Death of a Unicorn, di Alex Scharfman
Non riesce a bilanciare fantasy, comedy ed horror, pur con un’estetica interessante ed un messaggio politico chiaro. Penalizzato da un sensazionalismo di cui non aveva bisogno

Alex Scharfman dopo le esperienze come produttore, soprattutto di titoli horror come Resurrection o il più recente House of Spoils (una sorta di The Menu ambientato in un’antica dimora di campagna) per il proprio esordio dietro la macchina da presa decide di traslare un’immagine innocente, quella dell’unicorno, in una dimensione insolita. Dal piccolo pony delle fiabe, simbolo riconoscibile di colore e fantasia, emergono aspetti inquietanti, una ferocia ed una sete di vendetta, tematiche distanti anni luci dal modello rosa di perfetta armonia. Ma cosa riesce a trasformare un essere mite e tranquillo in uno strumento di morte? Cosa provoca la sua rabbia, da dove proviene la minaccia per la sua esistenza? Naturalmente dall’uomo.
L’adolescente Ridley (Jenna Ortega) ed il padre Elliott (Paul Rudd), mentre si recano nella magione di un magnate del settore farmaceutico sperduta in un isolato posto di montagna, investono un cucciolo di unicorno. L’evento avrà delle serie e terribili conseguenze, soprattutto dopo la sciagurata decisione di rimuovere il corpo e portarlo dentro la villa con loro. Il motivo della visita di Elliott è di fornire assistenza legale alla famiglia Leopold, padre madre e figlio, per la dipartita imminente del capofamiglia Odell malato di un tumore incurabile. Dopo un incidente, la compagnia scopre che dalla carcassa, dal sangue e dal corno dell’animale derivano incredibili capacità guaritrici e rigenerative, qualità che, da un’iniziale speranza per il malato terminale, diventano una miniera d’oro da saccheggiare a scopo di lucro. Ridley prova, invano, a mettere tutti in guardia dai pericoli.
Dopo la serie Mercoledì di Tim Burton, nei quali ha partecipato come protagonista, ed il misterioso, affascinante ed anacronistico Miller’s Girl di Jade Bartlett nei panni di una fantasmatica studentessa con un’incredibile talento nella scrittura, al ruolo di Jenna Ortega tocca stavolta il ruolo dell’eroina che lotta contro il male e l’avidità. Rappresenta l’alternativa sana alla gente senza scrupoli, ed i suoi occhi eternamente innocenti le permettono di vedere la magia e la purezza da non toccare lì dove gli altri vedono il guadagno.
Dal cast attoriale al film arriva il supporto migliore, oltre a quelli citati ci sono Will Poulter, Téa Leoni ed altri buoni interpreti minori, mentre dai dialoghi l’apporto alla commedia diventa abbastanza scialbo quando si abbandona agli eccessi. Se la parte comica e narrativa è un esito rimandabile alla sceneggiatura, il lato fantasy horror è soprattutto questione di grafica ed effetti speciali associati alla creazione degli unicorni in modalità live action, ed anche qui la riuscita presenta meriti e difetti. L’estetica è interessante, pur se fedele all’idea originale dei bestari mitologici d’epoca, e funziona meno quando cavalca la tensione, senza poter rinunciare ad un uso abbondante dello jumpscare ed ad un concetto di paura sensazionalistico. Death of unicorn ha il merito politico di toccare tasti sensibili del contemporaneo nel raccontare attraverso la malattia l’iniquità e le diseguaglianze, i due poli di una società che pone una minoranza elitaria arrogante ed avara in paradiso e lascia all’inferno la moltitudine costretta a lottare per vedere riconosciuti i propri diritti. Tuttavia il risultato complessivo del messaggio, chiaro ed esplicito, è meno dirompente del previsto.
Titolo originale: id.
Regia: Alex Scharfman
Interpreti: Jenna Ortega, Paul Rudd, Will Poulter, Téa Leoni, Richard E. Grant, Jessica Hynes, Sunita Mani, Anthony Carrigan, Steve Park
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 107′
Origine: USA, 2025