Dario Argento parla della sua 'paura'

dario argento

Lesse Lovecraft e Poe per via di una febbre reumatica che lo tenne a letto un mese. E da quel momento la sua vita cambiò. Il maestro dell'horror scava nei ricordi e dentro se stesso in occasione della pubblicazione di Paura, la sua autobiografia di 350 pagine ora in libreria edita da Einaudi. E in programma ha un film e una serie tv negli Usa.

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dario argentoGli piace filmare il Male perché crede in Dio. Credente, crede nel Maligno e quindi ne ha paura. Dario Argento, un re degli incubi che va a Messa la domenica. Crede in Sigmund Freud e ne consiglia la lettura a tutti. Vive in solitudine, non partecipa alle feste, non frequenta i red carpet, mangia il più delle volte a casa, e va al cinema da solo.

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Dario Argento, il re dell’horror all’italiana. Un regista venerato da molti suoi colleghi americani, Quentin Tarantino compreso. Un regista “cult”, come forse nessun altro in Italia. E del quale esce adesso, in libreria, un’autobiografia di 350 pagine edita da Einaudi che si chiama – neanche a dirlo – Paura. Lì, Argento racconta se stesso, la sua infanzia, i suoi film, i suoi timori. Ieri,

 

Dario, qual è un ricordo d’infanzia più forte degli altri?

Mia madre, Elda Luxardo, era una fotografa molto conosciuta. Per anni ho fatto i compiti di scuola nei camerini dove le modelle si spogliavano e si truccavano, incuranti di me. Ricordo l’odore di belletto. E la sfacciataggine con cui si spogliavano, me presente, come se fossi stato un oggetto inanimato. Non pensavano che potessi turbarmi! E invece, il ‘figlio della fotografa’ cominciava ad avere i primi sconvolgimenti.

 

 

dario argento con adrien brody in gialloL'interesse per la paura quando nacque?

Quando lessi Edgar Allan Poe e Lovecraft. Li lessi per via di una febbre reumatica che mi tenne a letto per un mese. I miei fratelli andavano a scuola. E io, solo a casa, trovai quei libri nella libreria di casa. E la mia vita cambiò.

 

 

Quando le venne il desiderio di fare il regista?

Io in realtà volevo fare lo sceneggiatore, inventare storie nel chiuso di casa mia. Avevo scritto C’era una volta il West per Sergio Leone, ed ero felicissimo. La mia vita era da solo, davanti alla macchina da scrivere. Mi venne la cattiva idea di scrivere un film che avrei potuto girare solo io. ‘L’uccello dalle piume di cristallo’. Poi è venuto tutto il resto.

 

 

Come scrive i film?

La mia scrittura è automatica, proviene dall’inconscio: scrivo a una velocità incredibile, come un fiume in piena. Vedo i personaggi come in un piccolo schermo, che agiscono davanti ai miei occhi. Vedo il film davanti a me, e non mi resta che scrivere quello che vedo.

 

 

Qual'è il suo rapporto con il cattolicesimo?

Ho fatto le scuole dagli Scolopi al Nazareno. Poi ho perso Dio. Ma sono tornato a interrogarmi sull’origine della vita quando ho avuto le mie figlie. Dietro al miracolo di una nascita ci deve essere per forza qualcosa di straordinario. Ho pensato che la risposta potesse essere soltanto: c’è Dio. Adesso vado spesso in una piccola chiesa dove un sacerdote mi accoglie paziente, e parliamo, parliamo, parliamo….

 

 

pauraLei parla spesso del proprio “lato oscuro”, quello nel quale attinge le sue storie. Quale storia vorrebbe raccontare ora?

Non lo so. Perché io questo lato oscuro non lo conosco. In effetti, io questo Dario Argento che fa il regista non è che lo conosca tanto bene! Qualche volta vorrei incontrarlo e parlargli. Chi è questo Dario Argento, e che cosa vuole?.

 

 

Adesso che cosa “state” scrivendo?

Stiamo preparando un film da girare negli Stati Uniti e una serie televisiva, sempre da realizzare negli Stati Uniti.

 

 

Che cosa ha conservato dei suoi film?

Nulla. Non un taccuino, non un dvd, non una recensione, non un'intervista. Butto tutto, non li ho mai rivisti. È un atteggiamento che mi sprona ad andare avanti, pensare al prossimo.

 

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