Deepa Mehta e i suoi 'figli della mezzanotte'

deepa mehta e salman rushdie

La regista indiana candidata all'Oscar nel 2007 per Water, è a Roma assieme al marito produttore David Hamilton per presentare il suo 'kolossal' I figli della mezzanotte, dal romanzo di Salman Rushdie del 1981 che ha scritto anche la sceneggiatura. Il film, costato circa 10, 7 milioni di dollari, uscirà nelle sale italiane il 28 marzo in 50 copie.

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deepa mehta e salman rushdieDeepa Mehta, la regista indiana candidata all'Oscar nel 2007 per Water, è a Roma assieme al marito produttore David Hamilton per presentare il suo 'kolossal' I figli della mezzanotte, dal romanzo di Salman Rushdie del 1981 che ha scritto anche la sceneggiatura. Il film, costato circa 10, 7 milioni di dollari, uscirà nelle sale italiane il prossimo 28 marzo in 50 copie.

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Cosa l'ha spinta a portare sullo schermo il romanzo di Salman Rushdie?

Deepa Mehta: Salman lo conosco da 7/8 anni, siamo amici e abbiamo parlato del progetto di fare un film insieme. Una sera è venuto a cena  e mi ha chiesto: “Quale libro che ho scritto vorresti trasformare in un film?". Ed io gli ho risposto: “I figli della mezzanotte ma chi è che detiene i diritti?". E lui mi ha detto: “Io”. Allora gli ho domandato: “Che ne pensi se io facessi il film su questo libro?”. E lui, subito: “Vai pure”.


David Hamilton: “Non ero a cena quella sera. Quando sono tornato Deepa mi ha detto: “Faremo I figli della mezzanotte”. Poi abbiamo tirato fuori una sceneggiatura fedele alla storia  ma con un impianto drammaturgico proprio del cinema.

 

 

Il vostro rapporto durante la preparazione del film come è stato?

Deepa Mehta: Andiamo ancora a cena insieme, quindi è buon segno. E’ capitato che siamo stati in disaccordo ma siamo riusciti a parlare senza litigare perché le cose ce le dicevamo in maniera diretta e onesta. Lui inizialmente non ne voleva sapere di scrivere la sceneggiatura. Per me invece era estremamente importante che fosse coinvolto. Alla fine ha accettato ed è stata l’idea giusta.

 

Tra l'altro, Rushdie ha ripreso in mano un progetto scritto oltre 30 anni prima

Deepa Mehta: Assolutamente, ed è per questo che volevo la sceneggiatura doveva essere scritta da lui. Dopo 30 anni provava per il libro lo stesso tipo di affetto ma nel frattempo è diventato una persona diversa.

 

 

Come vi siete divisi il lavoro?

Deepa Mehta: Abbiamo lavorato separatamente, lui a New York e io a Toronto buttando giù la scaletta della storia. Dopo 2 settimane ci siamo scambiati i nostri fogli di carta e abbiamo scoperto di avere la stessa visione. Salman poi non era presente alle riprese e ho dovuto aggiungere delle scene che non c’erano nel libro. Nel romanzo, per esempio, Shiva e Saleem non s’incontrano mai.

 

 

Cosa ne pensa del caso dei due marò italiani?

Deepa Mehta: Ho delle difficoltà a giudicare I politici di qualunque paese spesso non rappresentano il popolo di cui fanno parte. Il caso dei due marò è una specie di film. Tornano in Italia per Natale, poi in India, proprio come una sceneggiatura scritta dal governo italiano e indiano e a noi cittadini è come se ci mancasse qualche informazione.

 

 

Lo dirigerebbe un film cosi?

Deepa Mehta: Si, sarebbe interessante da fare

 

 

Come ha affrontato il tema della magia e dei poteri dei giovani protagonisti?

Deepa Mehta: Non è una storia vera. Ho chiesto a Rushdie che cosa aveva in mente quando ha scritto il romanzo. E lui mi ha risposto che i poteri dei ragazzi erano la metafora delle potenzialità e la speranza dell’India. Non volevo che il mio film fosse una specie di X-Men o Harry Potter. Volevo una magia basata sul realismo tipo Ugetsu monogatari (I racconti della luna pallida d'agosto) di Kenji Mizoguchi che è un bellissimo film.


 

una scena di I figli della mezzanotteI suoi film a volte hanno dei problemi in India

Deepa Mehta: Ho avuto delle difficoltà con Water che è stato fermato dal governo. Poi sono passati 5 anni e non abbiamo più avuto problemi. Da alcune persone continuo ad essere considerata una persona controversa. Però comunque Water è uscito in sala, è andato molto bene al botteghino ed è stato anche accolto positivamente dalla critica. Salman ha avuto i suoi problemi, io i miei ma poi non dovevamo farci bloccare dalla paura perché questa uccide la creatività. Per I figli della mezzanotte lui non aveva avuto alcun ostacolo. Certo, se dovevamo portare sullo schermo I versetti satanici era un'altra cosa. La censura non ha voluto tagliare niente del film, neanche il personaggio di Indira Gandhi.

 

 

Ha diretto film di diverso genere, da quelli sugli elementi (Fire, Earth e Water) a I figli della mezzanotte

Deepa Mehta: Ogni film ha le sue sfide. A volte quello più piccolo può risultare anche più difficile di quello più epico. Fire, Earth e Water  sono state sfide diverse e dopo ognuno di questi mi sono preparata per quello successivo. Per I figli della mezzanotte quello che mi interessava è la storia di base di questo ragazzo che cerca di trovare una sua identità. “Laddove sei particolare è lì che diventi universale” diceva Bunuel che è uno dei miei registi preferiti.

 

 

In che lingua è stato girato?

Deepa Mehta: L'80% del film è in inglese. Ci sono poi delle parti in kashmiri, bengalese, urdu e pakistano. Nel complesso ci sono comunque 7 lingue

 

 

In quante sale è uscito in India?

Deepa Mehta: 150. Considerato che non stiamo parlando di Bollywood ma un film d’essai non è male come risultato.

 

 

E' consapevole del fatto che oggi il cinema indiano è conosciuto a livello internazionale soprattutto grazie alle registe donne?

Deepa Mehta: Sono d’accordo e penso che la cosa sia fantastica

 

 



Ci potrebbe essere un ipotetico sequel?

Deepa Mehta: Se c’è una persona che può rispondere a questa domanda, è Salman. In India le disparità sono enormi: Il Paese ha il tasso di crescita più consistente nel mondo ma anche enormi differenze ma 'chi ha' e 'chi non ha'. Ecco, in un ipotetico sequel si potrebbe raccontare questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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