Deepseek-R1 – Chi ha paura dell’AI cinese?

Deepseek, il nuovo modello di AI lanciato da una start-up cinese, scuote le borse d’affari del mondo e fa tracollare le grandi compagnie come NVIDIA, Oracle, Microsoft, Alphabet.

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L’AI è la nuova tecnologia in espansione: tutti ne parlano, tutti esprimono la loro opinione e tutti pensano che sia il futuro. Le principali aziende del settore come Microsoft, Meta, OpenAI e Claude Sonnet hanno creato le loro versioni, che si perfezionano anche attraverso l’apprendimento. Ma c’è un nuovo concorrente che sta entrando e scuotendo il mercato finanziario: Deepseek-R1. Da cosa differisce questo chatbot cinese d’intelligenza artificiale dagli altri? Migliori prestazioni a un minore costo (6 milioni di dollari contro i 100 milioni di dollari di ChatGPT-4) e un utilizzo minore di chip (2.000 contro 16.000). La sua entrata in borsa ha scosso i mercati e ha fatto scendere le quotazioni di NVIDIA (meno 17,5%), Oracle, Microsoft e Alphabet. Ma Deepseek non è solo economica e più performante: è anche gratuita e open source.

Cosa fa Deepseek

L’app ha subito degli attacchi hacker e il server non ha retto le innumerevoli iscrizioni, ma adesso funziona. Può fare tutto quello che fanno i chatbot di AI: può creare testi, scrivere codice, fare debug e spiegare concetti di programmazione, analizzare dataset, fornire insights, riassumere articoli, rispondere a domande specifiche e persino creare giochi da zero. L’unica cosa che non può fare, è parlare di Piazza Tienanmen, della rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong o di argomenti spinosi per il regime, se vi trovate in Cina. Tuttavia, questo tipo di censura può essere bypassata, se si usano degli alfabeti speciali o se DeepSeeek viene scaricato localmente, perché viene usato disconnesso dai servizi cloud. La start-up cinese non si ferma qui e propone anche il suo generatore di immagini, Janus Pro, con gli stessi pregi di Deepseek: una dotazione hardware inferiore a quella dei colossi occidentali, da OpenAI a Google e Microsoft.

Le implicazioni geopolitiche

L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia, ma sta prendendo la vera e propria forma di quello che ha rappresentato la corsa allo spazio nella Guerra Fredda tra la Russia e gli Stati Uniti. Se la Cina si aggiudicherà il primato sull’intelligenza artificiale, avrà un vantaggio posizionale e strategico nei mercati. A questo punto ritorna la questione dei chip: Joe Biden, prima di lasciare la Casa Bianca a Donald Trump, aveva deciso di ridurre la vendita di microchip alla Cina. Così facendo, si pensava che il Paese non avrebbe potuto sviluppare una tecnologia competitiva. E invece la Cina ha trovato una soluzione per arginare il problema.

Con l’arrivo al potere di Trump e del suo capo dipartimento per l’efficienza del governo, Elon Musk, si aggiunge un nuovo tassello: il progetto Stargate, per rafforzare l’infrastruttura dell’AI negli USA. Questo progetto costerà 500 miliardi di dollari, di cui 100 miliardi già investiti.

La questione dell’open source

Questo modello apre anche la questione del sistema open source: è sempre democratico, anche quando a promuoverlo è una dittatura come la Cina? “È un cambiamento di paradigma verso la democratizzazione”, afferma Ali Ghodsi, CEO di Databricks, un’azienda specializzata nella costruzione e nell’hosting di modelli AI personalizzati. Per natura l’open source è accessibile a tutti e promuove collaborazioni, anche dal basso. Deepseek potrebbe rappresentare una sfida per i modelli chiusi, risultato della ricerca di aziende private.


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