il luogo in cui il corpo si fa e disfà per essere comunque guardato, esibito, rappresentato. Il regista inglese segue l'esile filo di un canovaccio drammaturgico impresso sulla pelle delle protagonista (fra le quali una redidiva Daryl Hannah), concependo in questo modo un mosaico di sguardi, occhiate, suggestioni, e lasciando che il vissuto dei corpi messi in campo (non a caso sempre visibili/invisibili) esca fuori in un affiorare segreto di vita tenuto nascosto dallo sfarfallio accecante dell'esterno. Lontano dagli incroci spericolati in fatto di connessione tra melò e pornografia scopica del grande Verhoeven di Showgirls, Radford lavora sulla dimensione più superficiale della scena, trattenendo sempre la fisicità in spazi progressivamente ristretti, quasi a voler tracciare perimetri di esclusione/distanza, intonati sull'atmosfera notturna che occlude la percezione del corpo, finendo per trasformarlo in un punto qualsiasi di ombra, fagocitato dai ritmi di una scena (appunto quella in/da cui si esibiscono le protagoniste) che annienta raccordi e spazi esterni. E' proprio allora nel fare praticamente a meno della sceneggiatura che si ha buon gioco nell'affidarsi a momenti quasi indipendenti da un preciso contesto, in cui esce fuori la tendenza a reinventare di volta in volta la definizione del tempo del racconto, collocandolo in una regione immaginativa (non importa quasi più sapere come si evolveranno le storie individuali delle protagoniste) assolutamente autosufficiente, pregna di colori e luci che un interno non potrà mai evocare.
Titolo originale: Dancing at the Blue Iguana
Regia: Micheal Radford
Sceneggiatura: David Linter, Micheal Radford
Fotografia: Ericson Core
Montaggio: Roberto Perpignani
Musiche: Tal Bergman, Renato Neto
Scenografia: Martina Bucley
Costumi: Louise Frogley
Interpreti: Charlotte Ayanna (Jessie), Daryl Hannah (Angel), Sandra Ho (Jasmine), Jennifer Tilly (Jo), Kristin Bauer (Nico), Elias Koteas ( Sully), Sheila Kelley (Stormy), Vladimir Mashkov (Sacha), W.Earl Brown (Bobby), Chris Hogan (Dennis), Rodney Rowland (Charlie), Robert Wisdom (Eddie)
Produzione: Keystone/Moonstone Enterteinment/Bergman Lustig Production/Dragon Pictures
Distribuzione:
Durata: 123'
Origine: Inghilterra/USA, 2000