"Death of a President – Morte di un Presidente", di Gabriel Range

La finalità del film di Range non è quella di fomentare fumi ideologici, né di ricercare il thrilling, ma piuttosto quella di sollevare l'attenzione sui rischi di un possibile inasprimento del già discusso “Patriot Act”. Comunque un abile falso che, con l'aiuto della computer grafica, conferma il pericoloso strapotere dei media basati sull'immagine

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Per alcuni commentatori, costruire un documentario che rappresenta la morte di una persona vivente è una scelta di pessimo gusto. Per altri, essa è una vera e propria istigazione a ricercare la soluzione finale, un invito tanto più grave quanto più il dissenso nei confronti del presidente dei 3211 militari USA morti in Iraq (dato aggiornato al 17 marzo) cresce dentro e fuori del suo paese. Per altri ancora, la sequenza in cui George Walker Bush cade sotto i colpi di un attentatore riveste una dimensione onirica quasi catartica. Eppure, se ci si limita a tale tema, la visione di questo abile falso cinematografico – che arriva addirittura a mostrare il funerale dell'uomo più potente del mondo – lascia abbastanza tiepidi: specialmente se si ha l'accortezza di non farsi prendere dai fumi ideologici. Diverso è il discorso se si concentra l'attenzione sull'argomento secondario, che è ancora una volta il dilagante ruolo dell'immagine nel campo dell'informazione.
Il film assembla stralci di discorsi di Bush, apparizioni in pubblico ed uscite ufficiali, insieme a scene di pura finzione. L'obiettivo apparente è quello di documentare una giornata campale – quella del 19 ottobre 2007 – in cui il presidente degli Stati Uniti d'America rimane vittima di un attentatore, e raccontare poi gli avvenimenti che le succedono. La tecnica di Gabriel Range – che già nel 2003, con The day Britain stopped, si era cimentato con la "ricostruzione a priori" di un evento – è quella tipica dei documentari Discovery: nello stile visivo, nell'alternanza immagini di repertorio/interviste, nell'utilizzo di sottolineature musicali; al raggiungimento di una perfetta continuità narrativa ha contribuito poi la computer grafica. Ma già dal titolo risulta evidente che la vera finalità del film non è quella del thrilling, della ricerca della massima tensione emotiva. Difatti il sottotesto del lavoro di Range guarda altrove: alla necessità di sollevare l'attenzione sui rischi di un possibile inasprimento del già discusso Patriot Act, ovvero di quella legge federale che, in conseguenza dei fatti dell'11 settembre 2001, ha ridotto enormemente le libertà individuali dei cittadini statunitensi.
Senza eccedere né con l'agiografia di Bush né con lo sfruttamento di quegli istrionismi che ne hanno determinato un'immagine di stoltezza, Range concentra l'attenzione sul dopo-attentato, sulla caccia all'assassino, stimolando certamente nello spettatore statunitense – che non voglia recalcitrare di fronte al problema – il dubbio che la "guerra al terrorismo" si sia già trasformata in una guerra al diverso e alle libertà fondamentali dell'essere umano. In questo, il regista esce sicuramente assolto dalle accuse di essere un fomentatore. Per un europeo, invece, o per un qualsiasi altro cittadino del mondo, il gioco di Range è servito al massimo per avere la conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che nella civiltà dell'immagine il potere dei media basati sulla visione è, irrimediabilmente ormai, un pericoloso strapotere.

Titolo originale: Death of a President
Regia: Gabriel Range
Interpreti: Becky Ann Baker, Brian Boland, Hend Ayoub, Neko Parham, Robert Mangiardi, Jay Patterson
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 92'
Origine: USA, 2006

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