Dear Comrades!, di Andrei Konchalovsky

Fedele ricostruzione di un fatto realmente accaduto tra il 1° e il 2 giugno 1962, un tipo di cinema che oggi appare vecchio ma in cui il regista appare più ispirato rispetto agli ultimi film. Concorso

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Dear Comrades! si basa su una storia rimasta insabbiata fino al 1992 quando è stata avviata un’inchiesta. A Novocherkassk, tra il 1° e il 2 giugno 1962 uno sciopero di lavoratori in una fabbrica di locomotive è finito in un bagno di sangue. Il governo ha dato l’ordine di sparare sui manifestanti. I morti sono stati seppelliti in modo sommario. Numerosi anche i feriti e i dispersi. Al centro degli eventi in quelle due giornate di fuoco c’è Lyudmila (interpretata da Julia Vysotskaya, moglie del regista), caposettore del comitato locale del Partito che rimpiange Stalin e ha un incrollabile fiducia negli ideali comunisti. Durante quei drammatici giorni però cambia tutto. La figlia della donna scompare e lei si mette affannosamente alla sua ricerca.

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Con Dear Comrades! Koncalovsky ha voluto fare un film sulla generazione dei suoi genitori, sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale che aveva la certezza che si potesse morire “per la Patria e per Stalin”. Inoltre all’epoca il cineasta aveva realizzato proprio un anno prima il suo primo lavoro, Il rullo compressore e il violino. Sicuramente però il tempo fa vedere i fatti, e anche la figura di Stalin in modo diverso rispetto all’anno in cui è ambientato il film.

Konchalovsky mostra il suo film come un materiale ritrovato. La scelta del bianco e nero della fotografia di Andrey Naidenov è da questo punto di vista indicativo. Inoltre è determinante la presenza di fotografie come quella dei dissidenti o dell’assalto al treno per consolidare il realismo in cui una pagina di Storia si incrocia anche con un dramma privato. Ci sono anche tutti i precisi dettagli economici all’inizio del film della Russia d’inizio anni ’60 sotto Nikita Krusciov con i prezzi aumentati dei beni di prima necessità e l’ammasso di persone che cercano di fare la spesa. Poi, dal momento della tragedia, Konchalovsky punta il dito contro le autorità che stavano cercando di insabbiare quello che stava avvenendo. Dopo la vicenda del proiezionista privato di Stalin in Il proiezionista (1990) il cineasta da forma a un’altra pagina di storia inun film dall’impeccabile accuratezza formale che però appare vecchio. La necessità illustrativa prevale sull’indignazione, anche nel modo di filmare i cadaveri. Dear Comrades!, quando si allontana dall’impianto realistico, si perde dalle parti di un confuso thriller politico. Decisamente migliore tutta la parte in cui la protagonista va alla ricerca della figlia. Il dolore e la speranza incarnati da Julia Vysotskaya (che ha girato il primo film con Konchalovsky con La casa dei matti) permettono a Konchalovsky una maggiore adesione emotiva. Dopo le ultime due battute a vuoto con Paradise e Il peccato. Il furore di Michelangelo, Dear Comrades! è decisamente più ispirato. Con i suoi limiti, è comunque un film ‘alla Konchalovsky’.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (4 voti)
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