"Delitto sul Po"di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

Sospinto nel flusso dell’acqua da cui è nutrito, questo pseudo-noir giudiziario va alla deriva nella genialità di uno sguardo che ogni volta s’inventa una logica tutta nuova

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Inclassificabile per eccellenza, come ben sa chi conosce i suoi formidabili cortometraggi ma anche “Escoriandoli”, il film con quale esordì nel “lungo” alcuni anni fa. Antonio Rezza abita comodamente quell’Assurdo che divarica esteticamente ogni volta che concepisce un’immagine, e lo fa per pura pazzia espressiva, per sragione filosofica che si concede al rigore di una forma.
“Delitto sul Po” ne è la testimonianza colta in flagrante, molto più di quanto lo fosse il troppo estatico, forse rigido “Escoriandoli”. Sospinto nel flusso dell’acqua da cui è nutrito, questo pseudo-noir giudiziario va alla deriva nella genialità di uno sguardo che ogni volta s’inventa una logica tutta nuova, scartando le prospettive, forzando i set, arredando i corpi, ribaltando i personaggi. Se necessitasse di una storia, “Delitto sul Po” racconterebbe quella di un commissario ebbro del proprio potere che indaga sull’uccisione di un suo agente per mano di tre malviventi, dai quali era braccato sulle rive del Po. Ma per Rezza il cosiddetto “plot” non è che una traccia, sicché la prospettiva offerta da questo spunto narrativo diviene l’architettura stessa del film: il cadavere belante dell’assassinato staziona – plasticamente/ironicamente cristologico – di set in set, galleggiando agli angoli di ogni inquadratura, mentre le accensioni surreali di Rezza si applicano sulle metamorfosi del suo personaggio (il commissario) e sulle variazioni dei tre malviventi, catturati, imprigionati, torturati… Infine liberati da una strepitosa “Madonna Francese” (l’invenzione più geniale e irresistibile del film!).
Più che mai, del resto, in questo nuovo lavoro di Rezza il processo narrativo e quello figurativo non conoscono soluzione di continuità, nel senso che l’uno proviene dall’altro e nell’altro abita: le torsioni di ogni inquadratura forzano il senso del racconto così come le versioni della narrazione vincolano le forme del mostrato e del mostrare.
Per la sua limpidezza e l’assurda purezza di cui è contaminato, “Delitto sul Po” resta negli occhi con una forza lustrale che Rezza non raggiungeva forse dai tempi del suo capolavoro, il cortometraggio “Suppietij”: rigore assoluto, ribaltato in derisione perpetua da una logica del dire che sradica ogni certezza in un delirio recriminatorio al quale è meglio non metter mano… Tutto sommato gli “argomenti” sono scottanti: potere e poteri, giustizia e vittime, fiducia e fede…: si è grati a Rezza per aver dismesso l’estasi predicatoria in cui è incorso a una certo punto della sua carriera. Questo visionario sanamente pazzo, non necessita di barriere né freni: il suo cinema (di cui, non va dimenticato, è autrice primaria anche Flavia Mastrella!!!) è consaguineo con quello di Straub-Huillet – stessa tensione filosofica, medesimo inconciliabile estremismo estetico, uguale tensione panica verso la vita dei set che abita… Sta solo dalla parte opposta.
DELITTO SUL PO
Regia: Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Soggetto: Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Fotografia: Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Montaggio: Antonio Rezza e Flavia Mastrella (assistente: Eugenio Smith)
Interpreti: Antonio Rezza, Paolo Mosca, Lavinia Novara, Armando Novara, Elisabetta Sgarbi, Federico carra, Domenico Vitucci, Maurizio Catania, Flavia Mastrella, Alessandra Carli, Fabian Rizzo, Gamey Guilavogui, Anna Maria Lorusso, Maria Rita Rezza
Produzione: Gianluca Arcopinto
Distribuzione: Pablo
Durata: 75’
Origine: Italia, 2001

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