"Darkness", di Jaume Balaguerò

Balaguerò mette in crisi gli schemi razionali dello spettatore e si concede un'immersione nei territori dell'esoterismo misterico. Lo stile è simile a quello di Nameless efunziona soprattutto il meccanismo thriller della seconda parte, anche se il racconto scivola un po' troppo in fretta sulle motivazioni razionali dei personaggi

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Il nuovo film diretto da Jaume Balaguerò è prodotto da Brian Yuzna, tra i più significativi autori del moderno cinema horror. Balaguerò è il regista di Nameless, thriller di successo apparso nelle sala italiane in estate. I due film ci permettono un discorso meno abbozzato su di un regista sicuramente capace, forte di perculiarità narrative e tematiche che emergono in primo piano. Come in Nameless, nel suo nuovo lavoro Balaguerò mette in crisi gli schemi razionali dello spettatore e si concede un'immersione nei territori dell'esoterismo misterico. Inizialmente ci viene presentato un contesto tipico, la casa isolata in aperta campagna spagnola, in cui prende alloggio una famiglia con marito squinternato, moglie irreprensibile, bambino taciturno e sorella adolescente inquieta perché gli amici sono andati a studiare in America. Le insoddisfazioni della fanciulla sembrano poi avere origine in un rapporto difficile con la madre, che non ascolta le sue esigenze. Quindi, scopriamo che il padre, molti anni prima, era affetto da una rara malattia genetica cerebrale, i cui sintomi sembrano riproporsi oggi in corrispondenza dell'ingresso nella nuova casa. Il nonno (Giancarlo Giannini), un medico, cerca di tranquillizzare la famiglia, ma la nuova abitazione, teatro di antichi crimini, sembra davvero il posto meno adatto per l'uomo malato. Gradualmente, il film dissemina indizi sulla natura malefica dell'abitazione, vera "Haunted house" in cui quarant'anni prima sette uomini avevano portato i loro figli a morire in onore delle divinità del male. Lo stile di Darkness è simile a quello di Nameless, sebbene i temi agitati da quel film, e in principal misura il riferimento alla crudeltà commessa nei confronti dei bambini, si prestassero ad una riflessione maggiormente intrigante sull'isolamento dell'individuo in una società che tollera crimini subdoli. Questa volta ci troviamo calati senza infinigimenti in una dimensione più sfacciatamente surreale. Eppure il maggior interesse di Balaguerò sembra orientarlo nell'analisi delle espressioni con cui il male, attraverso devoti servitori perfettamente inseriti nelle istituzioni e negli ambienti dell'alta borghesia spagnola, fa proseliti per via della solitudine in cui le persone, sin da giovanissime, sono abbandonate. La Spagna è il crocevia di sette sataniche, luoghi di tutte le manifestazioni di dolore che si esprimono attaverso il sacrificio più grande ed intollerabile per che navighi nel bene: uccidere il proprio figlio (come accade in Darkness), provocare un dolore incommensurabile alla propria madre (la bambina che, nel finale inquietante di Nameless, si uccide lasciando senza parole lo spettatore). In Nameless le argomentazioni misteriche non inquinavano la forza espressiva e il tono "morale" del racconto. In Darkness funziona soprattutto il meccanismo thriller della seconda parte, anche se il racconto scivola un po' troppo in fretta sulle motivazioni razionali dei personaggi, così che il film ci sembra complessivamente meno riuscito del precedente. Tuttavia anche Darkness si solleva dalla media degli horror contemporanei, sia per le ottime performances delle interpreti (Anna Paquin e Lena Olin, rispettivamente la madre e la figlia), sia per una generale situazione di compattezza espressiva. Balaguerò sa utilizzare gli elementi horror canonici per trasmettere inquietudini che vanno oltre la tenuta razionale del racconto. Anzi, confrontandosi con le dimensioni istintive della paura – qui i richiami fondativi al buio e alla mancanza di protezione genitoriale – dimostra di saper gestire le tappe di un horror-film immergendo lo spettatore in territori di profonda inquietudine, tali da lasciare in lui la sensazione di avere assistito ad uno spettacolo che ha forti radici nel male di vivere della società spagnola di oggi. A tratti, il cinema di Balaguerò ricorda il lavoro di Dario Argento, soprattutto quello dei primi thriller e della trilogia delle streghe (Suspiria, Inferno, Tenebre). Naturalmente non ci sono tutti questi spargimenti di sangue in Balaguerò. Tuttavia, la sensazione sempre dietro la porta di una società malata, che ha perpetrato con la forza il controllo degli individui ma che non ha saputo dialogare con le menti, emerge e si rafforza anche in un film di maniera come Darkness. Giancarlo Giannini è il "mediatore" del male, personaggio che appariva anche in Nameless. La lotta tra il bene e il male, archetipica dell'horror e argomento inevitabilmente logoro, viene ricondotto da Balaguerò alla sua dimensione più aggiornata: lo scontro tra i sentimenti positivi (amore, riconoscenza affettiva) e quelli negativi (odio, desiderio di morte per i propri cari). Una simile dialettica, fondamentale sia in Nameless che in questo misterico Darkness, conduce ad una riflessione sulle diverse forme di assolutismo, sulle espressioni di strisciante iprocrisia con cui il male (nella sua accezione politica, fonte di totalitarismi e azzeramento delle diversità) ottiene il consenso a dispetto delle abitudini di vita serena di molti popoli. I film di Balaguerò infatti, saturi di una maniera che non disdegna l'effetto disturbante ma intriganti per l'abilità di comunicare un discorso allusivo e a tratti condivisibile, ci parlano di come sia facile cedere alla tentazione di adagiarci sui sentimenti meno nobili quando a parlarci sono le allettanti promesse di una società che non ci vuole. Il tema del complotto, agigato da una "setta" esoterica sempre attenta ai nostri comportamenti, non fa che confermare questa iper-presenza di una società manipolatrice nelle nostre vite. E Darkness si conclude con un finale a sorpresa. I personaggi si sdoppiano: la madre parla con i falsi figli mentre i veri figli fuggono con un falso amico. Persi nel labirinto degli specchi non ci rimane che chiudere gli occhi e affrontare quella paura del buio che per Balaguerò ha un valore iniziatico e di crescita.

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Titolo originale: Darkness
Regia: Jaume Balaguerò
Sceneggiatura: Jaume Balaguerò, Fernando de Felipe
Fotografia: Xavi Giménez
Montaggio: Luis De La Madrid
Musica: Carles Cases
Scenografia: Llorenç Miquel
Costumi: Eva Arretxe
Interpreti: Anna Paquin (Regina), Lena Olin (Mary), Iain Glen (Mark), Giancarlo Giannibi (Albert Rua), Fele Martinez (Carlos), Stephan Enquist (Paul), Fermin Reixach (Villalobos), Craig Stevenson (elettricista)
Produzione: Julio Fernandez per Dimension Film/Fantastic Factory/Via Digital
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 102'
Origine: Spagna/Usa, 2002


 

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